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REFERENDUM: UNO SCHIAFFO NIENTE MALE AI NAZIONALISTI

Brucia, eh?

Presto arriveranno le elezioni politiche e nei partiti è fermento, ma soprattutto in Fratelli d’Italia, dove è in atto una guerra. Ed è guerra vera: il partito, come è noto, è nato perché il PDL sciogliendosi ha riproposto Forza Italia e la rielezione di tutti i parlamentari non era garantita. Ecco allora Giorgia Meloni attivarsi subito per provare a rientrare in parlamento con un nuovo soggetto politico che ricordasse Alleanza Nazionale. Fin qui tutto bene, infatti l’operazione riuscì e una decina di parlamentari riuscirono a farsi rieleggere. Le Europee, invece, non andarono bene: il quorum non venne raggiunto e FdI cominciò il suo declino; alle amministrative fu un disastro, tanto che a Milano, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, nessun consigliere comunale è dichiaratamente di Destra (possa Costanzo Preve perdonarci, NdR).

Ma i sondaggi danno il partito in crescita e indicano il partito di Giorgia Meloni tra il 4 e il 5%, ma, realisticamente parlando, il dato non è indicativo, né certo. Nelle ultime amministrative (anche se è vero che alle politiche la Destra prende qualche voto in più che alle comunali o alle regionali) FdI, al Nord, non ha superato quasi mai il 2% e lo stesso è successo in alcune regioni del Sud.

Le regioni più popolose sono Lombardia, Veneto, Lazio e Sicilia. Tra queste 4 regioni FdI esiste solo nel Lazio e Giorgia, come tutti i dirigenti sanno bene, sa che non è facile arrivare al 3% nazionale… Dovrebbe essere una meta che si può raggiungere, ma non c’è nessuna certezza.

Molti votano FdI perché non vi è alternativa se si è di Destra e si vuole avere rappresentanza in Parlamento, quindi, alle politiche, ecco crescere il voto tricolor-fiammeggiante. Ma quest’anno vi è un grosso rischio: Matteo Salvini. Il capo della Lega si sta organizzando per sbarcare nel sud con forza e lo sta facendo coinvolgendo diverse organizzazioni. Il piano è quello di fondere tutto in un nuovo contenitore, dal Fronte Identitario al MNS come a NcS, a Grande Sud e altre formazioni minori. questa operazione toglierebbe molti voti a Giorgia Meloni e, probabilmente, la percentuale del 3% sarebbe a rischio.

Ecco allora Giorgia attaccare Salvini sulla legge elettorale e sul referendum: il tutto serve ad avere visibilità e a distinguersi dal maggiore concorrente, la sua mossa è politicamente corretta, facendo così si smarca e si radicalizza fortemente al centro sud in opposizione a Salvini e al referendum per il nord. Difendere il nazionalismo contro il referendum per maggiore autonomia a Lombardia e Veneto serve solo a tirare un solco con la Lega in una logica semplice: la Lega parla all’Italia ma poi vuole la secessione, noi siamo per l’Italia unita e difendiamo il centro-sud. Giorgia è brava ma al Nord si sono arrabbiati: Viviana Beccalossi e Ignazio la Russa hanno cercato di spiegare che al nord FdI sosteneva il voto al referendum e che Giorgia sbagliava perché il referendum non metteva in discussione l’unità del paese. Ma chi si è arrabbiato molto è Carlo Fidanza, che ha fatto due calcoli e ha capito che così facendo lui non ha spazio per entrare in parlamento: è fuori da tutto.

La Legge elettorale

La legge, in realtà, è una garanzia proprio per FdI e Giorgia dovrebbe ringraziare la Lega e Forza Italia che facendo passare la nuova legge elettorale ha garantito qualche parlamentare a FdI. Infatti i collegi elettorali uninominali saranno distribuiti in relazione ai sondaggi e questo garantisce eletti certi per Giorgia: se fosse rimasta la vecchia legge elettorale, con uno sbarramento al 4%, sarebbe stato quasi impossibile avere eletti, Giorgia lo sa. Con la legge appena approvata sarà certa una componente di FdI alla Camera come al Senato.

E Fidanza, allora? Perché Fidanza si è arrabbiato? Chi fa politica da anni sa bene che la spartizione dei collegi è qualcosa di complicato e tutti portano a casa dove possono portarlo. Mentre Viviana Beccalossi ragiona sulla Lombardia e Ignazio la Russa può candidarsi anche in Sicilia, Carlo ha solo Milano e qui, la battaglia, è per lui impossibile. In Lombardia i collegi “destrorsi” vincenti saranno distribuiti quasi tutti a Lega e F.I. FdI eleggerà i suoi rappresentanti soprattutto nel Lazio e in Puglia, le uniche due regioni dove realmente esiste. L’unica speranza è superare il quorum del 3%, probabile, ma complicato e anche raggiungendo il quorum sarà improbabile eleggere un deputato nel collegio di Milano.

La guerra è solo all’inizio, gli interessi individuali sono molti e se alcuni fanno notare che Fidanza non dovrebbe parlare visto che è “mantenuto” (così dicono in FdI) dal governatore Toti e ha garantito uno stipendio, altri sono invece pronti a schierarsi con chi di dovere per cercare di ottenere qualcosa.

Giorgia Meloni dovrebbe ringraziare sinceramente Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, grazia e loro la prossima legislatura vedrà certamente ancora FdI in parlamento e anche in Senato.

Fabrizio Fratus

PS: Noi, invece, ci chiediamo a cosa siano serviti i parlamentari di FdI in questi anni. Quale proposta di società propongono? Perché invece di aprire e creare un vero soggetto di Destra hanno chiuso e lavorato solo per il Lazio? Quale attività culturale hanno proposto al paese? Insomma, qual è la loro utilità a Destra?

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