TOSI COME FINI. PER SPEZZARE LE ALI A SALVINI
Non è per dire "Noi ve l'avevamo detto", ma...
Confesso che non capisco più Flavio Tosi. O forse lo capisco fin troppo bene. Lo stimavo deplorando la stampa quando lo dipingeva come un pericoloso fasci-leghista che andava tenendo a guinzaglio una tigre. Era il 2007. E da allora Tosi si è dimostrato un ottimo sindaco di Verona, non a caso riconfermato trionfalmente.
Poi, improvvisamente, qualche tempo fa, iniziai ad ascoltare su Radio24 un altro Tosi, che non cavalcava più i temi originari della Lega, ma era diventato politicamente corretto, molto vicino agli argomenti e soprattutto alle sensibilità dell’establishment italiano e soprattutto europeo. Pensai: vuoi vedere che Tosi è passato surrettiziamente dall’altra parte? Mi ricordava – e non era un caso – lo stesso percorso di Gianfranco Fini.
Allora pensai: Marcello, ti sbagli. Ora, da lontano, seguo le vicende della Lega. E mi dico: no, non mi sbagliavo. Il comportamento di Tosi è incomprensibile. Non si limita a contrastare la leadership di Salvini, come capita in tutti i partiti con le correnti di minoranza, ma va oltre. È diventato un provocatore, uno che frena, che divide. Anzi, che spacca. Proprio come faceva Fini con Berlusconi. La ragione di quella metamorfosi a mio giudizio è chiara: Fini cambiò personalità e linea politica dopo essere stato a Bruxelles vicepresidente della Convenzione europea assieme ad Amato. E come capita a tanti politici italiani, una volta preso contatto con chi detiene davvero il potere in Europa e anche in Italia, decise di cambiare traiettoria.
Fini era il delfino naturale di Berlusconi, divenne, incomprensibilmente per il pubblico italiano e per gli estimatori del vecchio Gianfranco ma con il compiacimento delle lobby europeiste, colui che ostacolava in ogni modo il Cavaliere, difendendo ad esempio la società multietnica e gli ideali dell’Unione politica Europea. Il risultato lo conosciamo: il centrodestra si spaccò e Fini riuscì a logorare Berlusconi dall’interno. A dargli il colpo del ko ci pensarono le inchieste giudiziarie.
Ora io non conosco le ragioni che hanno portato Tosi a questa metamorfosi, ma mi sembra evidente che lo scopo della sua ribellione sia analogo a quello di Fini. Ora che la Lega vola nei sondaggi, muove le folle nelle piazze (a Milano e persino a Roma) e Salvini diventa davvero un’alternativa a Renzi, emerge all’interno del partito un leader che crea tensioni, che crea smarrimento nella Lega e nel pubblico, che cerca di impedire una vittoria politicamente molto significativa in Veneto.
Un provvido guastatore. Per spezzare le ali a Salvini. Nell’interesse di chi mi sembra fin troppo evidente.
Marcello Foa da Il cuore del mondo
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