Antimafia PD: squadre antigangster e bla bla bla (Saviano contro Ambrosoli)
La campagna elettorale in Lombardia del centrosinistra è una rincorsa disperata all’attore principale, Roberto Maroni. E, come ogni rincorsa disperata che si rispetti (essendo tale perchè a corto di idee) è basata sull’attacco irrazionale dell’avversario. In questo caso, il campo scelto è quello della criminalità. Ambrosoli e Bersani hanno deciso di impostare la loro corsa alla Regione Lombardia sullo slogan “Libereremo la Lombardia dalla mafia”, facendo leva sugli scandali che hanno colpito la gestione formigoniana. L’antimafia mediatica, si sa, è uno degli strumenti più fruttuosi politicamente e commercialmente, un po’ come i film strappalacrime. Dunque via con la serie “PD: Squadra Antigangster“… si vociferano tentativi di scritturare anche Tomas Milian.
Peccato però che non abbiano fatto i conti con i contraccolpi. La delegittimazione delle dichiarazioni di Ambrosoli e del suo capopartito si trova, manco a dirlo, nelle dichiarazioni di Saviano. Si, avete letto bene: Saviano. In un’intervista rilasciata a Panorama qualche tempo fa, infatti, lo scrittore definì Maroni uno dei migliori ministri di sempre sul fronte dell’antimafia. Ma questa è solo la ciliegina sulla torta di un’intervista nella quale Saviano sottolinea – da un lato – l’inopportunità del rendere la lotta alla mafia una questione di parte (da quale pulpito) e – dall’altro – le gravi responsabilità del centrosinistra nella collusione delle istituzioni con la criminalità organizzata.
Quanto sia risultato maldestro il tentativo di Ambrosoli di farsi paladino antimafia accusando Maroni è già abbondantemente riconosciuto, così come i meriti di quest’ultimo nella lotta alla criminalità organizzata. La poca credibilità del centrosinistra ad erigersi ad eroina è palesata dallo stesso Saviano, che fa notare come le due regioni (Campania e Calabria) con più comuni sciolti per mafia siano quelle governate negli ultimi 15 anni dal centrosinistra. D’altronte il PD conta diverse centinaia di rappresentanti indagati/condannati, ultimo in ordine di tempo il sindaco di Melito, arrestato pochi giorni fa per associazione mafiosa (ma di questo i media non parlano).
La triste verità è la strumentalizzazione di una tematica grave per distogliere l’attenzione dalle carenze di un progetto politico – quello del centrosinistra lombardo (ma anche nazionale) – che ad oggi non ha chiaro neppure i confini della coalizione, cercando di tirare in mezzo tutto e il contrario di tutto (da Giannino ad Ingroia) per arrivare ad una vittoria che permetterebbe loro di agguantare sì le poltrone del potere, ma senza poi avere idea di come utilizzarle.
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