Falcone, Borsellino e l’antimafia mediatica
Da un paio di giorni a questa parte, le bacheche di facebook sono tempestate di foto commemorative della coppia Falcone-Borsellino. I giornali si riempiono di articoli strappa-lacrime, i politici seguono a ruota. Ricorre il ventennale della strage di Capaci, l’antimafia mediatica torna alla ribalta, riappare Saviano.
Tutti sono occupati a piangere i due super-magistrati. Nessuno invece osa ricordare che questi, quando erano in vita, furono continuamente infangati e screditati, proprio da coloro che ora li esaltano. A dire il vero, poco tempo fa, qualcuno sollevò la questione: durante una puntata di “In Onda” su La 7, il celebre magistrato Gian Carlo Caselli si prodigava nella santificazione di Borsellino e di come i suoi colleghi (tra cui lui) gli fossero vicini, quando i conduttori gli ricordarono di come in realtà i colleghi di cui il magistrato parlava screditarono più volte Borsellino, additandolo come fascista. Ebbene sì, fascista. Una delle accuse più comuni che a Borsellino venivano rivolte dalla sinistra (politica e mediatica). la stessa che ora si prodiga in convegni in loro onore.
D’altronde l’ipocrisia è ordinaria in tema di mafia. L’opinione pubblica piange e si indigna a seguito dei racconti che ci vengono quotidianamente proposti in tv e sui giornali. Accusa i politici corrotti in nome della giustizia e poi, finita la parte teatrale, va alle urne e vota gli Orlando di turno (il Sindaco di Palermo appena eletto con percentuali quasi plebiscitarie), proprio quelli che ai tempi tentarono di ostacolare la lotta alla mafia.
Sulla stupidità della gente e sull’ipocrisia gioca ovviamente la politica. Che concede enormi spazi e fomenta l’antimafia mediatica. I Saviano, per intenderci. Questi personaggi smaniosi di celebrità che costruiscono la scalata allo star system a furia di plagi di sentenze e pensieri di magistrati. I Saviano, sapientemente proposti e fatti accettare come ribelli, sono invece perfettamente funzionali al sistema: perchè portano la mafia su un piano mediatico, emozionale, da film… inasprendo il contrasto buoni/cattivi fino alla parodia. Su questo gioca la politica, che utilizza questa creazione per caratterizzare le distinzioni partitiche, colpire avversari e affibbiarsi il ruolo di supereroe.
E mentre i Monti, i Napolitano e tutta la combriccola sprecano parole sulla necessità di non abbassare la guardia (larve che non sono altro), la gente del Sud che passa la propria vita quotidiana in queste terre “maledette” se la ride amaramente: perchè sanno che la l’antimafia concreta è ben altra cosa, avviene ogni santo giorno sul territorio, silenziosamente e con solidarietà. Ed è bannata dalle tv e dai giornali perchè meno emozionale, meno da notizia, meno da film.
Perchè colorerebbe di merda i politici tutti, e non solo una parte, che dovrebbero ammettere di essere loro la prima causa, con le loro mazzette, le loro richieste di voto e il loro assistenzialismo clientelare. E farebbe fare un esame di coscienza anche ai cittadini, spiegando loro che non è chiamando la propria associazione “Falcone e Borsellino”, piangendo davanti al tg, postando una loro foto su Fb o sbandierando il santino di Saviano, che si combatte la mafia.
La gente del Sud mafioso lo sa, e – mentre vede l’antimafia mediatica accumulare share e denaro – si vede mancare un sostegno reale al territorio, si vede costretto ad emigrare e vede occupare quel suo posto appena lasciato vacante dalla mafia.
La mafia è un gran casino, perchè non è altro che uno specchio del nostro sistema. E’ l’anti-Stato. Meglio per tutti dunque non passarci davanti – allo specchio – e accendere la Tv, guardare Saviano e far finta che si tratti di un film. Meglio per tutti, soprattutto per Mafia e Stato.
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