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Albertini il Capobastone

alberto sordi il mafioso

C’è un tizio che si aggira per le elezioni. E’ un tizio strano, sinistro, ambiguo. Di quelli che vanno in giro con la coppola e il marranzano (più famoso come “scacciapensieri”), passeggiando a testa alta e petto in fuori per le vie principali del paese, al solo fine di ricevere le ossequie e i rispetti della popolazione. Di quelli che la domenica mattina, dopo la santa messa, tutti vanno a casa sua – che per definizione è una villa che si trova nel centro del paese, alla fine di una strada in salita – a omaggiare e chiedere favori, mentre lui distribuisce pane e viveri in generale.

«Io faccio un avvertimento a Formigoni: non mi inquieti troppo. Perchè posso fare delle dichiarazioni che lo metterebbero a terra. E lui sa di cosa sto parlando»

“Minchia!”, agigungiamo noi.

Questa citazione parrebbe presa da qualche intercettazione, magari relativa all’operazione “Infinito” che portò all’arresto di oltre 100 ndranghetisti in Lombardia (che ora stanno per essere tutti scarcerati, perchè il giudice ha fatto un errore di stampa… ma questa è un’altra storia). O magari relativa all’affaire Zambetti, quello del mafioso che, per minacciare l’ex assessore, si interessava circa lo stato di avanzamento del diabete di quest’ultimo.

Nulla di tutto ciò. La dichiarazione appartiene al tizio descritto all’inizio, che – peraltro – è eurodeputato. E non solo: è anche candidato governatore in Lombardia. E non solo: è anche candidato capolista al Senato. E, la cosa più bella, è che questi ruoli li ricopre con liste che sono in lotta tra loro. Ma d’altronde si sa, i tizi che abbiamo descritto all’inizio non badano a queste sottigliezze: loro sostengono chiunque e si inseriscono dappertutto, destra o sinistra che sia, perchè hanno degli interessi da portare avanti. E guai a chi li ostacola: in tal caso, si parte con le minacce e poi – se necessario – si passa ai fatti. Ma tutto senza essere troppo espliciti, dicendo e non dicendo allo stesso tempo. Lasciando sottointendere.

Avrete tutti compreso di chi stiamo parlando: di Gabriele Albertini, l’ex sindaco di Milano. Il politico-capobastone. Che cosa passi nella mente di costui, nessuno lo sa. Probabilmente la frustazione per essersi lanciato in una sfida più grande di lui, rendendosi conto di non avere il sostegno adeguato al di là di alcuni poteri organizzati. E così, l’ex sindaco ha adottato la tattica delle minacce, a Formigoni ora come a Maroni qualche tempo fa. Sperando di ricavarne qualche buon accordo.

Il buon accordo in realtà lo ha trovato: perchè il suo ruolo, bruciato fino a qualche settimana fa, è stato riesumato da Monti – che ha trovato in lui una mossa politica. Il premier uscente infatti ha dichiarato di voler sostenere Albertini per fermare l’avanzata della Lega in Lombardia. A tale scopo, ha deciso di candidare l’ex sindaco anche come capolista al Senato, così da assicurargli un paracadute vista la sconfitta certa in Lombardia. Massimo esempio di bieca politica di stampo meramente “poltronistico”.

Motivo di tutto ciò? La Lombardia sarà decisiva a questa tornata elettorale: sia perchè la regione in questione (soprattutto nel quadro di un’azione sinergica con Piemonte e Veneto) avrebbe un fortissimo potere contrattuale con il governo centrale, sia perchè alle politiche i senatori eletti dalla Lombardia rappresentano una quota cospicua. Monti ha dunque necessità di bloccare la Lega per evitare intoppi al suo progetto, che prevede inoltre di impedire una vittoria netta del Pd alle politiche, così da poter fare un accordo con quest’ultimo ed andare di nuovo al governo.

Le conclusioni? Fatele voi.

 

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