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Perchè Maroni è un’opportunità da sfruttare (anche per i non leghisti)

roberto maroni

Il Talebano non è solito a sterili entusiasmi pre-elettorali o a idolatrie, conscio del fatto che le campagne elettorali siano forse il momento più basso e più rappresentativo del sistema democratico moderno: promesse, sparate, opere di seduzione, alleanze, scontri, marketing, mosse ad effetto, ecc. ecc. ecc… tutto fumo e niente arrosto. Una sorta di tour circense che arriva in città con cadenza puntuale, fa il suo show, raccoglie applausi e pomodori, e se ne va. Per poi ritornare. Con gli spettatori ormai partecipanti più per abitudine che per passione, perchè – dicono – tanto ormai si sa che sono tutte balle e che non cambierà niente, perchè quelli dormono tutto il tempo e si svegliano con proposte e idee solo 5 minuti prima delle elezioni. Purtroppo, questa è l’immagine che la politica trasmette di sè.

Tuttavia a questo giro delle novità concrete in termini di progetti ci sono. La prima, già avviata, è rappresentata da Monti e dai suoi tecnici: ossia dalla discesa diretta in campo del mondo finanziario che fino a quel momento aveva agito tramite prestanome. E che ora ha deciso di prendere in prima persona anche le redini del governo politico per dirigerlo verso la costruzione di un modello che sia più congeniale al prosperare della finanza. E che viene seguito a testa bassa anche dai partiti in doppiopetto.

Il secondo è invece un progetto di opposizione e rottura rispetto a quanto appena detto. Innanzitutto perchè per la prima volta ci troviamo davanti ad un progetto che sovverte gli schemi dell’azione politica, rinunciando all’ambizione di agguantare i posti decisionali delle istituzioni centrali per concentrare tutte le sue forze sugli enti territoriali, dai quali far partire un’azione di lobbying supportato dalle proprie rappresentanze (di opposizione) in Parlamento. In secondo luogo perchè modifica anche i rapporti dialettici tra livelli di governo, essendo il primo progetto a riconoscere il fallimento dello schema Stato nazionale – Regione e collocando l’azione politica nel più attuale quadro di un’Europa nazione.

Così, il progetto della Lega Nord, mira a rafforzare il peso istituzionale del territorio in modo tale da far sì che possa diventare interlocutore influente non solo con Roma, ma anche e soprattutto con Bruxelles. Considerando che ormai la maggior parte delle decisioni che vengono prese a livello nazionale non sono altro che il recepimento delle direttive comunitarie, significa saltare quando possibile una fase della “filiera” per rendere più efficace la tutela delle necessità territoriali. E’ in questo contesto che la costruzione della Macroregione del Nord assume un’importanza fondamentale: ricostruire una Nazione fondata sulle identità e specificità territoriali che l’hanno sempre contraddistinta… una sorta di progetto-pilota che potrebbe poi essere esteso in tutta Italia, giungendo finalmente alla costituzione delle tre macroregioni Nord-Centro-Sud, che abbiano l’autonomia necessaria per sviluppare ognuna le proprie peculiarità.

Ma l’innovazione di questo progetto non è data solo dalle modalità, ma anche dai contenuti. Il progetto politico portato avanti da Maroni in Lombardia (che in caso di vittoria si andrebbe a coordinare con Veneto, Piemonte e con chi altro ci sta) presenta un modello sociale e di governo alternativo a quello montiano: il tema del 75% delle tasse trattenuto in loco è solo la proposta più mediatica per colpire alla pancia, ma gli studi di settore (che in questi mesi sono stati fatti con eventi e laboratori che hanno coinvolto tutti i principali operatori delle aree interessate, sebbene i media non ne abbiano parlato) fatti su sanità, welfare, sviluppo economico, educazione, lavoro e via dicendo, hanno via via costruito un modello nuovo.

Su tutte, ci preme ricordare due proposte che potrebbero veramente rivoluzionare gli ambiti interessati: l’introduzione di una moneta complementare e la ridefinizione del sistema delle case popolari, che avrebbero l’effetto – da un lato – di spezzare la catena speculativa (contenendo i colpi dell’inflazione e promuovendo lo sviluppo delle economie locali, vedi “Km Zero”) e – dall’altro – di garantire a tutti il diritto alla proprietà della casa (liberando dal giogo dei mutui e aiutando soprattutto i giovani).

Ecco dunque come, al di là dei punti di vista superficiali e stupidi per cui “se va la Lega sarà secessione, caccia ai negri e strade invase da persone con cappelli da vichingo”, un eventuale (e da noi sperato) governo Maroni in Lombardia darebbe il via ad un vero e concreto cambiamento… che, allo stato attuale, è in ogni caso meglio dello status quo. Cambiamento basato su linee – quelle sopra descritte – che non possono che essere condivise non solo dai simpatizzanti dalla lega, ma trasversalmente da tutti coloro che premono per un’inversione di rotta in senso comunitario, rispetto alla strada della finanziarizzazione della società promossa dalla classe politica predominante.

Vincenzo Sofo

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