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SI al finanziamento pubblico ai partiti

Politician Payoff

Ora che i bollori elettorali si sono spenti, possiamo tornare a parlare di politica. Controcorrente come al solito, vi diciamo perché sia giusto finanziare pubblicamente i partiti, e come si deve farlo per evitare degenerazioni. Iniziamo dal primo punto: perché dare i nostri soldi a questi ladri.

Negli Stati Uniti, come noto, ogni partito si finanzia attraverso una propria raccolta fondi; citiamo in proposito il sottotitolo di un articolo del TIME di agosto 2012 sulla campagna elettorale americana: “Forget people power. Billionaires are fueling the money race to the White House” (dimenticate il ‘potere al popolo’. I milionari stanno spingendo sulla corsa al denaro per la Casa Bianca).

Leggendo emerge chiaramente che le grosse donazioni sono quelle che fanno la differenza (“le piccole cifre donate online che hanno caratterizzato la scorsa campagna non possono battere le grosse donazioni che stanno dominando questa”): ma la cosa di gran lunga più preoccupante è un’altra..e cioè che di tutto questo denaro si ignori la provenienza. Le uniche somme tracciabili sono quelli dei piccoli donatori, versate nominalmente da internet o col cellulare, mentre rimangono completamente ignoti, per citare uno dei tanti casi, gli ex-proprietari dei 20 milioni di dollari raccolti in un mese per Romney (ma non pensate, il discorso stavolta è assolutamente equivalente per Obama).

Chiediamoci come mai l’attuale Presidente abbia agito così timidamente sul prezzo, che pure negli USA va crescendo, del petrolio, oppure perchè non abbia introdotto una seria (sottolineiamo seria) responsabilità per i crimini finanziari. Mentre, sicuramente una fortuita combinazione, ha fatto una (seppur timida) riforma sul sistema sanitario e un (timidissimo) provvedimento sul possesso delle armi (notare che le lobby delle armi sono storicamente ritenute vicine ai Repubblicani, così come le maggiori imprese assicurative). L’esempio americano ci chiarisce come mai il finanziamento pubblico tutela la libertà dei nostri parlamentari: limita (impedire è impossibile) l’intervento almeno economico di ‘gruppi d’influenza’.

Ciò su cui dobbiamo riflettere è il quantum della elargizione: le modalità, i controlli, i vincoli di destinazione. Ma sul “se” dobbiamo renderci conto che solo lo Stato, ente sintetico degli italiani, può arginare gli interessi di qualche lobby, ente sintetico di qualche italiano. Liberiamoci del qualunquismo del ‘questi coi nostri soldi..’. Riflettiamo.

Andrea Carbone

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