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FINE DELLO STATO DI EMERGENZA. ANZI NO

Fine dello stato di emergenza non significa ritorno alla vita normale, quello è un diritto che dobbiamo riprenderci tutti noi . 

Ho ragionato sulla speranza di tanti sospesi di rientrare al lavoro dal primo di aprile, sottoponendosi a dei tamponi pur di continuare a rifiutare il marchio della Bestia e il siero benedetto dai mondialisti.

Purtroppo la perfida strategia di chi vuole bollire la rana che si fonda da un lato sulla paura (non ti vaccini ti ammali e muori) e dall’altro sulla naturale speranza da parte di chi non vuole cedere al ricatto ma pensa che basti semplicemente aspettare e resistere perché tutto torni alla normalità mentre invece si preparano nuove misure di oppressione.

Il controllo fiscale e quello sanitario ormai saldamente interfacciati sono uno di essi e chissà cos’altro stanno preparando.

Occorre imparare a pensare altrimenti e costruire un progetto al di fuori dei paradigmi di una società malata nelle mani di criminali.

Penso, per esempio, in tema di istruzione, alle scuole parentali dove è già possibile per bimbi e ragazzi imparare liberi dalla museruola e senza il siero benedetto dai satanisti.

Ma ci sono anche altri ambiti ed esperienze da esplorare (ad es. autoproduzione di alimenti, gruppi di consumo solidale etc…).

Scelte velleitarie che avrebbero una valenza più personale che sociale? 

Forse ma – d’altronde – anche rinunciare per etica ad alcuni cibi non è diverso. 

Bisogna solo applicare lo stesso principio al resto delle proprie scelte, quantomeno per il bisogno di testimoniare che costruire un’umanità nuova è possibile ed è diversa da quella che vogliono imporci con un futuro da sierati a vita, privati di libero arbitrio, schedati in ogni movimento o scelta a colpi di QR Code.

Spero di non demoralizzare nessuno, la mia vuole solo essere un’esortazione a osservare i fatti e gli obiettivi che vengono perseguiti sulla nostra pelle, per essere pronti a reagire.

Gianluca Castro

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