MEMORANDUM DI INTESA CON LA TUNISIA: RISCHIO DI FALLIMENTO EPICO
Crisi politica
Sabato 17 dicembre 2022 si è tenuto un referendum in Tunisia per eleggere una nuova Assemblea: un fiasco clamoroso accertato dal fatto che l’affluenza sia stata solo del 9% circa. Sembra che questo nuovo appuntamento alle urne sia stato boicottato dalla maggior parte dei partiti politici che denunciano l’operato del presidente.
Le elezioni si sono tenute successivamente ad una modifica molto “discutibile” dato che la nuova normativa prevede che i candidati possano presentarsi alle elezioni parlamentari unicamente come singoli individui e non come facenti parte di un partito politico. Questa modifica influisce negativamente anche sul ruolo politico delle donne. La data scelta è sicuramente carica di un simbolismo ormai storico: il 17 dicembre 2011 ricorre l’anniversario della morte di Mohamed Bouazizi, l’ambulante che si diede fuoco a causa delle vessazioni economiche della polizia locale. Fu proprio questo gesto emblematico ad infiammare numerose nazioni e a segnare un innegabile spartiacque politico.
Poco più di un anno fa, Kais Saied ha destituito il governo e sospeso alcune parti della Costituzione tanto difficilmente promulgata nel 2014, a seguito delle cosiddette “Primavere Arabe”. Per avere una più chiara misura delle cifre numeriche bisogna tenere conto che il parlamento “congelato” era stato supportato da un’affluenza di circa il 40%. Nonostante ciò, nel 2021, la “compromissione” della democrazia fu relativamente accettata in quanto l’operato di Ennahda, principale partito di opposizione a forte matrice confessionale, era stato valutato come lacunoso (nel migliore dei casi) o caratterizzato dalla corruzione (nella peggiore delle ipotesi). Nejib Chebbi, leader del Fronte di Salvezza Nazionale (una coalizione di partiti politici diversi), ha pubblicamente espresso il convincimento che il referendum sia stato un fiasco. Noureddine Taboubi, segretario dell’UGTT (sindacato dei lavoratori in aperto contrasto con le politiche presidenziali) aveva espresso parole che esortavano il popolo a non presentarsi alle urne.
Il presidente Saied, dopo aver “liquidato” il premier e sospeso l’attività parlamento dal luglio del 2021, ha fatto sì che fosse approvato un testo costituzionale che gli garantisse un governo uni-personale: il capo di Stato ha acquisito il totale controllo esecutivo ed ha assunto il comando supremo dell’esercito. Saied ha sempre sostenuto che questa fosse una mossa indispensabile per condurre il paese verso una rinascita economica e sbloccare la paralisi politica che si era generata.
Crisi economica
A complicare il quadro tunisino è la situazione economica. Per il 19 dicembre 2022 era prevista una riunione del Comitato esecutivo del Fondo monetario internazionale (FMI), ma è stata rimandata perché si sarebbe dovuto dare l’approvazione finale per un piano di aiuti del valore di circa 2 miliardi di dollari.
A tale iniziativa si era giunti nella metà del mese di ottobre ma il nuovo disegno di legge finanziaria promulgato dal presidente Saied nei primi giorni di dicembre non avrebbe reso possibile rispettare gli impegni presi per ottenere il finanziamento.
Dopo mesi di trattative infruttuose, ad inizio marzo “Il sole 24 ore” spiega le motivazioni secondo cui il FMI avrebbe sospeso gli aiuti a Tunisi: La Banca mondiale sospende «temporaneamente» alcuni dei suoi programmi in Tunisia, dopo l’escalation di violenze contro i migranti dell’Africa subsahariana scatenate dalle parole del presidente in carica Kais Saied. La sicurezza e l’inclusione di migranti e minoranze, scrive in una nota l’istituto di Washington, sono «parte dei nostri valori di inclusione, rispetto, anti-razzismo in tutte le sue forme»
Crisi migratoria ed immigratoria
La Tunisia è sempre stata immaginata come un paese “problematico” per quanto concerne le migrazioni la cui meta fossero i paesi europei e tale assunto è nella realtà una costante.
È difficile, nella logica buonista strumentalizzata da alcune parti politiche del nostro paese, sostenere che i tunisini scappino da guerre e persecuzioni, ma il cortocircuito mediatico non avrebbe mai potuto ipotizzare di tacciare di razzismo il paese. La Tunisia, nel 2018, è stato il primo paese dell’area MENA (Middle East and North Africa) a promulgare una legge che penalizzi la discriminazione razziale ma il fenomeno è antecedente all’emanazione legislativa.
Secondo un sondaggio commissionato dalla Bbc nel 2022, infatti, l’80% dei tunisini ritiene che la discriminazione razziale sia un problema nel proprio paese. Con il pretesto di “difendere la sovranità tunisina”, il poco noto Partito Nazionalista tunisino sta conducendo una campagna basata sulla richiesta di espulsione dei migranti irregolari provenienti dai paesi subsahariani.
