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TROVEREMO L’ALBA DIETRO L’ IMBRUNIRE: INTERVISTA A EMANUELE RICUCCI

Come sapranno i nostri lettori, negli ultimi tempi il nostro think tank ha sviluppato un filone di interviste a vari protagonisti del mondo politico culturale. Dico vari perché parliamo di diverse personalità e diverse tematiche, che hanno un minimo comune denominatore: il lavoro metapolitico come alternativa al pensiero unico dove la critica assume tratti costruttivi. Oggi è la volta di Emanuele Ricucci autore del bellissimo libro “Contro la folla. Il tempo degli uomini sovrani” a cui abbiamo dedicato un articolo. Emanuele Ricucci, pensatore, prosecutore di alcune tesi di Vittorio Sgarbi, di cui è tra gli assistenti.

Grazie Caro Emanuele di questa intervista. Tu hai scritto recentemente per le Edizioni “Ritorno al Bosco” un bellissimo libro intitolato”Caduta matti. Racconti e mostri della follia contemporanea”. Vuoi spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta?

“Caduta Matti. Racconti e mostri della follia contemporanea” (edizioni Passaggio al Bosco) è un’ora e mezza di puro delirio in cui non si salva nessuno. Nemmeno l’autore. Un viaggio in satira e nel non sense più acuto che, però, un senso ce l’ha davvero: quello della realtà. Tra reale e surreale, ovvero la cronaca degli uomini, dell’arte, della politica, delle leggi, della televisione, dell’ideologia, del sesso, dei nostri giorni. Da destra, a sinistra, passando per la virtualità, la mediocrità al potere, la gratificazione istantanea, la morte dei ruoli e della lingua italiana, la globalità esasperata.

Un atto artistico, sì, senza vergogna alcuna! Un delirio di libertà politicamente scorretta che irrompe sulla scena dell’editoria. In ogni senso. Una critica ferocissima e scorrettissima a questo nostro presente in cui il capriccio si fa diritto e norma di legge, in cui gli uomini annullano se stessi e la religione dell’umanità, come la chiamerebbe uno strepitoso Jean Louis Harouel, in cui l’uomo facente funzione di Dio (e non più competitore dello stesso, con quel gusto che fu leonardiano) cerca redenzione da se stesso. Uno stato di ebbrezza culturale, linguistica, in cui la razionalità non esiste e il messaggio si compone in maniera totalmente inattesa. Ottanta pagine di lucida follia che nella distruzione compongono una piccola opera d’arte. Favole per adulti, racconti, aneddoti tra le pagine, evocando Sciascia e Cortazàr. Il testo si fa grafica, la punteggiatura si fa da parte, il senso si perde e si ritrova continuamente. Uno shock, uno schiaffo in faccia alla stupidità, a chi ci vuole rendere schiavi, ai romanzieri impegnati, alla miseria, ai corrotti, agli atti dimostrativi, agli esercizi di stile. Alla miseria degli uomini di oggi.

Con quest’ultimo lavoro, intendevo ampliare la trilogia degli uomini folla e degli uomini sovrani iniziata con i due pamphlet “Torniamo uomini. Contro chi ci vuole schiavi di noi stessi”, uscito con Il Giornale nel 2017, e “Contro la folla. Il tempo degli uomini sovrani”, con una potente critica di Vittorio Sgarbi, che giunge, ora, alla sua fase più acuta con “Caduta Matti”.

In sostanza: Non vi viene mai la nausea dei nostri giorni? Del telegiornale? Degli stucchi barocchi della sinistra, della poracceria della destra? Della mancanza di grazia, di bellezza, di armonia. Di SILENZIO. Dei virologi, degli intellettuali strilloni e sterilizzati come i gatti, degli aborti umani al governo dell’Italia?
Chi comprerà questo libretto lo farà per liberarsi. Per dare un calcio nel culo a tutto. Tutto cosa? A tutto ciò che insulta l’umana intelligenza. Un libro contro i libri, contro i replicanti, contro la lingua, contro le regole, contro. Ma lucidissimo. Contro tutto ciò che, ormai, non ha più senso, né logica, amore, né patria, coraggio, né lucidità. Contro l’infantilismo, ovunque diffuso, dei nostri giorni di diritti per tutti. Il libro è piccolo, ha gli spigoli molto appuntiti. Tiratelo, fa male. Anche perché non venderà nulla. E aprendolo lo leggerete perché. Alla fine direte “ma cosa caspita ho letto?!”

Come dicevo prima tu sei un pensatore prosecutore di alcune tesi di Sgarbi ma più propriamente vuoi illustrarci il Ricucci-pensiero?

