Frivolezza: strategia antiterrore
di Barbara Leva
Qualcuno si chiede come sia possibile interessarsi al Grande Fratello, all’Isola dei Famosi, al campionato di serie A, a Novella e Gente, mentre i Paesi esplodono a causa delle bombe e dei danni alle centrali nucleari. Qualcuno si adira, si infiamma nell’animo constatando che esiste chi non si disperi costantemente per i disastri che succedono ovunque, al di fuori dei confini nazionali. Qualcuno, parentesi non troppo necessaria, che trema per l’estero e non si cura dei problemi lui più vicini perché non appaiono nei titoli del Tg. Qualcuno che poi fa serata, si sbronza e troieggia, dimenticando per qualche ora la realtà, con il beneplacito della notte.
Poiché non tutti possono permettersi di far serata, per motivi di orario, età, possibilità economiche ma soprattutto di gusti, guardano la televisione o leggono frivolezze. Gli Accademici, non interessati a televisione e nightclub, si conferiscono titoli quasi volgari e si danno alla goliardia sfrenata; gli artisti del visivo e della parola si ritrovano a bere, giocare, scherzare. Gli studenti frequentano sagre e concerti in piazza mentre i dirigenti affollano i teatri e i ristoranti. Presso tutte le fasce sociali e anagrafiche tanto di voga è ora l’open bar. La mia professoressa di latino, invece, era una fan sfegatata di Gerry Scotti nonostante conoscesse in maniera impressionante tutta la letteratura da Omero a Baricco. Quella di Civiltà greca, invece, quando non era a lezione o a un convegno smanettava, a sentir lei, sul pc. Quando preparavo gli esami, tanto più mi concentravo di giorno e tanta più birra bevevo all’aperitivo, e con me le mie colleghe di Lettere e Filosofia. Mentre scrivevo quella roba denominata Tesi Magistrale avevo il bisogno fisiologico di guardare Uomini e Donne.
Eppure, ho sempre mantenuto consapevolezza sul contemporaneo, sulle ingiustizie e sulle giustizie che invece servirebbero al pianeta. Mi sono sempre commossa e indignata e ho espresso questi sentimenti con i mezzi a mia disposizione. E con me il resto dell’Umanità tutta. Tanto più il mondo si popola di brutture, tanto più dobbiamo divertirci, o quantomeno svagarci, per non essere sommersi dal terrore. E’ la nostra parte più umana a reagire davanti alla tragedia con l’ironia, la frivolezza, la leggerezza. Un sit-in perenne non potrebbe reggerlo nessuno, forse qualche eremita o grande saggio. Bacco, o Dioniso, divinità fondamentale per l’Olimpo e la nostra civiltà, era il dio del vino e delle orge.
Ciao Talebano una risposta, secondo me, potrebbe essere ricercata nel fatto che fin quando non sono direttamente interessati il tutto scade nella ricerca del divertimento materiale. Come dire lasciamo che se la sbrighino gli altri.
Non è questo. E’ che anche se sei impegnato, hai bisogno di svagarti, e ognuno lo fa come preferisce. Sia lo svago la festa dell’unità quanto il bunga bunga. Siamo corpo e mente, ma talvolta tendiamo a dimenticarcene ed esasperare sia le necessità corproree che materiali. Pertanto, invece di criticare il gf o le discoteche, per dirne due, dovremmo accettarle. Sono pur sempre le corrispettive moderne dei simposi e delle mascherate, il discorso qui è lungo (ma ricordiamo che il carnevale nasce come premessa indispensabile alla quaresima, e i filosofi bevevano a più non posso) e dovremmo capire piuttosto perché sono ricercati, invece che colpevolizzarli. Almeno è la mia idea, contraria ad ogni intellettualismo puro e crudo e fondamentalmente fine a se stess – il che lo estranea dalla realtà rendendolo inutile.