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Un nuovo patto sociale per il futuro

La crisi è forte e aumenta, le famiglie sono spaventate per il futuro dei figli che, come ci dicono i dati, sono “bloccati” nelle casa familiare, non possono crearsi un futuro, non hanno davanti a loro molte speranze.

La crisi occupazionale è in continuo aumento e la risposta del governo è quella di aumentare l’età per andare in pensione. E se ci fosse un’altra strada? Oltre un anno fa parlammo della necessità di un patto tra stato, aziende e lavoratori. Oggi sembra che la nostra idea stia prendendo piede. Siamo convinti che per uscire dalla crisi e risolvere alcuni problemi vada cambiata la logica con cui sino ad oggi si è proceduti.

L’idea è quella di procedere in questo modo: la persona che sta per andare in pensione sceglie di fare metà orario presso l’azienda e non va in pensione e viene retribuito con uno stipendio maggiore della pensione che andrebbe a ricevere, allo stesso tempo l’azienda non paga i contributi del lavoratore che resta a lavorare. Le restanti 4 ore di lavoro verrebbero compensate dalla assunzione di un giovane che andrebbe ad affiancare il lavoro del dipendente più anziano. Il giovane verrebbe pagato con la somma che rimarrebbe dal mancato pagamento dei contributi del lavoratore con possibilità di pensione.

I vantaggi? Lo stato risparmia sulla pensione, quindi non ha costi. Il lavoratore anziano resta attivo e produttivo ricevendo una somma maggiore di quella che riceverebbe da pensionato. L’azienda non subirebbe la mancanza di una persona esperta durante il passaggio di consegne ad un giovane lavoratore. Si abbatterebbe la disoccupazione giovanile dando speranza di un futuro migliore a giovani e famiglie.

Tutta la società ne trarrebbe vantaggio in quanto sono i ragazzi che spendono maggiormente e quindi si contribuirebbe ad aumentare i consumi. Un nuovo patto sociale, un nuovo approccio e forse un po’ di coraggio.

Fabrizio Fratus

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