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Sulla fertilità occidentale

di Barbara Leva

La natalità è il calo costante, dicono i demografi. Riferendosi alle civiltà occidentali ossia progredite e quindi tecnologiche – essendo il luogo fisico di residenza delle civiltà escluso dalle variabili da tenere in osservazione. La natalità è in calo nonostante il crescente benessere economico, ma anzi diminuisce più aumenta il benessere – e aumenta sempre dove ci sono situazioni preindustriali. Il preindustriale consiste nel mio ragionamento anche nel fruttivendolo o nel panettiere alla periferia della metropoli. Al posto dei figli ci sono i telefoni pieni di applicazioni, che connettono agli amici per mezzo di messaggi lampo e a noi, per mezzo di onde elettromagnetiche. Ci sono i computer, e le loro radiazioni, ci sono i pesi della palestra che gonfiano i muscoli secondo la moda e sostituendo la natura più umana. E poiché i nostri fisici contaminati non riescono a procreare, si trova soluzione nella medicina, nelle pillole ormonali e potenziasperma, per avere spermatozoi e ovuli ben pompati dalla chimica. Anche nel campo più naturale dell’uomo, l’unico forse per cui l’uomo vive, le intelligenze artificiali hanno reso l’essere umano macchina e vittima delle sue creazioni. Come dice la Bibbia – ama e procrea. Ma sì, ormai sappiamo che è solo un romanzo di serie B, di contro al profeta IBook.

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