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IL TRIONFO DELL’ HOMO OECONOMICUS

Il problema principale della nostra civiltà – e quindi anche della politica- è la dimenticanza dei veri principi. Solo partendo dai veri principi, e non da idee false, è possibile raddrizzare la nave, in tutto o in parte. Avere buoni e veri principi è quindi il punto di partenza, anche se non basta. Ma è la conditio sine qua non, quella che i ciechi pragmatisti, che si credono tanto concreti senza esserlo, non riescono a capire.

Da quali principi parte il signor Draghi? Pessimi, a cominciare dal primato dell’economia, e soprattutto della finanza, sulla politica. Egli è il collettore degli interessi della finanza internazionale. E’ l’uomo del Britannia e di Goldman Sachs. E quindi, per quanto possa fare accidentalmente anche qualcosa di buono, e magari lo farà, il suo operato di governo non potrà essere che complessivamente cattivo. Come cattivi non possono non essere coloro che lo definiscono “Il Ronaldo della politica” e svendono i propri ideali di ieri per appoggiarlo. Non può esserci buona politica partendo da principi falsi. Draghi sarà pessimo, come lo fu Ciampi e lo fu Monti. Perché le idee sono più o meno le stesse, e la mentalità la stessa. Nonché i poteri internazionali che li sostengono.

.Draghi non è e non può essere, il “migliore dei migliori”, come l’ha definito in modo quasi togliattiano e molto servile una giornalista televisiva.

Poiché l’autentica gerarchia tra le persone è innanzitutto di ambito spirituale e subito dopo legata alle capacità intellettuali, né i banchieri né i manager sono i migliori, ma solo dei tecnici, legati a conoscenze di tipo pratico-specialistico, materiale e quantitativo, di una ragione ridotta a calcolo. Sono cioè menti economicizzate fino al midollo, la cui pratica ossessiva con il denaro le appiattisce sul ragionamento puramente quantitativo e strumentale. Se fosse questo il criterio di valutazione, dovremmo considerare i computer migliori degli esseri umani.

L’economia monetaria riduce la mente a macchina calcolante, incapace alla lunga di rilevare le differenze quantitative. E introduce sempre un rapporto di indifferenza tra gli uomini.

Il banchiere, maggiordomo del capitale, non può appartenere né all’elite spirituale, né all’elite intellettuale nel senso autentico del termine. Può essere solo qualcosa: un brillante ma limitato homo oeconomicus.

Ovviamente questo non toglie che il banchiere, o il finanziere, possa anche essere malvagio, per avidità o per delirio di onnipotenza.

Accade spesso.

Martino Mora

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