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Legalizzare la prostituzione

L’officina Lega Nord per la Lombardia sembra particolarmente attiva, con i suoi esponenti principali che viaggiano a produttività spinta nel settore delle idee da sottoporre ai cittadini. E così, l’ultima proposta-provocazione del segretario Matteo Salvini parte, ancora una volta, il problema della casa. Questa volta però non si parla di costruzioni, bensì di tassazioni… in particolare di Imu sulla prima casa, strumento che va a ledere il diritto alla stessa, in quanto strumento base per la costruzione di una famiglia.

Questa frutta una cifra che si aggira attorno ai 4 miliardi di euro, risorse certamente indispensabili per gli enti locali, specialmente in un contesto in cui il governo centrale sta riaccentrando a sè tutti gli strumenti (e i mezzi di finanziamento) per la gestione del territorio, lasciando i comuni in condizioni di costante emergenza. E da qui nasce la domanda: stante la necessità di reperire fondi, è questa una giustificazione sufficiente per imporre al cittadino una tassa così iniqua? Non vi sono altri mezzi per raggiungere lo stesso obiettivo?

Ed ecco venir rilanciata la vecchia proposta: legalizzare e regolarizzare la prostituzione. Soluzione che permetterebbe un controllo sanitario a tutela degli “addetti” e il contrasto di sfruttamento e schiavizzazione, ma anche un inquadramento fiscale dovuto al riconoscimento della pratica, con il recupero di entrate che andrebbero a compensare i mancati introiti dovuti all’abolizione dell’Imu.

Ovviamente, il tema della prostituzione suscita subito una riflessione di ordine morale. E’ da ricordare però il contesto, un sistema in cui l’uomo è dotato di una propria libertà individuale, per cui egli ha la possibilità di scegliere – entro certi limiti – lo stile di vita da seguire, secondo i propri valori di riferimento. Per avere un riferimento su tali limiti, è utile fare il paragone con la legalizzazione delle droghe, che spesso viene fatto in questi casi. Queste ultime, infatti, oltre a provocare danni fisici e psichici a chi ne usufruisce (ma qui c’è chi chiederebbe se l’auto-arrecarsi un danno non rientri nella sfera della libertà individuale, ma apriremmo un’altro dibattito troppo ampio da affrontare ora), sono un danno ed un costo sociale per la collettività. Nella prostituzione, discutibile dal punto di vista morale, non sono invece presenti tali fattori, se si escludono i problemi legati allo sfruttamento e alle malattie.

Ecco dunque che, come già avviene in altri Paesi e come già fu nella stessa Italia, la via della legalizzazione della prostituzione è ora che sia presa seriamente in considerazione, consentendo essa di affrontare i connessi temi di sicurezza, sanità, fisco… e non dimenticando che la creazione di quartieri a luci rosse, se opportunamente messa in atto, potrebbe paradossalmente portare alla rivitalizzazione di aree degradate e abbandonate.

 

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