LA PARTITA DI SALVINI
Affaritaliani intervista Arduino Paniccia
Professor Paniccia, come può cambiare la linea della politica estera italiana dopo il viaggio di Matteo Salvini negli Stati Uniti?
Questo viaggio porta dei cambiamenti interessanti. Salvini sta tracciano una linea che si rifa alla lunga tradizione di amicizia e alleanza con gli Stati Uniti. Il leader della Lega sta cercando di riportare al massimo livello il legame con Washington dopo che il rapporto si era logorato a causa di varie vicende. Ma è un rapporto storicamente profondo anche in tempi recenti, come dimostrano le nostre non scontate partecipazioni alle missioni in Afghanistan e in Iraq.
E poi che cosa è successo?
E’ successo che piano piano l’Ue con tutti i suoi pesi e fardelli ha riempito le nostre vite con un’Italia che ha rischiato e rischia ancora di finire in una posizione evanescente, travolta dai problemi dell’Ue. Ora invece stiamo cercando di far capire agli Stati Uniti che l’Italia non resta a guardare e che possiamo avere un ruolo importante.
Quale ruolo?
Noi non possiamo essere dei semplici portaborse, possiamo imporci come mediatori privilegiati tra Stati Uniti e Russia ma anche tra Stati Uniti e Cina. Dobbiamo segnalare all’alleato problemi irrisolti, come quelli sui Balcani, che ci riguardano da vicino, e quelli sulla Libia. Sui Balcani è già in atto un braccio di ferra tra Nato, Russia e Cina, con l’allargamento dell’Alleanza Atlantica a nuovi paesi come la Macedonia del Nord o al Montenegro.
Che ruolo può giocare l’Italia nei rapporti tra Usa e Russia?
Noi abbiamo un vecchio rapporto con la Russia. Parlare con Mosca non può essere considerata una cosa esecrabile. Purtroppo si sta spingendo la Russia verso Oriente e si è creato un grande vuoto nell’Europa dell’Est. Dobbiamo convincere gli americani a non continuare a installare missili nei paesi dell’Europa orientale perché questo significherebbe la morte definitiva dei rapporti con la Russia, i quali sono fondamentali in un contesto di contenimento della Cina.
Gli Stati Uniti sembrano però procedere in maniera opposta, utilizzando lo spauracchio di Mosca per cementare il blocco baltico e di Visegrad in funzione anti tedesca.
Sì, ma gli americani non si possono illudere. La Cina non la si riporta all’ovile solo con la guerra dei dazi, serve la Russia. E questo mi pare che Salvini l’abbia capito.
l riavvicinamento agli Stati Uniti può implicare un allontanamento dalla Cina da parte dell’Italia?
Io credo che il governo possa e debba far capire che un progetto mastodontico come quello della Nuova Via della Seta non possa essere ignorato e che vi si possa parteciparvi sotto un profilo meramente commerciale e non politico. D’altra parte ritengo sia meglio collaborare coi cinesi in un proprio porto e allo stesso tempo controllandone direttamente le mosse che non invece lasciargli mano libera in un altro porto magari a solo qualche decina di chilometri di mare di distanza.
Washington però non è sembrata però per nulla contenta dell’adesione alla Belt and Road Initiative.
Bisogna far capire agli Stati Uniti che collaborare coi cinesi dal punto di vista commerciale non è un tradimento ma può anzi avere un importante funzione di controllo di una potenza geopolitica già ben presente alle nostre porte. Allo stesso tempo, passando all’Ue, non è che l’Italia non può fare affari con la Cina perché la cosa disturba la Germania. Se le perplessità sono geopolitiche è un conto, ma se non va bene che l’Italia chiuda accordi con Pechino perché altrimenti vengono disturbati i porti di Amburgo e Anversa allora la cosa si fa meno simpatica.
Per rimanere alla Cina, Pompeo ha esternato ancora una volta a Salvini la posizione ostile della Casa Bianca su Huawei. Il colosso cinese però è già ben radicato in Italia dove è coinvolto direttamente nello sviluppo del 5G. Pensa che Salvini possa rivedere il dossier Huawei? La cosa creerebbe problemi con la Cina e la stessa azienda?
Dei problemi ci saranno. Allo stesso tempo però vorrei dire che non è scritto sulla Bibbia che tutto l’occidente debba vivere acquistando prodotti di base cinesi. Se ci sono accordi bisognerà rivederli. A livello di rapporti con Pechino, c’è da dire al momento non mi risulta che l’interscambio sia dal valore così irrinunciabile, anzi. Al di là delle tante parole i numeri rimangono piuttosto modesti. E’ evidente che qualcosa non funziona.
A proposito di Libia, invece, che cosa possiamo ottenere dagli Stati Uniti in cambio di una posizione più critica sulla Cina?
Dobbiamo essere in grado di pensare a quale possa essere l’assetto futuro della Libia. Si potrebbe ipotizzare una conformazione alla bosniaca con una federazione divisa in tre entità o alla irachena, ma bisogna convincere gli americani a sponsorizzare una posizione di questo tipo e di sedersi al tavolo con Italia, Francia e le fazioni libiche per renderlo realtà.
Durante la sua missione negli Usa Salvini ha strappato anche l’appoggio alle sue politiche economiche come la flat tax. C’è da aspettarsi una linea del governo più dura con l’Ue, anche alla luce della possibile procedura di infrazione?
Direi proprio di sì. C’è da aspettarsi che Salvini soprattutto insista sulla flat tax e accenda i toni con Bruxelles forte dell’appoggio di Trump.
Siamo ai prodromi di una Italexit? A Washington converrebbe un’Italia fuori dall’Ue?
Al momento no, ma le cose potrebbero cambiare in uno scenario futuro nel quale le vicende dei rapporti con Russia e Cina non fossero più controllabili. A quel punto agli Usa potrebbe convenire avere una Nato del tutto diversa da quella di oggi, slegata dall’Ue e con alcuni paesi fuori dalle istituzioni comunitarie, in primis Gran Bretagna e la stessa Italia. Si tratta di un azzardo rischioso e ancora non concretizzabile ma non impossibile. Se una volta pensavamo che l’Italia avrebbe potuto uscire dall’Ue per un problema legato all’euro oggi invece stiamo iniziando ad accorgerci che la cosa potrebbe avvenire per un problema legato alla Nato. E credo che Salvini abbia capito anche questo.
C’è l’ipotesi che la guerra commerciale diventi concretamente una nuova guerra fredda anche dal punto di vista militare?
Il rischio esiste. Innanzitutto bisogna capire che cosa succede sui trattati balistici. Sono accantonati oppure si faranno nuovi trattati non solo coi russi ma anche con i cinesi? Se piantiamo missili in Polonia e Romania viene fuori un vulcano che rischia di eruttare in qualsiasi momento.
La linea di Salvini rischia di creare dissidi all’interno del governo italiano in materia di politica estera?
Io non credo. I problemi possibili sono legati alla Cina, con la quale comunque ritengo si possa continuare a collaborare con la partecipazione in alcuni porti come quello di Vado Ligure.
Ma una linea fortemente filostatunitense potrebbe davvero piacere anche al M5s?
Non mi pare ci siano alternative concrete. E sono convinto che anche il M5s possa avere interesse a far vedere al proprio elettorato che il governo non vuole più essere trattato dall’Europa come è stato trattato nell’ultimo decennio.
Lorenzo Lamperti per affaritaliani.it
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