Giorgia Meloni, un nuovo Duce per i destroidi
I saluti romani, in questi giorni, si sprecano. Il popolo della Destra è risorto, e con rinnovato orgoglio lancia nuovamente la sfida alle stelle, ergendosi sopra le rovine di questa società in decadenza morale.
I destroidi da molto tempo attendevano il proprio Messìa. Come accade nelle tradizioni ebraiche, i padri i padrini e i militanti della destra da anni sedevano al tavolo, lasciando un posto vacante ma apparecchiato, speranzosi che un giorno si fosse seduto con loro il nuovo Pastore. In molti vi provarono, a sedersi a quel posto: i Fini, i La Russa, i Gasparri, gli Alemanno, le Santanchè, gli Storace, le Mussolini… prima uno e poi l’altro pretesero di accreditarsi ma, presto o tardi, furono tacciati di blasfemìa e rispediti tra i comuni mortali.
Ma ora, il popolo della Destra ha annunciato che finalmente la loro pasqua è giunta, il vero erede del Duce è giunto tra noi, e ha le forme di un’arzilla giovane dalla bionda chioma e dagli occhi come il mare… e pure un buon paio di tette, nonostante la statura carente. Sarà forse un’altra valletta? Nossignori, qui si parla di robe serie… si parla di Giorgia Meloni, l’enfant prodige di Alleanza Nazionale.
Il Cavaliere – Silvio Berlusconi – già tempo orsono ne decantava le qualità, mostrandosi visibilmente affascinato da questa donnina tutto fare, apostrofandola come zoccola nana… o qualcosa di simile, vedasi video su Youtube per recuperarne l’epiteto esatto. Se si tratti di calunnie o di definizione veritiera, di certo non lo sappiamo noi. Non vi furono smentite nè conferme, e tutto divenne leggenda. Ma che ciò sia l’unico episodio che permette all’opinione pubblica di identificare la Meloni, è sintomatico della considerazione di cui gode un certo ambiente e dei contenuti che questo (non) è riuscito a trasmettere alla società negli anni.
Insomma, al di là delle battute del Silvio e delle capacità della Meloni (zoccola o no – ma la cosa è ininfluente in termini politici – è di certo più in gamba di altri, pur restando nient’altro che un quadro di partito fino a ieri alle dipendenze del Berlusconismo), l’euforia percepita specialmente sui social network in questi giorni è emblema della disperazione profonda che affligge l’ambiente della destra ex An, che pur di scongiurare una debacle è disposta a rinunciare alla propria dignità per raggiungere uno sgabello… anche piccolo e scomodo, purchè sia uno sgabello.
Le primarie sono diventate per il Pdl una sorta di congresso mascherato, una resa dei conti dove ognuno si candida per contarsi e presentare il conto dei suoi numeri ricattando un posto che lo salvi. E tutti gli altri a scodinzolare dietro per sfruttare la scia ai fini di un buon stipendio da portaborse. O, come La Destra, ad improvvisare grotteschi tentativi di elogi o giustificazioni per il fenomeno-Meloni, puntando ad un accordo sottobanco che agevoli a Storace.
In tutto ciò, chi certamente non avrà più spazio nel Pdl che verrà o in quel possibile nuovo partito di destra che nascerà dalla sua costola (vedasi manifesti apparsi di recente a Milano), è la visione anti-sistema, il progetto politico-culturale di una società guidata dall’Idea e dal senso della Tradizione. Ma non è certo questo che i camerati chiedono alla Ducessa Meloni.
Nulla di nuovo sotto il sole, scene (patetiche) già viste…