Totalitarismo, organicità e forme di governo (orientamento #7)
Durante il periodo fascista si raggiunse un’organicità. Nonostante ciò, è necessario riconoscere i casi in cui tale esigenza deviò erroneamente prendendo la strada sbagliata del totalitarismo. La concezione organica non ha nulla a che vedere con una centralizzazione livellatrice come può essere quella di un regime totalitario e, per quanto riguarda i singoli, il superamento di individualismo e collettivismo si ottiene quando gli uomini si fronteggiano con le proprie naturali diversità di essere e di dignità.
L’unità deve infatti essere spirituale, data da un’influenza comune che ha il compito di orientare, da un impulso che, a seconda dei domini, si esprime in maniera diversa. Questa è la concezione organica, opposta ai rapporti rigidi del totalitarismo. In queste condizioni la libertà e la dignità umana possono effettivamente emanciparsi. Le strutture che si sviluppano in tale clima hanno poi bisogno di un punto di riferimento che indichi la via, oggi più confusa che mai.
Come forme di governo non sono accettabili né la monarchia, che crede in residui di idee svuotate e devirilizzate come il modello costituzionale parlamentare, né la repubblica. Essere antidemocratici da una parte e difensori dell’idea repubblicana dall’altra è un assurdo molto frequente: in primis, sono da considerare repubbliche moderne quelle nate dall’antitradizionalismo e dall’antigerarchismo della rivoluzione francese a fine, infatti quelle precedenti, come la repubblica romana, erano aristocrazie od oligarchie. In secondo luogo, una monarchia che diventa repubblica è un vero e proprio declassamento dello stato, una falsa via. Sempre seguendo l’esempio del fascismo, chi crede profondamente nella RSI è come se gettasse al vento la vera dottrina fascista.
Il compito di colui che si ribella a questa età di rovine è preparare silenziosamente l’ambiente spirituale e culturale adatto a colui che governi col carisma superiore, il quale non può essere un revocabile presidente di una repubblica, un capo popolo che poggia il proprio equilibrio precario sulle forze irrazionali della massa.
Luca Carbone
Rispondi