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Il rapporto tra Lega e Roma: linee guida per il futuro

In questi giorni il dibattito interno alla Lega Nord è incentrato sulla possibilità che il movimento ritiri i propri rappresentanti dal Parlamento, per concentrarsi esclusivamente sul territorio. Maroni ha espressamente detto che questa ipotesi è al vaglio.

E’ evidente che il nuovo corso della Lega abbia come perno la riconsiderazione dei rapporti con Roma: è stato proprio il contatto con la sede del potere centrale, infatti, a compromettere la vena rivoluzionaria del movimento. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, si dice, ed infatti – una volta a contatto con sprechi e corruzione – alcuni rappresentanti si sono fatti assorbire dal sistema che erano andati a combattere.

Lasciare Roma significa disconoscere la legittimità di un certo sistema. Ma significa anche abbandonare il campo di guerra. In uno Stato federalista che delega ampi poteri agli Enti periferici, infatti, la Lega si potrebbe permettere di snobbare i palazzi romani per concentrarsi nell’esercizio delle funzioni a livello locale. Ma, allo stato attuale, negli Enti locali non si fa la politica, la si amministra semplicemente. Abbandonando Roma, si rischierebbe di trovarsi a dover subire le decisioni senza possibilità di influenzarle.

In realtà questa mancanza di rappresentanza potrebbe essere compensata da una forte azione politica a livello europeo: già adesso, ogni regione italiana dispone di uffici di rappresentanza nel Parlamento europeo, con lo scopo di monitorarne e possibilmente influenzarne i lavori. Quasi il 70% delle leggi nazionali sono infatti nient’altro che la presa d’atto di indicazioni date dall’Europa… in una concezione di Europa delle Patrie che prescinda dai confini nazionali, si potrebbe dunque pensare di scavalcare Roma per interloquire direttamente con Bruxelles. Ma i tempi sembrano essere ancora prematuri, purtroppo… bisogna prima che la Lega cresca in sede europea, che stringa alleanze solide e vincenti, che sia in grado di colpire efficacemente quel centro di potere.

A questo punto, prima di abbandonare il fronte romano, è bene ristabilire e rinforzare il senso di appartenenza e di responsabilità nei confronti del territorio di chi ci rappresenta nelle sfere più alte, facendo si che l’azione dei parlamentarsi non si sleghi mai dai luoghi di provenienza. E’ bene che le sezioni locali dalle quali essi provengono, mantengano un controllo costante e pressante del loro operato. Pensando magari a limitare la permanenza in Parlamento per un massimo di, ad esempio, due legislature, così da non correre il rischio che colui che deve essere un semplice portavoce degli interessi della sua terra, con il tempo diventi parte di quel marciume e finisca per occuparsi solo delle proprie esigenze.

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