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La vittoria di Maroni e la questione Milano

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La Lombardia si è regalata, con la vittoria di Maroni, una grandissima opportunità di cambiamento. Questo risultato, unito a quelli clamorosi delle elezioni nazionali, ha innanzitutto posto un freno al processo di sottomissione del paese alla Merkel e al mondo che dietro di lei si nasconde. L’auspicata realizzazione della Macroregione del Nord – inoltre – porterà ad un cambiamento radicale nelle dinamiche politiche tra i diversi livelli di governo. Ma dei benefici connessi alla vittoria di Maroni abbiamo già avuto modo di parlare.

Il dato elettorale è che la fiducia accordata dai lombardi al progetto Lega Nord, con un risultato nella sfida con Ambrosoli oltre le aspettative sondaggistiche. Se è vero che la Lega come partito ha ridotto le sue percentuali, è altrettanto vero che si tratta di un fenomeno subito da praticamente tutti i partiti a causa principalmente dell’effetto Grillo. Da non dimenticare poi il successo della lista civica per Maroni, la quale ha inevitabilmente spostato alcuni voti dal simbolo storico del carroccio a quello nuovo con il nome del candidato governatore.

Nonostante la vittoria, la Lega è però costretta ad un’inevitabile riflessione: quella riguardante Milano. Il risultato nella capitale del Nord non è stato buono: le difficoltà del movimento in questa città sono note, ma vi sono dei dati sui quali bisogna soffermarsi maggiormente. Innanzitutto il fatto che nella stessa Milano la lista Maroni abbia ottenuto un ottimo risultato (il 10% contro il 6% della Lega) denota come i margini di crescita circa la condivisione delle idee del movimento siano ampi, ma vi sia un problema di comunicazione. Milano, come abbiamo ricordato più volte, ha l’animo fashion e radical chic; premia molto l’immagine, lo stile, l’apparenza, il marketing, i contenuti e la cultura. Mentre la Lega è vista dai milanesi come movimento grezzo e montanaro, di ignoranti.

Il secondo dato sul quale lavorare è il fatto che il movimento non sia riuscito a far eleggere nessun candidato che rappresentasse la città di Milano. L’auspicio è che la Lega rimedi inserendo in giunta qualcuno di essi (vedasi l’attuale assessore provinciale Bolognini, uno dei più validi ma penalizzato dalla situazione appena descritta): è infatti assolutamente necessario che in Regione vi sia qualcuno che rappresenti le istanze milanesi con la bandiera della Lega, per non lasciare la capitale economica preda degli altri partiti.

Milano è la nostra capitale. Il grande progetto della macroregione del nord non può prescindere da essa, dato il suo ruolo strategico. Senza un rafforzamento dentro la metropoli, non vi sarà mai una conquista completa del Nord. Ciò impone un grande cambiamento nel tipo di azione svolto in città, che parta da una politica più culturale (una città “fighetta” si attende contenuti più elaborati) unita ad un’immagine e ad uno stile che meglio si sposino con questo particolare contesto.

Dopo i festeggiamenti per l’impresa lombarda, da oggi si parta dall’esempio di Maroni per giungere all’ultimo e grande traguardo: Milano.

Vincenzo Sofo

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