Chi non fa l’amore, non è comunitario
Abbiamo già affrontato più volte, sul blog del Talebano, l’importanza della battaglia a difesa della famiglia naturale, così come tempo addietro pubblicammo un documento incentrato sulle dinamiche demografiche nella città di Milano e sulle sue conseguenze nel breve-medio termine. Come le due cose siano collegate, lo spieghiamo ora.
In questi anni si è fatto di tutto per distruggere il concetto di famiglia naturale basata su uomo e donna, dimenticando però un fattore non di poco conto: la procreazione, ossia i figli. Tale operazione di delegittimazione della famiglia tradizionale ha voluto sviluppare il concetto dello svincolo dell’uomo è da ogni impegno sociale ed etico verso la comunità in cui vive, portando ad un individualismo esasperato privo di ogni senso di responsabilità. Responsabilità che comprende il compito di garantire la continuità nel tempo della propria comunità, possibile necessariamente ed esclusivamente attraverso la procreazione.
Il risultato di questo processo è piuttosto drammatico: le famiglie (e le coppie) che resistono agli attacchi di questa cultura individualista sono sempre di meno, erogo non fanno più figli. Nel 2011 la natalità in Italia è stata di 1,42, a fronte della media di 2,1 bambini necessaria per rimpiazzare la coppia familiare. Peraltro questo 1,42 è composto per la maggior parte (0,8) da figli di immigrati… dovendo inoltre tener conto del fatto che quest’ultimo dato 8 proviene da un sesto della popolazione italiana. In pratica, le coppie di immigrati hanno una media di 4-5 figli contro lo 0,6 delle coppie italiane.
Traducendo questo resoconto in termini sociali, tra 20/25 anni le scuole italiane saranno frequentate da bambini non italiani. Se questo dato viene analizzato ripartendo l’Italia nelle tre macroregioni (Nord, Centro, Sud), diventa fin troppo facile rendersi conto che ci stiamo avviando verso una situazione tale per cui il bambino figlio di genitori del Nord non esiterà praticamente più.
Ovviamente la colpa non è imputabile agli immigrati (lungi da noi proporre azioni in stile cinese per vietare alle coppie straniere di fare più di un tot di figli): il problema semmai risiede all’interno della nostra comunità. La mancata continuazione della stirpe famigliare comporta evidentemente la perdita degli usi, dei costumi, delle tradizioni e quindi dell’identità che questa ha tramandato per conto del proprio territorio di appartenenza. Ecco dunque come il fattore demografico sia oggi il nemico occulto della nostra comunità, impedendo esso la conservazione del nostro patrimonio culturale.
Chiunque governi dei territori e del Nord in particolare, non potrà in futuro esentarsi dall’attuare politiche che si pongano a tutela della famiglia (e dei figli), sensibilizzando la popolazione circa l’importanza sociale della stessa e la responsabilità di ognuno verso la propria comunità di appartenenza.
Vincenzo Sofo
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