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Genitori gay? Figlio criminale

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Una mamma e un papà, due papà, due mamme: l’è istess. Pare di no: quantomeno per il figlio. Un recente studio americano dell’Università di Austin dimostrerebbe empiricamente che i figli di coppie gay delinquono di più dei corrispondenti da ‘famiglia classica’.

Si diceva: Austin, Texas; l’istituzione occupa nella classifica Times delle università mondiali la venticinquesima posizione, ed il direttore della ricerca è il professor Mark Regnerus, che addirittura in tempi non sospetti prima della ricerca si era espresso con un “gay e lesbiche non penso assolutamente siano cattivi genitori” che fuga rimanenti dubbi su un pre-orientamento del team di ricerca. Dopo l’insurrezione del mondo LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, trans) pare che Mark sia pure stato sottoposto a verifica per ‘scientific misconduct’, risultando invece scientificamente attendibile.

Chi volesse leggere l’intera ricerca (prolissa e anglofona) può trovarla qui: www.sciencedirect.com. ma vediamo in breve i dati che ne emergono: tabellati e tradotti per comodità dei lettori del TALEBANO. (purtroppo WordPress ha un difetto di visualizzazione, cliccate sull’immagine appena qui sotto per vedere la tabella)

Anonimo

(analisi di 15.000 casi, intervista personale a 2.988 soggetti; la seconda parte di tabella è in base a “punteggi medi su scale continue di risultati”)

Chiare le conclusioni della ricerca, pubblicata Social Science Research Journal e che si inserisce in un quadro di studi con risultati simili che parte dal 2001: “Quel che è certo, infatti, è solo che i bambini sono molto più inclini a crescere bene quando vivono con i loro genitori naturali”, mettendo in crisi il cosiddetto “paradigma della ‘non differenza’, che suggerisce che figli di genitori dello stesso sesso non mostrano scarti sostanziali se comparati a figli di altre forme famigliari”.

Si evidenzia anche qui la tendenza della nostra società moderna (nel senso cronologico ahimè, non del ‘più sviluppato’) al ricondurre ogni peculiarità ad uguaglianza. L’uomo è come la donna. Lo straniero è come l’italiano. Dobbiamo fare della minoranza a tutti i costi una specie protetta, confidando nell’incapacità della stessa a provvedere per sé. Ma perché dobbiamo essere tutti uguali quando siamo diversi? Non possiamo nel rispetto degli altri voler rimanere unici? Pare evidente dire che le coppie gay non crescono bene (in media) come quelle etero i propri figli: che atteggiamento malfondatamente buonista voler parificare le due situazioni.

Andrea Carbone

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