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Perchè Bossi non può (per ora) mollare Berlusconi

di Vincenzo Sofo

Il voto di giovedì sul federalismo ha creato un bel caos: un pareggio che politicamente pesa come un macigno. Perchè, per andare avanti, il governo è dovuto ricorrere allo strumento del decreto. Auspicavamo un largo consenso per una riforma strutturale così importante per il futuro del nostro paese, invece vediamo il destino di questa battaglia appeso ad un filo, ad escamotage che permettano di scavalcare il Parlamento.

La base della Lega è arrabbiata: la tanto attesa svolta viene sempre rimandata. L’articolo pubblicato ieri sul Talebano a firma di Fabrizio Fratus effettivamente riflette il sentimento di buona parte del movimento. Si vuole che Bossi prenda una decisione e indichi chiaramente la strada da seguire. Ma il senatùr, animale politico per eccellenza, sa bene di essere in una fase delicatissima per il futuro del suo movimento; non può permettersi di sbagliare mossa. La fretta, si sa, è cattiva consigliera.

L’evento di settimana scorsa cambia gli scenari politici nell’immediato futuro. La Lega è ostaggio del barcollamento degli alleati del Pdl e delle vicessitudini di Berlusconi. Nonostante le vicende di Ruby & Co. (che rischiano di danneggiare chiunque stia a fianco del premier), la Lega fino ad ora ha scelto di restare fedele all’alleato: perchè Berlusconi è stato fino ad ora l’unico in grado di garantire il sostegno sul federalismo. Ma ora il premier non basta più, anzi rischia di diventare un ostacolo per il federalismo: gli altri partiti presenti in Parlamento non vogliono trattare su questa riforma finchè Berlusconi non farà un passo indietro.

A questo punto è inevitabile riconsiderare le alleanze, considerando che il federalismo è più importante del futuro di Berlusconi. La Lega non può ancora permettersi di andare da sola: se finisse all’opposizione, addio per sempre progetto federale. Su chi si può dunque contare? Di certo non su Casini, che vede nella Lega un ostacolo tra l’Udc e le poltrone. Il Pd e la sinistra lasciano intendere che la loro disponibilità al dialogo sia solo ed esclusivamente un pretesto per indurre Bossi a far fuori Berlusconi.

Non resta che Fini… ma c’è il problema Berlusconi. Fli è disponibile anche ad accettare un nuovo governo di centrodestra, guidato da Maroni o da Tremonti, ma non Berlusconi. A questo punto sembra che, se si vuole uscire dall’immobilismo, l’unica soluzione per portare a casa una riforma federale sia un patto di riforme tra Bossi e Fini. Ma ancora non si sa se i finiani possano costituire un alleato affidabile… le vicende interne al Pdl inevitabilmente lasciano qualche dubio.

Bossi non può che aspettare e osservare. Ha sulle spalle il peso di un progetto portato avanti da tanti anni e sul punto di essere realizzato. In ogni caso il Pdl è alla fine, quando arriveranno le elezioni bisognerà farne i conti. Senza una svolta, il sogno dei leghisti rischia di fare la stessa fine. Ma fino al ritorno alle urne, non si può che continuare con il Pdl, evitando pericolosi e ambigui ribaltoni.

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