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Il vero esito della seconda guerra mondiale (orientamento #1)

evola

Nel 1950 esce “Orientamenti”, un’opera di Julius Evola divisa in undici punti che si pongono come obiettivo il fornire linee guida per un nuovo pensiero. Il Talebano vuole proporveli a intervalli di qualche giorno, accompagnati da una piccola riflessione, poiché essi risultano particolarmente densi di significato e utili a capire alcuni aspetti spesso travisati o generalizzati di quello che è – o dovrebbe essere – il comportamento di fronte alla modernità.

PRIMO ORIENTAMENTO: Il vero esito della seconda guerra mondiale

Che cos’è il progresso? A questo interrogativo Evola risponde sostenendo che esso risulta essere la caduta vertiginosa degli ordinamenti degli uomini e della loro concezione del vivere, dell’agire e del combattere. Con tale disfacimento viene creata l’illusione che una società affidata completamente al denaro e alle macchine fosse la civiltà destinata al successo, fino a quando i suoi primi effetti collaterali non iniziarono a svegliare alcuni animi dal torpore. In Italia, questi individuarono la rinascita di un ideale di dignità nello schierarsi contro il liberalismo sfrenato, la democrazia e la monarchia costituzionale, riunendosi sotto gli antichi simboli di Roma. Successivamente, un’ Italia che andava ricreando i valori dell’ Imperium ispirò anche altre nazioni europee, mentre il Giappone aveva già preso parte a questo schieramento.

Ben presto però, dal contrapporsi all’eredità borghese della Rivoluzione Francese, ai difetti della società di massa e del pensiero comunista si giunse allo scontro armato tra quella parte di mondo ormai scossa da un intontimento imperante e dai nuovi dannosi valori già citati che si erano ormai affermati in tutto il globo. E’ necessario precisare che gli errori ci furono, sia da una parte che dall’altra, il che non deve però pregiudicare il significato ben più profondo della lotta intera. Ciò che va ricercato non è la vendetta sui vincitori, il problema da porsi è il seguente: in mezzo a queste rovine, esistono ancora uomini in piedi? E che cosa possono e devono fare?

Nell’orientamento qui proposto viene trattato il primo dei grandi temi cari agli ambienti del nuovo pensiero tradizionalista: il progresso. Ormai è infatti evidente che il progresso abbia solo in apparenza migliorato la qualità della nostra vita: certo, attualmente ciò che conta è l’apparire ma, al contrario, noi riteniamo che tutto ciò abbia esautorato l’uomo da un rapporto profondo e reale con la vita e la natura facendogli credere di potere tutto. Non bisogna dimenticare che il progresso nasce dal pensiero illuminista e positivista: il totale abbandono dell’ essere umano alle sue facoltà razionali e a una scienza dogmatica quasi quanto una dottrina religiosa ci ha fatto dimenticare il nostro effettivo posto all’interno della realtà. Evola individua come contrapposti a tali valori quelli più attaccati alla tradizione, ai quali decisero di aderire alcuni popoli -europei e non- che giunsero inevitabilmente allo scontro armato con gli altri (la seconda guerra mondiale). Tale scontro viene visto dal pensiero comune come una lotta tra bene e male, ma da un punto di vista differente come qualcosa di ben più alto: un conflitto tra i nuovi valori borghesi e anticapitalisti (messi dall’ autore sullo stesso piano), del denaro e del materialismo, e quelli antichi facenti parte delle radici stesse dei popoli che hanno deciso di riabbracciarli. Dato che vinsero i primi, data la loro natura degradante, vincitori e vinti si trovano al medesimo livello. Per gli sconfitti, quindi, il problema non sta nel ponderare i modi possibili per vendicarsi della sconfitta, bensì capire se in mezzo a queste rovine esistono ancora uomini in piedi e se si che cosa possono e devono fare.

Luca Carbone

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