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Fratelli (e colonnelli) coltelli: cosa c’è dietro l’Egitto?

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Nei giorni scorsi, prima che il gossip di provincia tornasse a imperversare, giornali e tv erano tutti occupati e preoccupati per la questione egiziana. Per la prima volta, si è notato in alcuni media un atteggiamento un po’ più timoroso nell’affrontare la vicenda, diverso dall’esaltazione fomentata dei rivoltosi vista negli altri casi immediatamente precedenti. Stavolta, parlando del presidente dimissionario Morsi,  echeggiavano ogni tanto frasi del tipo “ricordiamo, però, democraticamente eletto“. Quell’incertezza tipica del non sbilanciamoci troppo onde evitare brutte figure con il capo.

L’affaire Egitto va inquadrato nel contesto più ampio delle rivolte che ultimamente stanno toccando diversi paesi dell’area mediterranea e del vicino Oriente. Con un minimo comune denominatore che non ti aspetti: la crisi dei Fratelli Mussulmani, ‘internazionale’ politica che con le primavere arabe aveva conquistato i governi. Suscitando doversoso disorientamento, se si pensa alle accuse di islamismo loro mosse dall’opinione pubblica occidentale, ma anche all’impegno dello stesso occidente nel sostenere quelle primavere che li hanno portati al governo.

Il controverso rapporto tra occidente e correnti filo-salafite è tuttavia roba d’annata. Alleanze tra Stati Uniti e Fratelli Mussulmani risalgono agli anni sessanta per culminare con le vicende afghane di fine anni ’70 ed arrivare fino ad oggi. Il fondamentalismo islamico si è infatti rivelato più volte un alleato di comodo nella battaglia angloamericana contro l’Islam, portando gli Stati occidentali ad atteggiamenti equivoci nei confronti delle correnti definite ‘islamiste’. In questo quadro, i Fratelli Mussulmani sembrano oggi rappresentare una garanzia per l’Occidente, poichè dietro lo specchietto delle allodole di politiche restrittive in linea con il verbo coranico, celano sinergie con il modello sociale-economico capitalista. Non è un caso che i suoi principali leaders si siano formati nelle scuole europee e americane.

Tuttavia, dall’Egitto alla Turchia, i Fratelli sono in crisi dappertutto, preda delle folle protestanti. L’occidente, diversamente dai casi Iran e Siria così come dall’Egitto di un anno fa, stavolta non si è esposto più di tanto. L’incognita, però, è data da un elemento che i media non hanno sottolineato: in Egitto il golpe è stato condotto dai militari, fenomeno così palesemente in contrasto con la sacra devozione democratica da risultare assai strana una così silenziosa accettazione. Gli USA hanno perso la propria fame imperialista o, nella nuova fase che si sta aprendo, i Fratelli Mussulmani non servono più?

Islamisti a convenienza del modello occidentale.

Vincenzo Sofo

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