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Il coraggio della dignità contro la prepotenza del forte

Finalmente sembra tornata la tregua in Palestina, finalmente sembrano terminati gli attacchi tra un Davide malandato (i palestinesi) e un Golia in piena forza (gli israeliani). Quanto succede periodicamente in quella terra, però, non può non spingere a nuove riflessioni.

Il casus belli, che ha scatenato questa nuova crisi, è legato all’uccisione di uno dei membri influenti di Hamas da parte del governo di Tel Aviv, grazie all’uso di uno dei loro missili “intelligenti”.
Immediatamente il Presidente americano Obama, ha chiosato con una delle frasi divenute ormai slogan: “Israele ha il diritto di difendersi”. Dietro queste parole emerge in modo inequivocabile la minaccia verso il mondo internazionale,“Guai a chi osa contrastare l’iniziativa israeliana, noi (gli americani ndr) gli sceriffi del mondo sappiamo come agire”.
In effetti è proprio vero, per gli americani, ogni popolo ha il diritto di difendersi, e l’hanno più volte dimostrato nella loro storia; ogni popolo che, però, sia ebreo o americano, altrimenti, se si osa alzare la testa per sperare nella propria libertà, si diventa criminali di guerra, terroristi, assassini o genocidi.

Ovviamente i crimini di cui un popolo può macchiarsi, che non sia ebreo o americano, diventano più gravi quando questo popolo ha la sfortuna di risiedere da millenni su risorse economiche, trasformabili in sonanti dollari. Gli sceriffi del mondo conoscono la democrazia, e la sanno usare, solo che al posto dei voti loro usano una nuova forma, il ricatto: “O Ti adegui, o sei finito”. Esempi nella storia possono essere infiniti, a cominciare dai fieri popoli nativi americani che sono stati sterminati per lasciar spazio ai nuovi venuti, forti dei loro Winchester e del loro whisky artigianale.

Adesso, la mannaia della loro “libertà”, sta cadendo su due punti nel mondo, in Europa, attraverso l’attacco finanziario, e in Medio oriente, grazie ai pacifici israeliani che, proprio per il loro diritto alla difesa, vorrebbero aprire le porte alle riserve petrolifere iraniane.

Tutto questo è lecito. Totalmente lecito. La propaganda a favore del potere è una pratica antica quanto la guerra. Chi vince scrive la storia grazie agli storiografi che ripetono quanto, il potente di turno, vuole sentirsi dire. Quindi è perfettamente lecito che coloro che hanno in mano il potere internazionale lo esercitino senza lasciare spazio ad altri. Altrettanto lecito è la scelta propagandistica dell’offrire motivazioni più o meno nobili; una volta si parlava di Razza, di Impero o di Civiltà, adesso di democrazia e libertà. Il risultato, però, è sempre lo stesso: il forte impiega la sua potenza per poter aumentare ancora di più la propria egemonia. Sono Stati, non dame della carità. Il problema, quindi, non sono gli americani, non sono gli ebrei, il problema siamo noi che, a testa china, subiamo questa protervia internazionale.

Fortunatamente non è così ovunque.

Poco tempo fa, in Russia, un criminale, peggiore dei criminali di guerra, l’ebreo ungherese George Soros, tentò d’indebolire il sistema economico russo attraverso l’utilizzo di derivati danesi, e di altre valute estere, al fine di iniziare quell’opera speculatrice già brillantemente condotta in tutti i paesi della nostra Europa.

Putin, guarda caso dipinto come un criminale oligarca dalla stampa “occidentale”, essendosi reso conto in tempo delle manovre di Soros, ha immediatamente bloccato ogni operazione ed emesso un mandato d’arresto internazionale nei confronti del criminale ungherese. Non contento di questa già forte presa di posizione, Putin ha voluto incontrare Bernard Bernake, chief della Federal Reserve, mettendolo in guardia che la Russia non avrebbe accettato quanto successo nelle altre parti d’Europa.

