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GIOVANI E FILOSOFIA. QUALCHE SPUNTO

“I giovani cercano i divertimenti perché non sanno gioire. Ma la gioia è innanzitutto gioia di sé, quindi identità riconosciuta, realtà accettata, frustrazione superata, rimozione ridotta al minimo.” Esponente della psichiatria fenomenologica, Umberto Galimberti è filosofo, saggista e psicoanalista italiano, pregevole i suoi numerosi interventi per La Repubblica, da giornalista.

Interessante i suoi interventi sui giovani, un mondo così dinamico e complesso: in tempi recenti il filosofo Umberto Galimberti lancia una provocazione.

Galimberti scuote le coscienze affermando che i genitori devono iniziare a pensare all’intervento di un filosofo e non dello psicologo per le problematiche dei propri figli.

Con l’avvento del qualunquismo militante, con la banalizzazione anche del “respiro”, crediamo, che un’affermazione, di questo genere, è corretta. Oltre la provocazione, Galimberti vuolw atimolare un cambio di prospettiva di paradigma nell’affrontare i problemi giovanili. Quali i possibili vantaggi? La filosofia, con il suo profondo ragionare, ha provato da sempre a dare risposte alle tante domande dell’esistere umano. Nella fattispecie dei disagi giovanili, la filosofia dimostrerebbe la radice delle problematiche senza limitarsi ad evidenziare i sintomi. Ciò favorirebbe molto lo sviluppo del pensiero critico dei ragazzi. Attraverso la filosofia, i giovani possono imparare a pensare in modo critico e ad analizzare le loro esperienze in profondità, acquisendo strumenti per affrontare i problemi in modo autonomo. Ancor più importante sarebbe, attraverso la filosofia, riportare in auge l’Etica e i Valori, in una società dove questi sono ritenuti demodè. La filosofia può aiutare i giovani a esplorare e comprendere meglio i valori morali ed etici, consentendo loro di prendere decisioni più consapevoli e responsabili. Ma perché favorire questi stimoli? Da ciò scaturirebbe una maggiore apertura mentale. Ciò aiuterebbe, di molto, i ragazzi ad esplorare diverse prospettive e sviluppare una maggiore tolleranza nei confronti delle differenze. L’affermazione di Galimberti solleva importanti questioni sull’approccio educativo e terapeutico ai problemi giovanili, evidenziando l’importanza di considerare una gamma diversificata di approcci per aiutare i giovani a svilupparsi e affrontare le sfide della vita.

Come afferma, molto bene, Costanzo Preve oggi la filosofia purtroppo non gode di buona salute per molteplici ragioni.

In una società dove si tende ad omologare al Pensiero Unico, a cosa serve allenare al Libero Pensiero? Si dimentica mainstream che la riflessione filosofica, rimane una esigenza umana irrinunciabile. Essere pronti alla riflessione è uno strumento importante al superamento della sempre difficile e precaria esistenza dell’Uomo. Essa aiuta a scegliere. Ma, mainstream, si vuole questo? Ognuno si dia la risposta più opportuna.

Giorgio Colli e Pierre Hadot, lato loro, affermano a ragione che la filosofia moderna si è allontanata dalla lezione dei Maestri classici. Oggi, la filosofia è intesa come un discorso molto accademico ma lontano dalla vita reale e dalla sua quotidianità.

E’in questo contesto che conquista interesse e utilità la figura dello psicologo in questa chiave esistenziale.

Stante quanto osservato, siamo certi che in realtà non esistono problemi psicologici a cui rispondere con terapie ma, più correttamente, problemi esistenziali e spirituali. La psicologia ha un ruolo molto importante ma crediamo che vada inserita in un contesto di senso più ampio dove la filosofia riesca a riconquistare il suo ruolo di Sapere riconnettevo sull’Essere. Questo tipo di filosofia deve essere ripensato per allontanarsi da impostazioni poco proficue: l’approccio alla filosofia deve essere ripensata alla luce degli sviluppi del Postmoderno e, soprattutto, deve tornare alle sue radici Tradizionali. Utile un richiamo agli studi di Pierre Hadot e Marco Vannini, sul recupero della dimensione di esistenza vissuta in profondità che riscopre la dimensione contemplativa e dell’Homo Religiosos.

I giovani, non hanno bisogno solamente di “tecnici della mente” ma di un Ritorno al Principio. Lo sviluppo di quello che Corrado Pensa ha definito movimento neocontemplativo dove la diffusione delle dottrine orientali si incontra con una ripresa della migliore contemplazione Cristiana e con gli sviluppi della psicologia più attenta a confrontarsi con l’animo umano va nella giusta direzione. Stante quanto osservato, la provocazione di Galimberti è condivisibile purché la filosofia riprenda il suo cammino come strumento di riconnessione per un Origine sempre possibile come spiega bene Giovanni Sessa.

Paolo Guidone

 

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