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L’Italia dei valori

di Barbara Leva

Sentire il Ministro per i Beni e le Attività Culturali dire che solo una volta avvicinatosi al suo ruolo si è reso conto dello stato in cui versa il nostro patrimonio e che le soprintendenze non sono un ostacolo ma una classe di tecnici esperti, è raccapricciante. La competenza dovrebbe portare al ruolo, e non viceversa.

Tralasciato questo problema di ordine generale, non ascrivibile soltanto al caso in questione, bisogna finalmente plaudire alle nuove misure adottate circa il patrimonio culturale, storico e artistico. Pene severe, pecuniarie e carcerarie per imbrattatori, tombaroli e falsari. Possono sussistere tutte le dietrologie possibili: propaganda che vuole porre in sordina l’abbruttimento legalizzato del paesaggio, misure repressive che non lasciano spazio all’arte contemporanea di graffitari irrispettosi del decoro, specchietto per le allodole che vuole far credere che il governo in questione si occupi di Cultura mentre in realtà si itneressa solo di escort.

Chissenefrega. Solo con pene severe si lanci un chiaro messaggio: la nostra memoria storica va tutelata e protetta come fosse un essere umano, perché solo grazie a lei noi siamo un popolo legittimato dalla Storia come sede di grandi valori e forti ideali. Proteggendo il patrimonio, tuteliamo il suo significato ed eleviamo noi stessi.

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