IL CENTRODESTRA MILANESE FA RIDERE I POLLI (E HA FATTO VINCERE IL SÌ)
Milano ha votato Sì perchè il centrodestra non è credibile. Il futuro è Salvini-Meloni
Il centrodestra milanese può esultare fino a un certo punto a proposito del referendum. Nell’ambito della disfatta di Renzi e della vittoria a valanga del No, Milano è la città che più si è fatta notare per essere andata in controtendenza.
A Milano, dove il Movimento 5 Stelle non ha la consistenza politica che ha nel resto d’Italia, ha vinto il Sì. A Milano, dove fino a un paio di mesi fa si celebrava Stefano Parisi come il nuovo messìa tanto atteso in grado di rappresentare finalmente un’alternativa seria concreta e vincente a Renzi, ha vinto il Sì. A Milano, dove si commentava il ballottaggio Parisi-Sala dicendo che la sconfitta di misura alle comunali era la prova che il modello del vecchio centrodestra tutto unito è vincente, ha vinto il Sì.
Peccato che, sommando il vecchio centrodestra tutto unito alla parte della sinistra che non ha sostenuto Renzi e aggiungendoci poi il 5 Stelle, a Milano avrebbe dovuto stravincere il No. Come nel resto d’Italia.
E invece ha vinto il Sì. Stravincendo nel centro storico a dimostrazione del fatto che la riforma costituzionale era un feticcio dei salotti e non una necessità del popolo. Ma il punto è che anche nei municipi governati dal centrodestra il No non ha affatto sfondato (il massimo è stato 52% in Zona 2) e in qualche caso ha anzi visto la prevalenza del Sì: nelle zone 4 e 7 ha vinto il Sì, nella zona 5 è stato un quasi pareggio.
Il vecchio centrodestra milanese continua dunque ad avere un problema: Milano non si fida più del vecchio centrodestra. Nel resto d’Italia questo concetto è già stato recepito da un pezzo e il contributo che Salvini e la Meloni sono riusciti a dare alla volata del No è la dimostrazione. Milano invece è arroccata sul falso mito della coalizione moderata, che nel 2011 ha fatto sì che la Moratti prendesse una batosta memorabile, nel 2016 che Sala riuscisse a vincere nononostante i cinque anni di Pisapia e – sempre nel 2016 – che a Milano il Sì al referendum riuscisse a vincere nonostante in tutta Italia venisse clamorosamente bocciato.
Milano, che è sempre stata politicamente avanguardia, per quanto riguarda il centrodestra si ritrova ora a essere retroguardia. Firenze, a novembre, è stata prima teatro della grande manifestazione del No e poi teatro del grande evento identitario congiunto Lega Nord-Fratelli d’Italia.
Milano, ora, impari da Firenze.
di Vincenzo Sofo (tratto da Affaritaliani.it)
per quanto mi riguarda,quindi già’ da,in piena Democrazia,hanno ben poco da ridere ,e non si parla di sicuro di aver ora qualche cosa da rifare,ma certamente da creare un completamente nuovo, un qualche cosa,che mai pare sia esistito prima .Un assoluta novità’,poiché’ inutile fantasticare coi sogni,dato che e’ da sempre che sono solo sogni,e non altro. Tra l’altro,nella realtà’,abbiamo solo che la conoscenza e avuto a che fare, ai Presidenti della Repubblica,che’,anziché’ fare il proprio obbligo e dovere, si sono obiettati in favore della politica,quindi lo possono fare. Il Presidente della Repubblica,ha bisogno di soldi,questo e’ chiaro. Il proprio obbligo,quando vuole lo’ fa’,ma quando non vuole non lo fa’,certo e’,dello stesso Presidente della Repubblica ,uno scopo individuale di guadagno ,nei momenti di sua altissima crisi di guadagno.
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