Da noi non esiste un Putin italiano, o francese, o greco, da noi esistono solo i Fiorito, i Vendola o gli Hollande e i loro matrimoni gay, per questo motivo nessun politico nostrano ha mai avuto il coraggio di alzare la testa per difendere la libertà del proprio popolo.

Da noi è bastato che al nostro Primo Ministro, regolarmente eletto, venisse mostrato il pericolo di perdere le sue aziende, che immediatamente ha abbandonato il proprio popolo per nascondersi a Malindi seduto comodamente sui suoi capitali.

Stessi ricatti hanno dovuto subire gli altri governanti europei, e, così, grazie alla bassezza della politica, i vari Rothschild e Rockefeller, insieme ai loro consociati correligionari, sono riusciti a spazzare via governi legittimamente eletti, per far spazio ai loro uomini sapientemente indottrinati e solo a loro fedeli. Non dimentichiamo che il nostro paladino anti-spread Mario Monti è l’uomo di punta di quella Commissione Trilaterale fortemente voluta dal “filantropo” del capitale, David Rockefeller nel 1973.

E’ scoraggiante dover constatare che basta un indice finanziario, quindi totalmente artificiale, per piegare un popolo; è scoraggiante vedere che, nonostante si vedano gli scempi della delocalizzazione internazionale, ci siano ancora “illuminati” economisti capaci di difendere la libertà del “mercato globale”.

E’ venuto il momento di fare i conti con la storia e con i popoli. I greci si stanno attrezzando, con partiti che sorgono a colmare i vuoti del potere pubblico. Il popolo, figlio di Atene, madre d’Europa, sta comprendendo che il mercato globale è utile solo per pochi rapaci, ed è difeso dai troppi traditori che, per vigliaccheria, sono incapaci d’opporsi alla voce del padrone. Questo popolo ha capito che se vuole la vera libertà, sapientemente descritta dai suoi e nostri padri, 2500 anni fa, deve tornare a fare da se, deve tornare a prendere ciò che vuole senza chiedere più nulla a nessuno.

In effetti le soluzioni sono semplici. Se la delocalizzazione porta miseria, riportiamo le nostre industrie a casa; se i politici sono corrotti, prendiamo noi il loro posto e ridiamo senso al nostro Stato; se la finanza ci mette in ginocchio, apriamo accordi con altri popoli, guardiamo anche ad est per spezzare le catene che dal 1945 ci legano ai padroni d’oltre oceano. Siamo noi la vecchia Europa, in noi c’è la forza delle idee e della storia. Torniamo a ricostruire per la nostra terra, usciamo dalla propaganda dell’uomo lupo rinchiuso nel proprio individualismo.

Le aziende, le industrie, l’economia in generale è opera dell’uomo, quindi non è male, ma lo diventa se al posto di rimanere al servizio dell’uomo ne diventa la padrona. Le nostre industrie preferiscono andare all’estero per produrre, perchè la loro morale è solamente legata al profitto. Grazie alla propaganda liberale e capitalistica, hanno dimenticato il fondamentale ruolo sociale che ricoprono.

Persino Mussolini, nella famosa carta del lavoro, aveva sancito che sarebbero state difese dallo Stato solo quelle aziende che avrebbero contribuito al benessere collettivo nazionale. Possibile che in decenni di repubblica democratica, si debba pensare ad un dittatore? Le nostre riforme economiche non guardano mai agli interessi della collettività, ma solo a quelli di parte, solo ai propri clienti. La politica deve ribaltare totalmente lo sguardo se vogliamo cambiare questo corso suicida; dobbiamo essere capaci di saper scegliere il popolo e non la propaganda globale; i nostri fratelli e non il profitto illusorio fine a se stesso.

Sono queste le nuove leve a cui dobbiamo affidarci, è la capacità di saper guardare oltre la nebbia del presente, perchè presto, molto presto, un nuovo sole sorgerà in Europa e questo sole non porterà solo luce, ma ridurrà anche in cenere tutti quelli che hanno cercato d’incatenarlo, per inseguire le loro più turpi bassezze.

Matteo di Bello

(tratto da http://www.ildigestivo.it)

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