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Augurare la morte agli israeliani è roba da partigiani

Due Popoli, due Stati: perchè essere israeliani non vuol dire per forza essere stronzi

La guerra tra “Palestina” ed Israele accende sempre gli animi in cui spesso vi è un atteggiamento partigiano dove la logica viene dimenticata a sostegno di pensieri standard e spesso retorici.

Spesso – ma oserei dire sempre – in tali occasioni si prescinde dal cercare di comprendere quanto avviene realmente ma si predilige la posizione di partigianeria. Capita allora che nel tardo pomeriggio mi arrivi un sms che mi chiede cosa ne pensi di alcuni passaggi dell’editoriale di Marco Petrelli e, nello specifico, dell’idea che la soluzione del problema tra Palestinesi e Israeliani passerebbe dal reciproco riconoscimento e quindi nel discorso di “due popoli, due stati”. Credo che razionalmente sia una soluzione auspicabile e corretta per molti versi… Ma è una soluzione possibile? Realizzabile? E, soprattutto, è una soluzione voluta?

Il commento di Marco, lo specifico subito, a mio avviso è condivisibile in molte parti: sono d’accordo con quanto ha scritto e un suo commento (“non è una pulizia etnica israeliana ai danni degli arabi, bensì un’azione dura e implacabile contro un nemico che con la Palestina e i suoi interessi ha ben poco cui spartire”) sicuramente avrà fatto sobbalzare i filo palestinesi; ma è anche vero che Israele non vuole e non vorrà mai uno stato palestinese per motivi diversi e tutti, dal loro punto di vista, condivisibili. Israele ha necessità di avere uno “scudo” protettivo da tutti quelle nazioni confinanti che mai lo hanno riconosciuto come stato e, qualora se ne presentasse l’opportunità, interverrebbero per annientare la nazione degli Ebrei. Altro motivo per cui ad Israele non potrebbe realmente mai interessare il discorso suggerito da Petrelli è il fatto di promuovere un’espansione costante e organizzata dei coloni nei territorio occupati.

Già i due motivi esposti evidenziano un’impossibilità della realizzazione di “due stati due popoli”. Queste, inoltre, sono solo motivazioni viste da Israele: gli stessi Palestinesi puntano ad una logica di riconoscimento solo come azione tattica, mentre nella strategia è naturale e storica la loro avversione agli Ebrei e ad uno stato israeliano imposto – perché così fu – dal mondo occidentale al termine della seconda guerra mondiale.

Vi sono, però, diversi fatti per cui noi, qui in Europa, abbiamo una realtà distorta di cosa avviene in quella terra: la nostra informazione è a dir poco manipolata ed è per questo che riporto un commento pubblicato su Facebook da un giornalista esperto di Medio Oriente, Cristiano Tinazzi, in questo momento inviato in Iraq: “I missili che lanciano da Gaza come i Qassam sono in realtà tubi di ferro con la punta che contengono diserbanti miscelati in modo da formare una sostanza che in teoria dovrebbe esplodere ma che in realtà non succede quasi mai, per quel che ho visto io ucciderebbero solo cardiopatici per lo spavento o per la forma a punta del missile. Sentire i notiziari che parlano di piogge di missili come se una super potenza stesse attaccando con chissà che armi Israele fa strano. I mezzi tecnologici che stanno usando gli israeliani per bombardare gaza invece sono quanto di più sofisticato ci sia nel campo delle armi e ricorda la storia di Davide contro Golia”.

Nei territori occupati come in Israele sono stato quest’inverno assieme alla famiglia, ho girato e visto molto, ho conosciuto Israeliani e Palestinesi, ho constatato fatti di cui non ero a conoscenza e che sostanzialmente mi hanno fatto comprendere passaggi a me sconosciuti. Se è vero che i coloni avanzano nelle terre occupate e anche vero che portano “ordine” e organizzazione (ovviamente non giustifica il fatto che Israele non ha mai attuato gli accordi di Oslo) mentre il sistema palestinese, complice tutto il mondo arabo, mantiene una situazione di degrado voluto per mantenere la tensione alta da parte degli abitanti di quelle terre. Questo perché? Agli Arabi serve mantenere alta la tensione in Medio Oriente per potere arruolare “soldati” contro il nemico occidentale.

In sostanza, quanto ho potuto comprendere, nessuno ha interesse a risolvere il problema in Medio Oriente e a farne le spese sono tanto la popolazione della Palestina quanto quella di Israele. Anche noi in Italia abbiamo una posizione ideologica sulla questione e lo dimostra quanto riportato ancora dallo stesso Tinazzi in relazione a ciò che sta succedendo a Gaza: “in Siria avviene ogni giorno da tre anni quello che a Gaza sta succedendo da qualche giorno. Però non ho letto mai come adesso tanti status contro l’aggressione israeliana. I casi sono due: o per voi i morti hanno diverso peso o siete antisemiti e basta. Nel primo caso siete coglioni e nel secondo pure”.

Fabrizio Fratus

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