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COLPO DI STATO IN NIGER: UNA PEDINA DELLA WAGNER O UNA NUOVA CONQUISTA DELLO STATO ISLAMICO?

Sembra trascorsa un’eternità ed invece il colpo di stato in Sudan risale ad aprile. L’evento è stato narrato da una copertura mediatica massiccia e ogni aspetto dei contendenti in campo è stato descritto con novizia di dettagli, salvo poi abbandonare la “notizia” in un brevissimo lasso di tempo e, almeno apparentemente, non sapere più nulla delle vicende interne del paese. Il conflitto Russia – Ucraina, sempre presente nei notiziari, riesce a “tenere banco” data la prossimità geografica e l’imponenza degli aiuti economico-militari provenienti dagli Usa e dal vecchio continente.

Quello in corso rappresenta il quarto colpo di stato avvenuto in Niger sin dal 1960, anno della sua indipendenza dalla Francia. L’ultimo di questi risale al marzo del 2021, all’indomani delle elezioni che hanno portato al potere proprio Mohamed Bazoum. La condanna dei militari coinvolti in quel fallito colpo di stato è arrivata proprio all’inizio di quest’anno. L’ultimo golpe ad aver avuto successo risale invece al 2010, quando i militari posero fine alla presidenza di Mamadou Tandja. L’instabilità politica rappresenta soltanto uno dei problemi che affligge il paese africano. Oltre ad essere soggetto ad una situazione di strutturale debolezza economica (il Niger risulta uno degli ultimi classificati nello Human Development Index promosso regolarmente dalle Nazioni Unite), il paese è anche attraversato dalle attività jihadiste, che si concentrano nelle regioni sud-occidentali (come emanazione del fenomeno maliano) e in quelle sud-orientali (area d’azione dei gruppi con sede in Nigeria). Questa situazione ha reso ancora più difficoltosa la crisi umanitaria, per affrontare la quale il governo di Niamey manca di risorse tanto economiche quanto politiche.

Si tratta di avvenimenti molto importanti e con una chiara rilevanza per l’Unione Europea e per l’Italia, ma anche per Francia e Stati Uniti. Ricordiamo infatti che il Niger è il perno delle politiche di sicurezza e sviluppo dell’Occidente nella regione africana del Sahel, soprattutto dopo i colpi di Stato militari negli altri Paesi dell’area: Mali e Burkina Faso. I Francesi, a seguito del ritiro delle proprie truppe dal Mali, hanno potenziato il proprio contingente in Niger, da dove dirigono le operazioni di contrasto al terrorismo jihadista in Africa occidentale e Sahel. In più, il Niger e la Francia hanno ottime relazioni economiche e commerciali, e l’approvvigionamento francese di uranio per le proprie centrali nucleari dipende per circa 1/3 (34%, dati 2020) proprio dalle miniere situate nel nord del Niger. Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti, in Niger è presente una delle più grosse basi americane in Africa (dovrebbe essere la seconda dopo Camp Lemonnier a Gibuti), la Niger Air Base 201 (nei pressi di Agadez) dalla quale operano UAV MQ-9 REAPER e altri assetti manned e unmanned per attività ISR, anch’essa utilizzata principalmente per il contrasto al terrorismo jihadista; vi è anche una seconda base, l’Air Base 101, nei pressi di Niamey. Infine, per l’Italia il Niger ha un’importanza strategica fondamentale per il controllo dei flussi migratori e per la stabilizzazione della regione del Sahel. Il nostro Paese ha investito molto in Niger, in particolare con la missione bilaterale MISIN, che prevede attività di addestramento, formazione, consulenza, assistenza, supporto e mentoring in favore delle Forze di Sicurezza nigerine (Forze Armate, Gendarmeria nazionale, Guardia Nazionale, e Forze Speciali, le stesse che hanno rovesciato Bazoum), recentemente potenziata passando da 350 a 500 effettivi (più 100 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei). Inoltre, l’Italia partecipa con 20 effettivi alla neonata missione dell’Unione Europea EUMPM Niger (EU Military Partnership Mission in Niger).

