Ultime notizie

Protesta Pacifica e Permanente Precari

di Barbara Leva

L’Italia è una Repubblica basata sul precariato.
La sua carta costituzionale è ritenuta sacra e inviolabile, ma è stata modificata all’articolo 1 per mezzo della pratica. Il lavoro, per i giovani, è il nuovo sogno nel cassetto; considerando che lavoro è fatica, immaginiamoci bene come siamo ridotti. Giovani che magari non sono più giovani, ma senza prospettive non possono porre davanti a sé basi concrete per una vita adulta.
Viene ripetuta all’ipnosi la formula crisi-economica, per mascherare il vero problema: la mancanza di serietà da parte delle aziende, da quelle a conduzione familiare alle istituzionali. Pur di non pesare sul divano, si accettano stage non retribuiti, lavori gratuiti e a breve scadenza, come le ciliegie. Cose tipo un mese di lavoro, dieci ore al giorno tutti i giorni tranne la domenica. Senza prospettiva di assunzione.
I datori di sfruttamento ci marciano, tutto sommato a ragione: mani e cervelli d’opera sono disponibili a costo basso, se non gratuitamente, e senza impegno, quindi perché cambiare? Ho assistito personalmente a una conferenza di Centromarche. Gli amministratori delegati delle più grandi industrie italiane lamentarsi perché non vendevano abbastanza, tutto per colpa della disoccupazione. Bene, le stesse industrie che pubblicano sul sito dell’università, annunci di sfruttamento come quello di sopra sintetizzato.
I cervelli e le mani sfruttate, protestano. Davanti alle aziende, in tv, nelle piazze. Protestano e continuano ad essere assunti come precari. Ma se trovano lavoro come precari, o stage schiavisti, non sono costretti ad accettare. Esiste una parola magica: No.
Perché invece non portare avanti uno sciopero senza fine? Una protesta che sia pacifica, che non possa essere strumentalizzata e attaccata per colpa di un fumogeno e un violento senza cognizione di causa? Senza l’appoggio di sindacati né partiti. Senza il pensiero che non si saprà come mangiare per qualche mese: è sempre meglio rinunciare ora che sapere che prima o poi si rimarrà senza niente. Si può solo cambiare in meglio, passando dall’elemosina al salario.
Un semplice astensionismo di massa. L’unico che finora ha tentato un impresa del genere era un avvocato indiano, e mi sembra che non gli sia andato tanto male.
Io, dal canto mio, lo sto già facendo. Nel mio piccolo, è abbastanza inutile per me quanto per tutti i miei consimili. Se qualcuno ha ancora a cuore la sua dignità, mi segua!

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: