La sfida della Lega per il diritto alla casa
Oltre un anno e mezzo fa, sull’avvicinarsi delle elezioni comunali di Milano, il gruppo del Talebano rifletteva sullo stato delle case popolari esprimendo un’idea alternativa per soddisfare il diritto alla casa.
La riflessione partiva da un concetto di fondo, il diritto di tutti ad avere una casa di proprietà (essendo questa una base fondamentale per lo sviluppo della comunità famigliare), e da una presa d’atto: il numero di appartamenti sfitti perchè non vi sono i fondi necessari per la loro ristrutturazione, dato che va a completare il quadro di complessivo degrado nel quale versano la stragrande maggioranza degli alloggi popolari. Tutto ciò, a fronte dell’enorme numero di famiglie attualmente senza una casa e dell’annoso problema dell’occupazione abusiva.
Da questi presupposti era nata una convinzione: è ora che i Comuni (o le società che si occupano della gestione) si decidano a vendere questi alloggi ai residenti che fino ad ora hanno regolarmente pagato gli affitti – a prezzi popolari e tenuto conto proprio di quanto già versato – cosicchè acquisiscano la proprietà della casa in cui hanno vissuto e che hanno pagato. Ovviamente chi ci vive non può però essere obbligato a questa operazione (con una sorta di “o paghi o esci”) poichè l’alloggio popolare nasce da una situazione di indigenza per cui è plausibile che l’inquilino non abbia le disponibilità per far fronte anche ad una richiesta agevolata. Ecco perchè, chi non può permettersi di pagare, deve vedersi garantito il diritto a continuare a vivere in quella casa.
E nel frattempo? Nel frattempo lo strumento della nuda proprietà permette di vendere ugualmente quell’alloggio ai giovani, cosicchè con un esborso ancor più limitato possono realizzare il sogno di acquistare una casa di proprietà (altrimenti impensabile al giorno d’oggi) della quale potranno godere in futuro. E facendo sì che gli anziani possano continuarci a vivere in “comodato d’uso” pagando solo le spese.
Questo meccanismo permetterebbe ai Comuni (o alle società delegate) di recuperare i fondi necessari per la ristrutturazione delle strutture. Peraltro la “privatizzazione” degli alloggi porterebbe all’autogestione degli stessi, stimolando dunque la responsabilizzazione di chi ci vive (che ovviamente terrà a curare e a vigilare su qualcosa che è proprio), alleggerendo Aler o chi per essa delle spese straordinarie, con ulteriori risparmi. Gli introiti permetterebbero inoltre la costruzione di nuovi alloggi da dare in affitto per, ad esempio, 20 anni… periodo al termine del quale scatterebbe anche qui il meccanismo di acquisizione della proprietà.
Tutto questo ragionamento è frutto non solo dell’immaginazione del talebano, ma di esperienze già attuate con successo. Dopo un anno e mezzo, in occasione di altre elezioni (quelle regionali) è il segretario della Lega Lombarda – Matteo Salvini – ad annunciare tra i progetti della Lega proprio questa idea. Dopo il progetto di moneta complementare, un’altra proposta alternativa a puntellare un programma di governo della Regione Lombardia basato su idee e contenuti. Avanti così.
Vincenzo Sofo
Rispondi