Ma la Padania esiste?
di Andrea Carbone
Prendendo spunto dalla frase di un’internazionalista riscopertosi patriota, diamo un occhio a quale sia la situazione italiana attraverso qualche dato: tutto quanto scritto di seguito è verificabile da chiunque sul sito dell’ISTAT. La fotografia è di quelle che non avremmo mai voluto vedere. Nonostante una popolazione di molto inferiore, al Sud i comuni hanno di media 1000 km2 in più di superficie; il numero degli analfabeti al Sud è del 5% maggiore rispetto al Nord, e le famiglie che dicono di non avere libri in casa il doppio. Al Nord si va a teatro o a spettacoli musicali più del doppio (30.9%/72.1%). Nonostante un numero di diplomati al Sud che supera di 20.000 quello del Nord, questo delta diventa 2.000 nel numero dei laureati: e siccome il numero delle università è pressoché identico, ciò significa che 18.000 persone ogni anno si devono muovere in cerca di università di maggior prestigio-qualità. Al Nord gli impegnati politicamente (si documentano, vedono dibattiti, discutono di politica in casa, fanno vita politica attiva) sono il 4% in più.
Ma veniamo ai dati veramente dolenti. L’occupazione totale (maggiori di 15 anni, quindi pensionati compresi) si attesta nell’altItalia a 50.9%, nel Sud a 34.7%, peraltro in fase storica (30 anni) di trend molto negativo, mentre il Nord vanta un piccolo rialz0 dell’1% (potremmo quindi ritenerlo stabile, nonostante i forti flussi migratori specie interni). A livello regionale il numero di persone non pensionate in funzione della popolazione si mantiene in un raffronto Nord-Sud nel range di 8-12%, in ogni settore (agricolo, industriale, terziario). Al Nord c’è il 9% di lavoratori autonomi in più; il Sud intero produce 13 miliardi di euro in meno di PIL rispetto al solo Nord Ovest del Paese, e ogni abitante del Nord Est produce 12.500 euro in più di PIL all’anno rispetto a uno del Meridione.
Capitolo noto e tuttavia curioso è quello delle pensioni: già è strano il dato di stesso numero dei pensionati indennitari (infortunio sul lavoro) tra Nord e Sud, beffa delle statistiche sul lavoro appena riportate, ma lo è ancor di più quello sulle pensioni assistenziali (disabilità), che vede il Sud con 172.646 e il Nord con 86.159. In sintesi nel Sud, entità peraltro geograficamente più piccola rispetto al Nord, ci sono il doppio di ciechi, sordi, disabili motori. Soldi non è che ne manchino pero’, poiché ,al di là dei discorsi sulla Cassa del Mezzogiorno, la Puglia (ad esempio) ha incassato in tasse 100 milioni di euro in più (dati 2009) del Piemonte, ed ha 450 mila abitanti in meno: com’è possibile che l’acquedotto perda? Dovrebbe essere d’oro, verrebbe da dire.
Considerazioni conclusive: difficile parlare di Padania, difficile non parlare di padania. Sopra ogni volta ho omesso una cosa importante: si parla di Nord Italia e di Sud Italia, non di Francia e Germania. Ma questo non ci deve proibire il passaggio successivo, cioè quello di considerare la questione meridionale tutt’altro che risolta: dopo decenni su decenni di assistenzialismo forse converrebbe puntare sulla responsabilizzazione. Se io abitassi in qualche bellissima regione some Sicilia o Calabria e qualcuno mi dicesse che i miei amministratori sono stati aiutati almeno almeno dal 1950, e che i dati, incontrovertibili, sono quelli sopra, mi sentirei offeso. Offeso come quelle donne che diventano membri di un CDA o di un Consiglio Regionale solo perché una legge lo impone: come dire –te, da solo, non ce la faresti mai-. Forse non ci sarebbero nemmeno secessionisti cui un napoletano si debba affaticare a rispondere. È il momento delle decisioni forti, decisioni che poi si sa non pagheranno nei seggi elettorali di chi le subirà. C’è qualcuno a prenderle?
Rispondi