CIALTRONI DIGITALI
Spegnete il pc, prendete un pallone, andate all'oratorio e imparate un po' di umiltà
Il massimo trionfo della scienza sembra consistere nella velocità crescente con cui lo stupido può trasferire la sua stupidità da un luogo a un altro. (Nicolàs Gòmez Dàvila)
Apparire è l’unica cosa che conta, non importa dove o come, ma l’esistere è relativo all’immagine che si ha di se stessi in relazione al sociale. Nel mondo occidentale vi sono moltissimi esempi per cui oggi l’essenza dell’esistenza si realizza grazie alla forma e alla sua manifestazione. Dai tatuaggi alla condivisione di ogni proprio pensiero sul web tramite i “social media”, lo scopo: esistere.
Ma di quale esistenza parliamo? Nati e cresciuti nel tempo della televisione e dei personal computer, la nostra esistenza è passata dal reale al virtuale, conducendo le persone sempre più verso una disumanizzazione dei rapporti e, di conseguenza, verso una maggiore rappresentazione del proprio io. L’esaltazione della propria persona ha portato non tanto a confrontarsi e a rapportarsi con la realtà, quanto, piuttosto, a sviluppare una verità soggettiva scevra di una visione complessiva dell’esistenza.
Ieri il microcosmo della vita vissuta, fatto di famiglia, parrocchia, scuola e quartiere, metteva la persona a confronto con la sua piccola realtà, ma non mancava la comparazione con la propria persona, da cui emergeva una solida dignità. Oggi, gli effetti dei media sono verificabili in ogni istante in campione sociale composto dai ragazzini sino ai trentenni: una massa di persone interessate solo ad apparire e a riempirsi del proprio io. Così, è facile scoprire sul profilo della ragazzina vicina di casa i suoi nuovi capi di vestiario, indossati come fosse una modella, o il proprio dirimpettaio destreggiarsi quale nuovo pensatore decantante verità assolute sul tutto (qui concedeteci un pizzico di autoironia, NdR).
È il mondo dell’informazione in cui il sapere ha abbandonato il campo della conoscenza per lasciarlo al nozionismo: se in passato eravamo un paese di allenatori di calcio, oggi siamo un paese di mitomani, nel quale tutti si autocandidano a essere rappresentanti del Nulla. Facciamo riferimento alla nostra immagine come idolo da rappresentare ovunque e scimmiottiamo modelli e icone a noi care senza renderci conto di non avere ancora realizzato il percorso per potere rappresentare quanto vorremmo. La ricerca di essere rappresentanti di un “qualcosa” è la soluzione alla solitudine di questi giovani che sono straordinariamente soli.
Continua…
Fabrizio Fratus
Io infatti ho mollato facebook per la disperazione.Cancellato l’account(è semplicissimo).Non ne potevo più di quella Babele di cazzate.Quel belare,belare,belare…..compreso il mio.Magari fossero solo i ventenni/trentenni,purtroppo ci sono pure i 50/60enni che sono anche peggio!