Il 21 febbraio, nel corso di una riunione del Consiglio superiore per la sicurezza nazionale che come tema cardine aveva l’immigrazione irregolare degli africani sub-sahariani, Kais Saied ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno suscitato perplessità a livello internazionale: “C’è stata la volontà, dall’inizio di questo secolo, di cambiare la composizione demografica della Tunisia” e ancora “Attraverso queste ondate successive di migrazione irregolare, si cerca di fare della Tunisia un Paese puramente africano che non appartiene al mondo arabo-musulmano”.
Sembra che il presidente abbia anche fatto allusioni inerenti lo scambio di ingenti somme di denaro successive al 2011 per “facilitare” l’insediamento nel paese di persone provenienti dall’area sub-sahariana. Tale affermazione allude alla dichiarazione “Coloro che stanno dietro a questo fenomeno fanno tratta di esseri umani, mentre pretendono di difendere diritti umani”.
Quanto dichiarato ha prevedibilmente scatenato forti critiche, soprattutto da parte delle autorità dei paesi europei. Forse tendiamo spesso a dimenticare che non solo i paesi del vecchio continente sono ipoteticamente soggetti al “virus” del razzismo, ma ammettere ciò complicherebbe la narrazione di un mondo diviso tra chi vuole per forza descrivere l’evento migratorio come “fattualmente indispensabile nella sua estrinsecazione caotica” e chi vorrebbe gestire il fenomeno in maniera avveduta, abbandonando l’illogicità della prassi emergenziale, e pertanto accusati di retaggi desueti conditi da tracce di tratti colonialisti violenti.
Il governo italiano ha assunto una posizione netta: aiutare la Tunisia è l’unico modo per gestire l’aumento di fenomeni migratori sempre più pressanti e caratterizzati da una “globalizzazione” capace di far implodere qualsiasi paese. Il partenariato Roma – Tunisi, corroborato dal continuo impegno del Fondo Monetario Internazionale verso lo stato nord africano, è l’unica via praticabile per impedire una catastrofe umanitaria senza precedenti.
Le basi del memorandum d’intesa
Domenica 16 luglio 2023 è stato firmato un accordo fondamentale, che rappresenta un successo diplomatico del governo Meloni.
La premier si è recata più volte nel paese nord africano e, come avvenuto al momento della firma, è stata accompagnata da Ursula Von der Leyen (Presidente della Commissione Europea) e da Mark Rutte (primo ministro dei Paesi Bassi).
L’accordo stipulato prevede 5 punti fondamentali:
creare opportunità per i giovani tunisini. Per loro ci sarà una finestra in Europa con l’Erasmus. Per le scuole tunisine stanziati 65 milioni.
sviluppo economico della Tunisia. L’Ue aiuterà la crescita dell’economia tunisina.
investimenti e commercio. Ci saranno investimenti anche per migliorare la connettività della Tunisia, per il turismo e l’agricoltura.
cooperazione sull’energia verde. Per questo progetto stanziati 300 milioni.
migranti. Lotta ai trafficanti e maggiore cooperazione nelle operazioni Search and Rescue. Per questo sono stanziati 100 milioni di euro
Il memorandum d’intesa attualmente
“Il Fatto Quotidiano” riassume efficacemente gli ultimi retroscena inerenti al Memorandum d’Intesa.
Tunisi minaccia l’Ue di rivelare “verità che non sono nel vostro interesse”. Le parole sono del ministro degli Esteri Nabil Ammar, che accusa l’Unione di aver usato fondi promessi per aiutare il Paese dopo la pandemia e mai inviati. E di pretendere unilateralmente di destinarli all’attuazione del Memorandum. Dall’annuncio dell’accordo i rapporti con Tunisi non sono mai stati così tesi. Al palo restano anche i rapporti col Fondo Monetario Internazionale, mentre nuovi accordi vengono stretti con la Russia e più in generale i Brics si confermano la possibile alternativa ai rapporti con l’Ue, non solo in Tunisia.
Il 3 ottobre l’Ue bonifica 127 milioni di euro, ma solo 42 fanno davvero parte dell’accordo siglato a luglio. Gli altri sono stanziamenti già previsti, compresi i 60 milioni appena restituiti da Tunisi e parte di aiuti alla Tunisia per rialzarsi dopo la pandemia di Covid. Un espediente? Il Memorandum firmato dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen non è piaciuto a Bruxelles, dove è stato duramente criticato, non solo dalle sinistre, con l’accusa di voler consegnare un assegno in bianco al regime del presidente Kais Saied. Ma è proprio lui a dire che “La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta la carità né l’elemosina. Il nostro Paese e la nostra gente non vogliono pietà, ma esigono rispetto”. Lo si legge in un comunicato della presidenza tunisina, anticipando la restituzione dei 60 milioni.
Adesso le cose cambiano decisamente, precipitando le cose dopo i fatti delle settimane scorse, quando Saied aveva respinto la delegazione di parlamentari europei della commissione Affari Esteri e rinviato a data da destinarsi l’incontro con i funzionari Ue proprio sull’attuazione del Memorandum. Non che la Tunisia non abbia bisogno di soldi, anzi. Ma gli accordi con l’Unione europea non sono più l’unica strada e questo pesa nei rapporti tra Tunisi e i governi europei. Le intese con l’Ue sono sempre vincolate alla questione dei migranti e Saied ha sempre detto che la Tunisia “non è la guardia di frontiera dell’Europa e non accetterà di diventare un paese rifugio”. Lo stesso dialogo con il FMI per un prestito da oltre due miliardi che aiuti l’economia tunisina a rialzarsi è incagliato perché Saied non considera le riforme pretese dal Fondo una soluzione praticabile per la popolazione.
