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Repubblica e gli intellettuali di corte

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Ci mancava l’appello di Repubblica e degli intellettuali. Alcuni non si sono proprio accorti che tutto sta cambiando, che le vecchie metodologia non servono a nulla e soprattutto, in questa fase, gli accordi saranno impossibili. Il mondo del movimento 5 stelle, guidato dal duo Grillo-Casaleggio, non ha nessun interesse nel sostenere Bersani e il PD. Credere che, per sedersi ad un tavolo, bastino 8 punti o – ancora peggio – la spartizione delle presidenze di Camera e Senato, è decisamente da stolti. Non si farà nessun governo, il vantaggio di tutte le forze politiche è tornare al voto. Il PD con Renzi, il PdL per tentare il sorpasso e Grillo per cercare di avere la maggioranza da solo. Solo da Bersani le elezioni non sono ben volute: lui ha perso tutto con questa tornata elettorale, non sarà primo ministro e non resterà a guidare il partito. Ha perso. E lo ha fatto con la vittoria in tasca.

L’Italia sta cambiando, vi è una rivoluzione in atto. Grillo e il suo movimento stanno scardinando l’immobilismo politico di Roma e al Nord si va verso la macroregione. E’ il nuovo che avanza e gli unici a restarne fuori sono i passatisti del Partito democratico non in grado nel comprendere la realtà, ancorati ad un antifascismo sterile ed inutile con una visione miope sul futuro della nazione Italia. Il PdL è ancorato al cambiamento grazie all’alleanza con la Lega Nord, movimento in difficoltà sotto il profilo elettorale, ma vicino alla realizzazione del progetto di una macroregione con cui poi dettare “legge” a Roma.

La crisi economica è aggravata da quella politica. Ma anche da economisti incapaci di guardare oltre al proprio paradigma basato sulla crescita, non rendendosi conto che la crisi è nata nei paesi più industrializzati, è opera stessa del sistema economico. Come è possibile che si continui a parlare di crescita, di Pil, quando il nostro sistema economico si basa sullo spreco di materie prime come cibo ed energia? Il paradigma su cui si basa il concetto di crescita è completamente errato. La qualità della vita non si calcola con la crescita della produttività, del consumo e dell’inutile. Anzi, la produzione e il consumo di moltissime merci peggiorano la qualità della nostra vita.

La rincorsa forzata ed ideologica verso un progresso tecnologico ha prodotto uno scollamento nel rapporto tra l’uomo e la sua specie, si è privilegiato l’inutile all’utile, la forma alla sostanza. La società occidentale si è allontanata sempre di più dalla vita “vera”, dal rapporto comunitario, dalle relazioni umane, dall’economia del dono e della reciprocità. Sempre più aziende chiudono e delocalizzano la loro produzione, spostano le fabbriche in paesi in cui la mano d’opera costa meno. Allora perché i cittadini, che perdono lavoro ogni qualvolta una società si sposta, non si organizzano per comprare solo prodotti “costruiti” in Italia? Un consumismo sostenibile in relazione ad una produzione autarchica.

La rivoluzione è in atto, inconsciamente stiamo costruendo una nuova società, una coscienza nuova e di massa si sta sviluppando senza consapevolezza. Sempre più persone stanno realizzando un fatto straordinario: quando si aveva meno ma si era solidali e vi era una rapporto solidaristico e comunitario si viveva meglio. Il movimento 5 Stelle sta collaborando attivamente a questo cambiamento: sono certamente ragazzi molto ingenui, anche un po’ superficiali ma certamente stanno compiendo una rivoluzione. La Lega Nord, dopo i diversi fallimenti, ha oggi la possibilità di essere realmente motore del cambiamento. La macroregione può e deve essere la via per un ritorno ad una società comunitaria, un sistema in cui il locale torni ad essere al centro dell’economia della città, della provincia e della regione. Il ritorno ad una società in cui l’uomo e non l’economia sia il centro dell’azione politica, è la sola strada percorribile per chi vuole un futuro.

Fabrizio Fratus

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