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PAROLA D’ORDINE: RESISTERE

I recenti accadimenti legati al business dell’immigrazione clandestina , oltre ad aver pesantemente monopolizzato la dialettica politica con pesanti ripercussione per il nostro Paese, sia in ambito interno che in sede europea, ha  indirettamente permesso di far emergere, perlomeno, alcune inconfutabili verità.  In primo luogo, risulterebbe oggigiorno alquanto complicato, per le forze progressiste, poter banalmente liquidare come “complottistico” quell’oscuro, ma al contempo sempre più percepibile, progetto sorosiano  che,  nel “meticciato culturale”, vedrebbe  solo uno dei tanti infidi obiettivi che lo stesso Soros avrebbe in serbo per le nostre comunità.

Dietro la repentina, quanto imprevedibile  ed incoerente,  metamorfosi mostrata dal M5$ che, con disarmante naturalezza, si rende protagonista di quell’innaturale balzo da forza antisistema a forza progressista,  si nasconderebbe, in realtà,  la longa manus  dei noti ed onnipresenti poteri,  il cui vero obiettivo, si condensa permanentemente nella destabilizzazione  di tutte quelle  realtà territoriali  caratterizzate da uno spiccato orientamento sovranista.

Ma è pur vero che, il potente Soros , sulla cui testa ricordiamo  pende una condanna a morte ed un ergastolo, spregiudicato speculatore e magnate incontrastato della finanza internazionale, fondatore della Open Society Foundation, amico e finanziatore  di +Europa  di Emma Bonino, si ritrova però umiliato e costretto alla fuga dalla sue piccola  terra d’origine, ove il lungimirante Primo Ministro Viktor Orban, attraverso lo sviluppo sistematico dell’egemonia culturale, ha fondato il proprio potere  sull’onda del consenso.

Orban, leader incontrastato del Gruppo di Visegrad, ha tenacemente osteggiato negli anni, le pesanti ingerenze di Soros  che, attraverso la strumentalizzazione ideologica delle varie associazioni da lui finanziate e controllate, si spinse persino a favorire un’aberrante alleanza, in terra magiara, tra i socialisti dell’ MSZD e l’ultradestra, dichiaratamente antisemita, dello Jobbik. Tutto ciò, naturalmente,  in chiave anti FIDESZ, colpevole  a dir suo, di essere un partito eccessivamente tradizionalista, sovranista e smodatamente legato alle storiche ed innegabili radici cristiane della stessa Ungheria.

Accusato recentemente di  aver usufruito di una borsa di studio offerta da una fondazione sorosiana nel corso degli anni novanta, risulterebbe doveroso precisare, a scanso di equivoci, che tale rapporto intercorso tra lo stesso Soros e l’attuale  Primo Ministro magiaro, non ne inficerebbe l’affidabilità, ed il grado di coerenza, da sempre mostrata da quest’ultimo. Del resto, le risapute e gravi vicissitudini economiche a cui andarono incontro i fratelli ungheresi all’indomani della caduta del blocco sovietico, certamente non permisero, ai più, grandi possibilità di scelta in ambito formativo. Saper cogliere le opportunità in un contesto di disfacimento politico-sociale, pertanto, non può venir considerato, onestamente,  come emblematico gesto di opportunismo politico. Del resto, per coerenza, tocca ribadir che ugual sorte toccò anche ai polacchi di Solidarnosc.

Piuttosto, ciò che realmente emergerebbe in merito a quegli anni, fu il maldestro tentativo di matrice ideologica, messo in atto dal magnate magiaro-statunitense,  di monopolizzare e dominare, attraverso cospicue donazioni, le menti delle giovani ed emergenti intellighenzie della Mitteleuropa, al fine di controllarne i futuri destini. Circa la costante retorica inerente al coinvolgimento di Orban nella struttura partitica del precedente regime filosovietico ungherese, vi è da dire che, in tali contesti totalitari, ove coscienza e conoscenza di altre opportunità e realtà sociali sono fattori preclusi ai molti, il biasimo rappresenta una mera meschinità. D’altronde,  le sempre più insistenti voci di un presunto ruolo attivo della Merkel nella Stasi della ormai dissolta DDR , o sulle imbarazzanti foto che immortalarono  il Presidente emerito Giorgio Napolitano in camicia nera, nessuno ne ha mai, giustamente, proferito parola. E’vero, Orban a volte ha cambiato idea, ma quando si è reso protagonista di ciò, differentemente da quanto accade oggi sul panorama politico italiano, non ne ha mai tratto vantaggio alcuno. E’ proprio grazie a queste grandi personalità, sulle quali spicca il risoluto e sempre più convincente  Matteo Salvini, che“la speranza”in un visione di un’ Europa diversa, prendendo in prestito le parole di Tolkien, “oggi divampa”!

In considerazione di quanto affermato fino ad ora, le valutazioni e le motivazioni riguardanti la recente crisi governativa sfociata lo scorso Agosto, vanno necessariamente ricondotte  ed inquadrate in seno a tali dinamiche globali che rimandano ad un più titanico scontro in atto, tra le forze identitarie e sovraniste  da una parte, e quelle progressiste dall’altro. In tale conflitto  post-ideologico,  si sancisce in Italia, il definitivo passaggio della compagine populista tra le fila dei vecchi avversari d’un tempo.

Le forze  pentastellate, ree di aver creduto che i mali della democrazia si potessero banalmente risolvere attraverso una maggiore partecipazione diretta, paradossalmente terrorizzati del sommo giudizio elettorale, cadono inesorabilmente sull’ignobile brama di poltrone, e sotto i colpi di chi, della coerenza e del servizio alla propria comunità ne fa quotidianamente la propria bandiera, da sempre. Per noi, la vera libertà, come afferma Platone, risiede nell’essere padroni e protagonisti della nostra vita e nel fare, al contempo, poco conto sulle ricchezze. Perché il nostro unico patrimonio, che incessantemente bramiamo, è inesorabilmente connesso al legame trascendente che dal sangue e della terra trae il proprio vigore!

Giuseppe  Fontana

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