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Sicilia: fine della democrazia rappresentativa. Ora si cambi modello

Il giorno dopo le elezioni regionali siciliane, ovunque è un fioccar di dichiarazioni e commenti. Tra i partiti è una rincorsa ad autoproclamarsi vincitori e a scrollarsi di dosso l’etichetta di vinti, con esiti talvolta grotteschi.

IL CENTRO-SINISTRA. Il Pd esulta per la vittoria, ma la percentuale ottenuta è non solo molto bassa (13,4%) ma anche in calo di oltre 3 punti rispetto alle regionali siciliane del 2008. Ad esultare è invece l’Udc, che nonostante il cattivo governo inquinato dalla mafia, ha ceduto di solo due punti rispetto alle precedenti consultazioni. Il primo compromesso al quale il Pd e il candidato anti-mafia Crocetta hanno dovuto fare per vincere è stato, dunque, quello di allearsi con il partito dell’ex governatore Cuffaro (ora in galera per mafia). Nonostante ciò, i risultati sono stati pessimi, se si pensa che Crocetta ha preso la stessa percentuale e oltre 200 mila voti in meno rispetto al candidato perdente del Pd alle scorse regionali (la Finocchiaro) e solo un terzo dei voti che prese invece il vincente Raffaele Lombardo. E così, per governare, Crocetta e il Pd dovranno fare un altro compromesso con chi si dimise a causa di note vicende giudiziarie.

IL CENTRO-DESTRA. Il Pdl dice di aver potenzialmente vinto, perchè nonostante abbia preso una batosta colossale (13% contro il 33% del 2008), se Miccichè & Co. fossero rimasti a loro abbracciati sarebbero risultati la prima coalizione. Nonostante avessero come candidato un uomo, Musumeci (de La Destra), la cui serietà era trasversalmente riconosciuta. Inutile dilungarsi troppo sulla situazione catastrofica di questo schieramento.

I FALSI E I VERI VINCENTI. Tutti i media hanno incoronato come vincente il movimento di Grillo, forte dell’essere diventato il primo partito dell’Isola. Ma il vero dato rilevante è l’astensionismo che ha raggiunto livelli da record: il 53% delle persone non è andato a votare, il che svuota di valore tutti i risultati, compreso quello del 5 Stelle. Ciò che infatti nessuno ha il coraggio di evidenziare, è che ci troviamo davanti ad un governo regionale non solo privo di legittimazione popolare (come già accade nel governo nazionale) ma addirittura espressamente delegittimato dal popolo stesso, che si è rifiutato di partecipare ai giochi. Il vero vincente è dunque il 53% di cittadinanza che ha disconosciuto il sistema, privando i neoeletti di ogni autorità per decidere in loro vece.

OLTREPASSARE LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA. Ecco dunque rivelato il vero perdente: la democrazia rappresentativa, che ha palesato il suo clamoroso fallimento, rinnegata dalla stessa popolazione. E’ bene dunque che la politica, invece di scervellarsi su leggi elettorali con sistemi complicatissimi ed incomprensibili atti a garantire la sopravvivenza dei politicanti, si metta in moto per ripensare il modello nella sua interezza. Il Paese non può più perdere tempo con rappresentanze autoreferenziali: è ora di creare un sistema meritocratico in grado di formare al suo interno le èlite che lo guideranno nei vari settori. Stop alla finta democrazia delle minoranze organizzate.

NOTA: SUGGERIMENTO ALLA LEGA NORD. Chiudiamo con una valutazione sui riflessi delle elezioni siciliane sull’immediato futuro della Lega Nord. Le elezioni lombarde e quelle nazionali sono alle porte: soprattutto nella nostra regione, la volontà di prendere in mano le redini porta alla ricerca di valide alleanze in grado di raggiungere e onorare la vittoria. In questo contesto, è evidente che l’apparentamento con il Pdl è attualmente inutile sotto tutti i punti di vista, se non addirittura controproducente. Lo scioglimento del Pdl, per il movimento leghista, è forse più auspicabile di una sua resurrezione.

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