Anche la Russia ha chiesto ai ribelli della Guardia presidenziale di liberare il presidente del Niger Mohammed Bazoum, da loro arrestato. “Contiamo sul rapido rilascio del presidente Bazoum da parte dei militari”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova in un comunicato, invitando “tutte le parti in conflitto ad astenersi dall’uso della forza e risolvere tutte le controversie attraverso un dialogo pacifico e costruttivo”. La cosa può sembrare sorprendente: a maggio Bazoum aveva accusato la Wagner di aver lanciato una campagna di disinformazione contro di lui, e per appoggiare il golpe delle ultime ore diverse centinaia di persone si sono radunate nella capitale del Niger, Niamey: inneggiavano alla Wagner sventolando bandiere russe e lanciando pietre contro l’auto di un politico di passaggio. A giugno c’era stato poi il golpe in Burkina Faso: anche lì l’esercito aveva arrestato il presidente dopo aver chiesto maggiori risorse nella lotta contro i miliziani islamisti.  Si trattava del quarto colpo di stato militare nell’ultimo anno nell’Africa occidentale e nel Sahel, dopo Mali, Ciad e Guinea, chiamata la “cintura dei golpe”: sia in Mali sia in Burkina Faso, i golpisti hanno chiamato la Wagner contro i jihadisti, dopo aver cacciato i francesi.

Domenica 30 luglio migliaia di sostenitori della giunta che ha preso il potere in Niger con un colpo di stato questa settimana hanno marciato per le strade della capitale, Niamey, sventolando bandiere russe, inneggiando al presidente russo – “Viva Putin”, si legge sui cartelli esposti dai manifestanti – e urlando slogan contro la Francia (i manifestanti hanno assaltato l’ambasciata francese), ex potenza coloniale. Il gruppo mercenario russo Wagner sta già operando nel vicino Mali e Vladimir Putin vorrebbe espandere l’influenza del suo paese nella regione, ma non è ancora chiaro se i nuovi leader della giunta si sposteranno verso Mosca o resteranno con i partner occidentali del Niger.

Il golpe (il generale Abdourahamane Tchiani, capo delle Guardie presidenziali, è il nuovo leader del Niger) in sé per sé è sicuramente fatto di primaria importanza, ma rischia di sviare l’attenzione dovuta alla sana autocritica europea a favore di un operato emergenziale sicuramente importante nell’immediato, ma scarsamente incisivo sul lungo termine per quanto concerne la politica internazionale e lo sviluppo di saldi rapporti diplomatici.

Alla luce di quanto sommariamente descritto e quanto riportato dai principali media nostrani, è coerente ipotizzare che l’impero coloniale francese, decaduto formalmente (e progressivamente) negli anni successivi alla conclusione del secondo conflitto mondiale, ma mantenuto vivo in chiave ideologica spesso con malcelate ingerenze politiche corroborate da aiuti economici che maliziosamente potrebbero dirsi “ricattatori”, vede ormai un tramonto de facto. Ulteriore “smacco” alla Francia in chiave ideologica è dato dal fatto che in Mali, paese confinante, è stato abolito il francese come lingua nazionale e neanche la “lotta al terrorismo” in tutto il Sahel può ormai ribaltare la scarsa considerazione che gli abitanti della regione nutrono verso i francesi.

Il cosiddetto “mondo occidentale”, Ue e Usa, si trova ad un affrontare un problema non certo “nuovo”: la Russia ha da tempo mire espansionistiche (Corno d’Africa, Afghanistan e Siria sono gli esempi più lampanti, ma non certo isolati), la Wagner ha saputo così permearsi in Africa da poter ormai condizionarne i governi. Il caso del Burkina Faso, forse il più noto e recente, è stato sottovalutato e non osservato come l’inizio di un fenomeno.

Spesso colpevolmente molti osservatori occidentali si sono limitati a valutare la strategia del Cremlino in riferimento al singolo stato in oggetto, senza considerare la complessità insita nel quadro d’insieme e, fino a quando non verrà ammesso che l’Africa e i rapporti diplomatici con stati emergenti sono spesso pedine del puzzle sottesi alla costruzione di una sempre maggior influenza mondiale da parte di uno stato o di un organismo internazionale, ogni analisi sarà miope e superficiale.

Arianne Ghersi

Note:

1) https://formiche.net/2023/07/pretoriani-tradiori-cosa-sta-succedendo-in-niger/

2) https://www.rid.it/shownews/5921/colpo-di-stato-in-niger-una-prima-valutazione

3)https://www.ilfoglio.it/esteri/2023/07/28/news/jihadisti-e-infiltrazioni-della-wagner-la-crisi-in-niger-e-un-colpo-per-la-strategia-dell-ue-55

4) https://www.ilriformista.it/niger-in-migliaia-davanti-allambasciata-francese-i-manifestanti-pro-golpe-urlano-viva-putin-372796/

 

1 Comment on COLPO DI STATO IN NIGER: UNA PEDINA DELLA WAGNER O UNA NUOVA CONQUISTA DELLO STATO ISLAMICO?

  1. corrado marvasi // 31 Luglio 2023 a 10:55 // Rispondi

    Ben si vede dall’articolato reportage della Ghersi come il quadro internazionale si complichi e che alla questione Russia/occidente non sono indifferenti altri Stati in fermento. Complimenti all’autrice

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