Israele ha rott’u cazz!
In questi giorni le notizie provenienti da Gaza hanno rimbalzato per il web e hanno tinto di color rosso sangue le colonne dei principali quotidiani del Mondo intero.
La scorsa settimana Israele ha ucciso il capo militare di Hamas e la situazione è immediatamente precipitata. Gli israeliani hanno reagito vigorosamente, con attacchi consistenti sferrati dall’aviazione militare. Sono ad oggi 116 le vittime, dal momento in cui il Governo razzista e populista di Netanyahu, ha dato il via all’operazione “Pilastro della difesa”, il cui obiettivo dichiarato sarebbe la distruzione dell’apparato militare di Hamas, organizzazione che dagli anni ’80 ineggia alla creazione di una Repubblica islamica in Palestina e alla cancellazione dello stato di Israele. L’Unicef ha affermato che tra le vittime di questi ultimi giorni ci sarebbero anche 18 bambini. Ovvio che il Mondo si indigni. Sarebbe vergognoso il contrario. Israele non ha commentato le affermazioni del presidente egiziano Mohammed Morsi, secondo cui “gli sforzi per arrivare a un tregua tra israeliani e palestinesi produrranno risultati positivi nelle prossime ore”, dunque nulla lascia supporre che le cose possano ritornare in breve tempo alla normalità.
Il problema annoso che Israele vorrebbe sradicare con tanta ferocia è principalmente rappresentato dalla esposizione al rischio rappresentato dai colpi di mortaio e dai missili Qassam che hanno generato una inquietudine crescente nel popolo israeliano. Ma c’è di scuro dell’altro. Storicamente Israele ha adeguato le proprie strategie belliche alle opportunità geopolitiche internazionali che di volta in volta si sono presentate. Ovvio dunque che vi sia un progetto d’indebolimento ai danni della resistenza palestinese colpendo massicciamente Hamas e gli obiettivi strategici della Striscia di Gaza, ma cos’altro potrebbe celarsi dietro a questo progetto?
Di certo l’idebolimento di Hamas, che è l’interlocutore più scomodo per Israele, finisce per avvantaggiare Fatah in Cisgiordania, che quanto prima non mancherà di ripresentare la sua richiesta del riconoscimento di uno Stato palestinese da parte delle Nazioni Unite. Israele guarda a questa eventualità con estremo interesse, poichè se la Giordania assurgesse a Stato dei palestinesi, vi si potrebbero trasferire forzatamente le popolazioni che attualmente risiedono nella Striscia annettendo in modo diretto quei territori. Le operazioni a Gaza si collegano strettamente anche con la questione iraniana poiché pare che gli USA premano sempre meno l’acceleratore sul progetto di aggressione contro il regime di Mahmud Ahmadinejad. Il massacro di civili palestinesi potrebbe perciò essere stato pianificato per testare le reazioni della comunità internazionale, e soprattutto degli Stati Uniti (agli albori del secondo mandato Obama). Non solo, Israele ha la possibilità di testare le proprie capacità miliari in vista di una guerra contro l’Iran. V’è poi la questione elettorale poiché a Netanyahu guadagnerebbe attraverso l’aggressione di Gaza, consensi dalla destra più intransigente.
L’azione di Netanyahu, non può dunque essere intesa come priva di prospettive di ampio respiro.
Comunque vada a finire grazie a questa nuova escalation di violenza su Gaza, Israele sarà più isolata. Gli unici che paiono riconoscere il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi missilistici di Hamas sono del resto gli USA. L’amministrazione USA infatti ha dichiarato che “concede a Israele il diritto di difendersi dall’assalto dei razzi di Hamas ma non condivide l’escalation militare”
Nel frattempo i governi arabi si mobilitano e la UE sta, tanto per cambiare, a guardare.
L’Europa dovrebbe mobilitarsi, dovrebbe condannare Israele, e dovrebbe agire concretamente con azioni visibili, chiare e decise, quali il richiamo dei nostri ambasciatori.
Numerosi civili palestinesi hanno perso la vita, e la UE dovrebbe dar prova della propria volontà politica di perseguire la pace. Non si può più accettare che Israele continui a fare il bello ed il cattivo tempo sulla pelle della gente. Non si tratta di scegliere una causa rispetto ad un’altra, ma di difendere il più debole in una guerra priva di proporzioni, in cui Israele fa di tutto per apparire come l’oppresso e non l’oppressore che è.
Noi talebani denunciamo la vergognosa posizione degli Usa e e l’immobilismo dell’Europa, di fronte all’ennesima violazione del diritto internazionale da parte di Israele. Rivendichiamo il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e chiediamo l’immediata fine dei bombardamenti e il riconoscimento della Palestina alle Nazioni Unite.
Dario Leotti
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