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Patto Pdl-Lega: ecco perchè bisogna ingoiare il rospo

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Il tema politico degli ultimi giorni è certamente l’accordo raggiunto tra Pdl e Lega per le prossime elezioni. Nonostante gli “addetti ai lavori” e i più attenti osservatori già si aspettassero questo esito, ciò non ha impedito malumori specialmente tra la base leghista. Il Talebano, dal canto suo, non è mai stato un amante di Berlusconi, del suo partito e di ciò che rappresenta (lontano anni luce dalla nostra idea politica), ha sempre caldeggiato una rottura con il principale partito di centrodestra, ha auspicato nuovi percorsi politici e non nasconde di non accogliere con entusiasmo la rinnovata alleanza. Questo è quanto riguarda il sentimento. Ma, siccome ci occupiamo di politica, non possiamo esimerci dal fare un ragionamento politico.

Il nuovo corso di Maroni si era da subito contraddistinto per l’allontamento dal Pdl (vedi caso Lombardia e passaggio all’opposizione a Roma) e per l’apertura al dialogo con nuove forze politiche che potessero condividere il progetto leghista. Tuttavia questa volontà si è scontrata con la chiusura da parte dei terzi. Il panorama politico che si è venuto a creare non ha aiutato, essendo uno dei più sconcertanti della storia di questa repubblica: se è palese lo sfascio del centrodestra, abbiamo anche assistito – da una parte – alla ricostituzione da parte di Monti della vecchia DC e – dall’altra – ci troviamo un centrosinistra tutto da decifrare; con un leader (Bersani) che sta facendo una campagna elettorale volta a corteggiare il suo competitor Monti ed il controleader (Vendola) che appoggia Bersani facendo una campagna elettorale improntata tutta contro Monti. In sintesi, mai come a questo giro centrodestra, centro e centrosinistra sembrano essere esattamente la stessa cosa. Unica forza fuori dal coro è il Movimento 5 Stelle, però al momento non sembra poter essere un interlocutore per la Lega.

In questo contesto, la soluzione più romantica sarebbe la corsa solitaria. Il che non sarebbe certo problematica per il Parlamento (visto che la nuova strategia leghista non punta a governare a livello nazionale), ma che risulterebbe improba a livello regionale. La contingenza infatti ci pone davanti all’imminente scadenza dell’opportunità-Lombardia, con Maroni candidato al governo di una Regione… che, in caso di vittoria, porterebbe al verificarsi di tutte le condizioni necessarie per la realizzazione del progetto della macroregione. Ecco, il giudizio politico sull’accordo va dato proprio in questo contesto.

La Lega Nord non ha nè una base elettorale di partenza nè una struttura mediatica/comunicativa tali da potersi permettere una competizione elettorale vincente in solitaria. Anzi, l’aspetto mediatico è proprio quello più problematico: in quanto forza antisistema, è costantemente ostacolata… proprio come accade a Grillo & Co., ultimamente tagliati fuori dal circuito mediatico. A ciò si aggiunga l’analisi delle regole del gioco: in un sistema ideale la gara sarebbe qualitativa e a vincere sarebbe il progetto più giusto. La tanto decantata democrazia, invece, impone una gara di tipo quantitativo, per cui i numeri sono più importanti delle idee. Gli organi di diffusione neppure si occupano di idee, gli elettori neppure si preoccupano di conoscerle. E’ tutto marketing e numeri.

In questo contesto diventa indispensabile per colui che vuole massimizzare le possibilità di affermazione del proprio progetto scendere a compromessi pragmatici. Ecco perchè la scelta di Maroni va capita e, dai militanti, condivisa. Soprattutto quando si tratta di un accordo veramente basato sulla condivisione di alcuni punti programmatici base e non su una mera spartizione di poltrone.

In ogni caso, vero è che a questa tornata la Lega (e Maroni in primis) si giocano molto. In caso di sconfitta, scoppierebbero le polemiche interne ed esterne; in caso di vittoria, ci sarebbero la responsabilità di essere capaci di gestire l’alleato inaffidabile e la forza di essere in grado di compiere il progetto in nome del quale è stato fatto tutto ciò. Ma sono giudizi che potranno esser dati solo a posteriori: nel frattempo, resta il coraggio di Maroni di mettere (e rischiare) la faccia in un gioco dal quoziente di difficoltà mai così elevato. Ai militanti e a tutti coloro che credono nella validità del progetto, resta l’incremento delle possibilità di successo (vedasi sondaggi)… altrimenti molto risicate. Quindi, avanti tutta.

Vincenzo Sofo

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