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Franca Rame, compagna d’altri tempi

franca rame jannacci

Davanti a un feretro ci ricordiamo solo le cose buone e vediamo solo ciò che ci garba

 – Carlos Ruiz Zafón

Pareva Dio fosse morto, e invece quatto quatto s’è portato via la Rame. L’Altissimo, femmina e comunista, ha voluto al fianco una compagna come non ne fanno più.

In un cartello presente al funerale tutta la simbologia di una sinistra che cambia: testo? “la donna migliore che ci ha mai rappresentato” (sic! Visto in foto). Due punti veloci.

Il primo: la grammatica. Dietro alla perdita di un congiuntivo si nasconde una parte che non parla più il linguaggio dell’umile: ormai il rosso si è imborghesito sbiadendo in arancione, e alle fabbriche si preferisce il salotto, col tepore e il tè nel servizio buono. Di gioventù al funerale non se n’è vista: più che altro vecchiette nelle sciarpe dello stesso colore di cent’anni (quasi) fa in Russia (anche se non faceva freddo come in quell’ottobre). Il compagno prima era delle piazze, del luogo di lavoro, del bar di quartiere, della giovinezza non omologata: adesso va ai funerali, come un medio-borghese qualsiasi. Le piazze non si riempiono più (neanche Grillo a Roma l’ha spuntata, figurati Epifani..): meglio il comunismo del cashmere, alla D’Alema o alla Bertinotti.

Il secondo: scritta rossa su fondo bianco. Convergenze parallele con la DC? Magari qualche hanno fa. Adesso Dio scende a patti con Satana (maschio e anticomunista). È forse questo un mondo in cui ormai tutti i riferimenti son persi, ma non tutto è perduto! ci pensa Fo (quello magro dei due) a chiarirci le idee: tante cose son cambiate in quarant’anni di lotta. Ma non dice quali. Forse allude al fatto che adesso i neri che violentano son di tipo diverso rispetto a quelli che abusarono della madre.

Addio Franca, simbolo di qualcosa che non c’è più: per fortuna almeno non ti hanno impagliata come un Lenin, un Minh, uno Zedong qualunque.

Andrea Carbone

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