L’UNICO MODO DI ALEMANNO E STORACE PER ESSERE UTILI ALLA DESTRA
Poichè fioccano i commenti di scherno sul nuovo partito di Alemanno e Storace, vogliamo suggerir loro come riuscire a far qualcosa di buono per la destra
Alemanno e Storace hanno fondato un nuovo partito di destra e hanno anche annunciato il perchè hanno avuto questa originalissima idea: rilanciare la destra italiana, facendosi federatori delle varie forze politiche sotto la bandiera del sovranismo e convincendo quei 5 milioni di elettori ex An rifugiatisi nel non-voto a tornare alle urne.
Qualcuno spieghi ad Alemanno e Storace perchè quei 5 milioni non votano più. Non per mancanza di un partito da votare ma per i politici che in quei partiti continuano a mostrarsi. Tra questi ci sono anche Alemanno e Storace e poco importa se giustamente o meno perchè – in democrazia – piaccia o no il giudizio degli elettori è sovrano. Non a caso persino a Roma, dove il primo è stato sindaco e il secondo governatore, alle ultime elezioni i due hanno preso lo 0,6%. Quell’elettorato vuole il nuovo e il nuovo oggi è Salvini.
Né è facile che i due vengano giudicati credibili come ricompositori della destra, poichè entrambi sono giudicati tra i responsabili della sua deflagrazione. E i decenni di presenza sugli scranni della politica rendono loro impossibile giocarsi la carta della novità. Un riassemblamento necessita di figure promotrici che conoscano il terreno da coltivare ma che nulla c’entrino con gli edifici che là sopra erano stati mal costruiti e poi crollati.
Tantomeno potranno riuscire a farsi con successo promotori del sovranismo. Il lancio del sovranismo è opera di Salvini, che quando ha iniziato fu snobbato e deriso da chi ora lo rincorre. E Salvini per portare avanti il sovranismo è dovuto finire ai ferri corti con Berlusconi, amante dell’UE. L’inaugurazione del partito di Alemanno-Storace invece è avvenuta proprio con la benedizione di Silvio, il che emana odor di fregatura.
La stessa fregatura emersa ai tempi della nascita de La Destra, il partito che Storace (chi scrive l’ha persino aiutato a nascere a Milano salvo poi pentirsene subito dopo), presentò come reazione d’orgoglio all’egemonia dell’ex Cav e che invece si scoprì essere operazione voluta proprio da Silvio per ostacolare AN e agevolare Forza Italia (infatti la Santanchè si candidò premier contro di lui per diventare a elezioni finite fondatrice del Pdl). Ora si maligna che questa nuova iniziativa abbia lo stesso zampino, stavolta per ostacolare Salvini e Meloni.
Alemanno e Storace però un modo di essere utili alla destra lo hanno. Non è riciclarsi e neanche per forza farsi rottamare. Alemanno e Storace sono un pezzo di storia di destra che, nel bene e nel male, ha lasciato un’eredità della quale fare tesoro. Far tesoro ad esempio dei loro fallimenti a proposito dei quali, se redenti, possono essere ottimi insegnanti alla classe dirigente emergente. Quella che in molti casi in passato ha guardato a loro e che – in qualche caso sparuto – ancora a loro guarda.
Quel che Alemanno e Storace devono fare è dunque un passo indietro. Capire che il loro tempo come condottieri è finito e che quel che è ora di passare il testimone svolgendo semmai il ruolo del vecchio padre saggio. E un vecchio padre, se saggio, è molto utile ai figli anche senza un passato impeccabile alle spalle. Questo insegna la Tradizione: nessun reset nel passaggio da padre in figlio ma consegna degli insegnamenti e aiuto alle nuove leve.
Imitando quel che a destra pare stia finalmente iniziando a fare la Meloni. Che ha capito che Fratelli d’Italia sarebbe rimasta rigettata in eterno dagli elettori finchè non avesse sostituito la solita vecchia dirigenza e così ha iniziato il ricambio, spostando in seconda fila gli attori del passato e dando spazio ai giovani (vedasi Donzelli in Toscana) che stanno pian piano rigenerando l’immagine logorata di quel partito e dunque della Meloni. Che infatti pian piano risale nel gradimento. Se faranno così, allora sì che potranno far parte di un progetto che abbia una continuità politica. Perchè bisogna esser rivoluzionari ma mica giacobini.
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