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Lega Nord: gli scenari futuri e l’ipotesi Beppe Grillo

Dopo il forte rinnovamento messo in atto da Maroni e l’uscita dagli scandali causati da Belsito e compagnia, la Lega Nord è ora alle prese con le prospettive future. Le imminenti elezioni politiche offrono il là per lanciare il nuovo corso, sebbene la crisi di Regione Lombardia ostacola non poco le cose.

Il sogno di riuscire a governare contemporaneamente le tre principali regioni del Nord, che permetterebbe di dar maggiore concretezza e vigore anche alla presenza solitaria e di rappresentanza nel Parlamento nazionale, rischia di infrangersi a causa degli scandali che hanno coinvolto il Pdl lombardo e il sistema-Formigoni. La Lega, scegliendo di porre fine a tutto ciò, ha rinunciato ai restanti due anni di amministrazione, finendo dritto dritto alle urne. Questa scelta è stata premiata dai cittadini (come conferma il successo della appena conclusa “gazebata”), ma ora il problema diventa come riprendere le redini.

Probabilmente la contingenza delle elezioni regionali spingerà la Lega ad alleanze di necessità, il che bisognerà vedere se influenzerà anche le scelte strategiche a livello nazionale. Nonostante ciò, è evidente che un apparentamento con il Pdl non è più proponibile in ottica futura: non solo perchè il partito in questione è prossimo all’implosione, ma perchè ha in questi anni di non essere in grado di garantire le battaglie del nostro movimento (nè a garantire i requisiti minimi di onestà e moralità). Nè vi sono al momento altri – tra i grandi partiti – in grado di rappresentare una valida alternativa, essendo tutti al servizio del sistema. La strada, dunque, per il breve-medio termine è quella del cammino solitario, scrollandosi di dosso tutte le scorie partitiche che in questi anni hanno di fatto ostacolato il progetto politico.

Per il medio-lungo termine, invece, un possibile alleato nello schieramento politico attuale esiste. Il fenomeno del grillismo è da un pò di mesi a questa parte al centro del dibattito politico, costituendo un allarme per le forze partitiche (in evidente affanno). Così come una volta l’establishment parlamentare si adoperò per emarginare il movimento di Bossi, ora il tema attuale è come arginare l’avanzata antipolitica di Beppe Grillo & Co. accusati di voler destabilizzare il sistema per condurre il Paese verso non-si-sa-cosa.

Chi dovrebbe ridersela sotto i baffi per questa ascesa è la Lega Nord. Al netto della critica all’eccessivo “vaffanculismo” privo di parti costruttive, è evidente che  l’obiettivo dichiarato di Beppe Grillo e dei suoi è la distruzione del sistema esistente. Scopo assolutamente condivisibile per un movimento, quello leghista, che mira ad instaurare un nuovo sistema sociale. E anche se poi non ci fosse unione di intenti sullo step successivo, ciò non impedirebbe un’alleanza temporanea per compiere la fase distruttiva, per poi confrontarsi/scontrarsi sulla ricostruzione.

In ogni caso, anche su quest’ultima un terreno comune esiste. Lo si evince dalle proposte lanciate (magari solo a slogan) da Grillo nei suoi comizi: la moneta locale, il reddito di cittadinanza, l’abbandono del modello consumista e il perseguimento di una decrescita economica razionale vanno esattamente nella direzione dell’abbattimento del sistema capitalistico e nel rafforzamento dei concetti di comunità, identità e di appartenenza, così come la costituzione di una società regionale/localista in risposta al fallimento degli Stati nazionali e della globalizzazione.

Passati gli imminenti appuntamenti elettorali (troppo a breve per essere impostati su simili ragionamenti), la Lega dovrà dunque interrogarsi su come riprendere il progetto rivoluzionario lanciato un ventennio addietro (e opportunamente aggiornato alla situazione attuale). A quel punto, dovrà dichiarare guerra a tutte le forze pro-nomenclatura e dialogare con tutti coloro che invece mirano ad un nuovo modello di vita.

Vincenzo Sofo

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