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La casta e i costi

Il fatto: un precario di Montecitorio si erge a paladino della giustizia e pubblica on-line i costi degli sprechi dei parlamentari.La conseguenza: nel giro di poche ore boom di like, share, condividi ed è subito caccia al mito. L’indignazione del popolo della rete è alle stelle, pronti a cacciare a casa chi li governa rubando soldi pubblici.
Conseguenza reale: a casa continuano a starci quelli che mettono i like e i share.
Tutti presi dai loro smartphone che li rendono stupidpeople da avere la forza fisica di staccare gli occhi dallo schermo, le dita dai tasti e rivolgersi verso l’ignoto, politico e fisico. Ignoto reso tangibile, ad esempio, in un libro.
Certo è più facile leggere un commento di un tuo amico che si riferisce a una stringa di testo accanto a un’immagine colorata, anche se non se ne conosce la veridicità, piuttosto che leggere, che ne so, La Casta di Rizzo e Stella, semplici giornalisti che hanno dato vita a un’opera basata su ricerche a fini documentaristici piuttosto che dire cifre e raccontare aneddoti, da un giorno all’altro e senza riscontri bibliografici accurati. I giornalisti hanno fatto un lavoro di indagine mossi da valori civici, il nostro Robin Hood del web, invece? Si è vendicato per aver perso il lavoro – e sennò perché aspettare quindici (!!!!!!!!!!!!!!!!) anni per dire tutto?
Per raccontare poi che i parlamentari non sono santi ma uomini che rubacchiano e truffano più che possono, ad esempio gonfiando i rimborsi spese o porgendo finte denunce di furto – non sono santi, ma comunissimi uomini italiani.

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