Il Ricucci pensiero è indipendente. Dallo sgarbismo pesca dei colori, delle sfumature, dei modi. Descrivere minuziosente il Ricucci pensiero è complicato. Appare più facile inquadrare questa fase. Il Ricucci pensiero è marcatissimo ed è antropocentrico: follemente, costantemente, lucidamente. Si manifesta contro ogni dimostrazione forzata, contro ogni esercizio di stile. Ed è libero. La più grande battaglia da compiere in questo nostro tempo presente è quella contro l’autoannullamento degli uomini, ben prima e oltre le idee. Di questo, ad esempio, si nutre la trilogia degli uomini folla e degli uomini sovrani di sé stessi, Torniamo uomini (uscito con Il Giornale nel 2017), Contro la folla e Caduta Matti e tanti articoli scritti negli ultimi anni per Libero o Il Giornale, in tutto ciò che, col mio poco, posso evocare per far riflettere. Suscitare una riflessione. Punto, basta.
Ricostruire il tessuto connettivo umano. Tornare uomini, non restare umani. Restaurare le coscienze per evitare di affogare nel fango di un mondo che, parliamoci chiaro, non riusciamo più a reggere, che  amplifica la percezione delle nostre responsabilità e assottiglia sempre più la partecipazione che, gaberianamente, è prima essenza della libertà. Cittadini de iure, sudditi de facto. Odio a morte gli uomini sciatti, disintegrati, abortiti, che hanno rinunciato a vivere e a reagire, replicanti, sterilizzati. E qui, sognando Céline, di cui evoco il nome sottovoce, si compie la distruzione della storia in questi nostri giorni ipetrofizzati, globalizzati.
Quasi tutto il mio studio, ogni mia sensibilità, si rivolge a questo ambito, in questo momento. Perché ognuno che può permettersi di pensare faccia il suo, senza dover dare dimostrazione di un cazzo, proprio mentre “qualcuno” vuole estinguere tutto ciò che si frappone all’imposto, che si manifesta come alternativo all’imposto. Guardando in avanti. Gli uomini  sono il numero, poco importa se cento di loro fanno un solo cerebro lucido e funzionante. Eppure strillo fino a strozzarmi che prima di ogni visione geopolitica, economica, ideale, del mondo, occorre concepire il fatto che l’auto estinzione degli uomini è il più grande dramma contemporaneo. L’avvento degli uomini folla, che occupano solo spazio, vivono di gratificazione istantanea e nozionismo (ricevendo pezzi di informazione, h24, da talk show, dichiarazioni del leader, social network, che nell’incapacità di coltivarsi non riescono a comprendere ma solo a cucire nella fretta, generando percezione di conoscenza che, però, diventa giudizio emozionale sul reale), una busta di vermi che si sovrastano e che pretendono di condurre le loro emozioni a norma di legge, i replicanti, gli sterilizzati, i consumisti e conformisti perfetti che vivono uno stato di agitazione permanente, è il cancro dell’Occidente. Ma la lagna non mi è mai piaciuta. Abbiamo il dovere di trovare una soluzione a questo aborto. Così immagino la strada del ritorno, che non è utopia ma semplice realizzazione individuale, che può essere trasposta anche nella collettività: gli uomini sovrani di se stessi. Coloro che tornano a coltivarsi, unendo, quindi, da alleati del tempo, studi ed esperienze, visioni e suggestioni, letture e dubbi colmati da certezze; colore che tornano a dedicarsi la vita e si riconnettono con la profondità delle proprie dimensioni, dal coraggio, all’amore. L’uomo sovrano di se stesso è integro, l’uomo intiero dannunziano, che non è idealizzazione, non è di destra, né di sinistra, non è un superuomo, anzi, torna sulla strada della semplicità, che regge il tutto, dalla foglia, al figlio. In atomi, molecole e pensieri. Una codificazione che torna a far riscoprire il perché dell’amore che proviamo verso nostra moglie o nostro marito dopo tanti anni, che ci indica un rapporto sano e maturo verso i social e l’informazione televisiva e giornalistica, che ci riporta a vivere l’asse che ha reso grande il Rinascimento ed è eternità per gli uomini: Natura, Bellezza e Assoluto. Tratti che già Dominque Venner – di cui consiglio ai disperati la lettura – delineò fortemente.

È molto complesso riassumere ciò che penso. Ma questo è quanto anima la mia vita ogni giorni in questo momento, nonostante essa sia lambita da una tufacea e duratura tristezza per via di alcune questioni personali e profonde che, prima o poi, riuscirò a spazzare via.
Di Sgarbi, con cui ho la fortuna di lavorare e di condividere un rapporto meraviglioso, proseguo il ruolo di maturazione civile dell’arte. La forma della libertà che resiste all’idiozia, finanche alla più forsennata. Esplorazione, non archeologia. Prosecutori del creato non musealizzatori, feticisti del visibile impolverato, ma lettori dell’invisibile. Troveremo l’alba dentro l’imbrunire.

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