Al contrario, ricorda La Stampa, “il 25 settembre scorso lo stesso Ammar è volato a Mosca per incontrare il suo omologo Sergey Lavrov, con il quale ha firmato un accordo commerciale”. Uno scambio in base al quale la Russia manderà i suoi turisti in Tunisia e questa importerà grano russo. Non solo: Tunisi riceve da tempo fondi dall’Algeria, anch’essa legata a Mosca da stretti rapporti. Tunisi sembra valutare una scelta fatta già da tanti Paesi, entrati nell’alleanza dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), come di recente Argentina, Etiopia, Iran, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Canali alternativi anche per trovare risorse senza le condizioni imposte dai Paesi europei che mettono sempre sul tavolo l’immigrazione, dall’autunno scorso proveniente soprattutto dalle coste tunisine. La presenza occidentale è in crisi in molti Paesi africani e il golpe in Niger conferma l’evoluzione nella cintura del Sahel, con l’Algeria che si è opposta all’intervento militare proposto dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas).
Cosa aspettarsi in futuro?
Il punto focale della vicenda non risiede sicuramente nella ritrattazione degli accordi da parte della Tunisia e neanche se i soldi precedentemente stanziati siano stati restituiti. Ciò che dovrebbe far risvegliare il vecchio continente dal consueto torpore è il fatto che l’Unione Europea non è un ente caritatevole: è evidente che le autorità di Bruxelles abbiano volto lo sguardo verso la sponda sud del Mediterraneo solo nel momento in cui, legittimamente, il governo italiano ha fatto pressioni perché impossibilitato a gestire il fenomeno migratorio in solitudine.
L’interessamento dell’UE alle sorti tunisine è focalizzato solo sul terrore che quel “paese tappo” non funga più da blocco per i migranti e che, dopo l’implosione economico-sociale dell’Italia, i migranti si riversino lungo le linde strade di Francoforte o vadano ad implementare le manifestazioni che soventemente si verificano lungo gli Champs-Elysees.
Al di là dei contorni che assumerà la vicenda, risulta fondamentale assumere la consapevolezza di come il mondo sia diventato “multipolare”: al fianco del caro vecchio “Zio Sam” statunitense (impossibile dimenticare quel viso sornione che richiamava il popolo americano alle armi) e ad una sonnacchiosa Europa (istantanea ormai ingiallita dei fasti del vecchio continente) esiste una realtà che emerge con dirompenza: i BRICS. Nuove istituzioni dovrebbero essere uno stimolo per migliorare quelle esistenti; tutt’al più, in una logica etnocentrica, potrebbero essere vagliate per impedire che acquisiscano credibilità. Invece, come sovente accade, il cosiddetto “mondo occidentale” preferisce trincerarsi in una triste miopia fin quando ciò che hanno deliberatamente ignorato non diventi un “problema da calendarizzare”.
Arianne Ghersi
Note:
1)https://www.ilsole24ore.com/art/tunisia-banca-mondiale-sospende-suo-programma-le-violenze-razziste-scatenate-saied-AEsxJRzC
2) Il termine si riferisce ad un’ampia regione, estesa dal Marocco all’Iran, che include la maggior parte sia degli Stati mediorientali che del Maghreb. Il termine è sinonimo di Grande Medio Oriente (quest’ultimo, però, ricomprende a volte Afghanistan e/o Pakistan)
3)https://www.geopolitica.info/tunisia-proteste-migrazioni/
4)https://www.africarivista.it/tunisia-presidente-saied-fa-muro-contro-i-migranti-subsahariani/213359/
5)https://www.africarivista.it/tunisia-presidente-saied-fa-muro-contro-i-migranti-subsahariani/213359/
6)https://www.fanpage.it/politica/cosa-ce-nel-memorandum-lintesa-firmato-da-ue-e-tunisia-il-23-luglio-a-roma-la-conferenza-sui-migramti/
7)https://www.huffingtonpost.it/esteri/2023/10/02/news/nuovo_schiaffo_di_saied_allue_la_tunisia_non_accetta_lelemosina-13546236/#:~:text=%22La%20Tunisia%2C%20che%20accetta%20la,un%20comunicato%20della%20presidenza%20tunisina.
8)https://www.limesonline.com/cartaceo/la-tunisia-di-saied-guarda-ai-brics
9)https://www.lastampa.it/esteri/2023/10/12/news/schiaffo_di_tunisi_alla_ue_restituiti_i_primi_60_milioni_pronti_a_rivelare_segreti-13778386/
10)https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/12/migranti-la-tunisia-restituisce-i-soldi-alleuropa-e-avverte-continuate-cosi-e-riveleremo-verita-che-non-sono-nel-vostro-interesse/7321091/
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