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La scelta di Fini: Destra o morte

di Claudio Boccassini

Tutti recitano la stessa frase: Futuro e Libertà, a pochi mesi dalla nascita e a pochi giorni dal primo congresso, sembra già al capolinea. Ad ogni modo, certo è che sta continuando a perdere pezzi. Per la gioia di Silvio e dei suoi. A quanto pare persino la costituzione del gruppo finiano al Senato è compromessa.

Fini paga alcune scelte, in primis quella di aver affidato la vicepresidenza del partito a Bocchino: decisione invisa all’ala moderata ma soprattutto mal digerita dall’altro fedelissimo del Presidente della Camera, Adolfo Urso… che si è sentito trombato. Ma Fini paga anche il fatto di non aver ancora sciolto il dubbio amletico: ESSERE O NON ESSERE (DI CENTRO-DESTRA)?

Il movimento finiano era partito bene, creando una lacerazione all’interno della silente coorte berlusconiana e raccogliendo i malumori di chi non sopportava più il mortorio di idee del Pdl. Ma attirando anche l’attenzione di alcuni trombati che cercavano una ricollocazione politica. Sta di fatto che la bandiera di questa scissione era la protesta per la mancanza nel Pdl di una linea politica democraticamente stabilita… i finiani speravano nella costituzione di un nuovo partito ricco di contenuto e più attento alla base.

Il problema che ad oggi non si capisce ancora bene quale sia questo contenuto, situazione che ha disorientato taluni. Inoltre il congresso appena svolto ha resuscitato gli antichi spettri delle decisioni prese unilateralmente dall’alto. Ora, una decisione anche se poco democratica viene accettata se condivisa, o se comunque si condivide il progetto che l’ha resa necessaria. Ma se questo non è compreso, ci si spaventa e si scappa. Scappano soprattutto i trombati che cercavano ricollocazione politica, temendo l’incertezza del futuro e preferendo i soldoni sventolati da Berlusconi.

Fini, se vuole sopravvivere politicamente e acquisire credibilità, non può più attendere: deve dire che cosa vuole fare da grande. Strizzare l’occhio alla sinistra sarebbe un suicidio politico e contrasterebbe con lo scopo che, a suo dire, ha motivato la nascita di Fli. Per diventare parte di un nuovo centro-destra, Fini non può e non deve dialogare con il Pd, nè può contare con i centristi di Casini & Co. Dato per certo il declino di Berlusconi e soci, l’unica via vincente per Fini è il dialogo con Bossi.

La Lega è la sola forza politica presente in Parlamento a proporre un disegno di società differente da quello attuale e collegabile ai principi della Destra. Se Fini non vuole abbandonare definitivamente questi valori, deve trovare un accordo duraturo con il Senatùr. Solo così potrà sperare in un ruolo di primo piano nel post-Berlusconi.

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