TALEBANI E PASDARAN: DUELLO PER FRONTEGGIARE LA CRISI IDRICA
L’Afghanistan e l’Iran condividono 921 chilometri di confine; anche questa semplice “immagine numerica” rende evidente quanto le dinamiche tra i due paesi possano dirsi intrecciate. Importante però è ricordare come le due nazioni siano storicamente e religiosamente divise: l’Emirato islamico talebano è una roccaforte sunnita mentre la Repubblica islamica iraniana è il caposaldo degli sciiti.
Il “caso” di Abu Muhammad al-Masri
Nel 2020 Abdullah Ahmed Abdullah, numero due di al Qaeda, meglio conosciuto col nome Abu Muhammad al-Masri, è stato ucciso mentre era in auto con sua figlia. Una motocicletta con due persone ha avvicinato la Renault L90 Sedan dei due: gli hanno sparato contro quattro, precisi colpi da una pistola con silenziatore. Era il 7 agosto, e tutto è avvenuto nel centro di Teheran. A sparare dalla moto sono stati due sicari del Mossad.
Per tre mesi non si è parlato dell’accaduto. Nessuno ha rivendicato l’operazione, sebbene chiusa con successo. Né gli israeliani, che di solito non parlano di missioni sensibili se non dopo molto tempo (anni). Né gli americani, che hanno partecipato e che adesso hanno fatto passare le informazioni ai media (per primo al New York Times). Tanto meno ne hanno parlato gli iraniani: al Masri viveva protetto nel quartiere dei Pasdaran. Nemmeno al Qaeda ha parlato della morte di uno dei suoi più influenti notabili (1)
I rapporti tra Iran e Afghanistan
Le relazioni tra Teheran e Kabul sono principalmente contrassegnate dal pragmatismo e non da annose questioni ideologiche: entrambe le posizioni possono dirsi ostili alle politiche statunitensi; è necessario ricordare quanto sia importante per gli ayatollah mantenere un solido equilibrio interno che non possa essere scalfito da spinte “talebane”.
Per l’Iran è fondamentale inquadrare il “vicino” sotto molti aspetti securitari: il terrorismo e un’ulteriore ondata migratoria che si verificherebbe se l’Afghanistan implodesse e si generasse una guerra civile sono minacce sempre attuali e preponderanti nell’agenda iraniana.
Rapporti economici
Il principale asset su cui verte il sodalizio finanziario è dato dall’export di idrocarburi: il governo talebano, privo di macchinari adeguati per l’estrazione e la lavorazione di petrolio e gas, ha inizialmente volto lo sguardo verso Teheran per sopperire alle proprie mancanze.
L’Iran, attanagliato dalle sanzioni imposte dagli Usa, ha sicuramente tratto grandi interessi da questo commercio. Si stima che tra marzo 2020 e marzo 2021 Teheran abbia inviato alle province di Khandahar e Nimruz circa 367 milioni di dollari di propri prodotti.
La Cina: “nuovo” partner per l’Afghanistan
Il 6 gennaio la Cina (rappresentata dall’ambasciatore) ha firmato un importante accordo con l’Afghanistan (l’interlocutore prescelto è stato il Mullah Abdul Ghani Baradar, viceministro dell’economia): il contratto prevede la ricerca e l’estrazione di petrolio da parte della compagnia cinese CAPEIC (Central Asia Oil and Gas Company in Xinqiang). Le operazioni si svolgeranno in un’area di circa 4500 kmq coinvolgendo le province di Ser-i Pol, Faryab e Juzjan. Si stima che l’investimento cinese sia di circa 150 milioni di dollari nel primo anno e che nel successivo triennio saranno stanziati 540 milioni. Il contratto ha durata di 25 anni, ma una clausola prevede la rescissione da parte dei talebani nel caso in cui la Cina non onorasse gli impegni assunti per il primo anno; quale natura abbiano tali obbligazioni non è stato reso noto. Il progetto della Nuova Via della Seta vede quindi un importante sbocco: Wuhan assumerà un ruolo di spicco come “corridoio” per la regione del Badakhshan.
La società cinese aveva già firmato un contratto simile con il governo afghano una decina di anni fa, ma non ha mai iniziato i lavori e il contratto precedente è stato praticamente annullato.
Nonostante le apparenze possano suggerirci altro, la Cina non ha riconosciuto politicamente il governo talebano, ma firmando l’accordo dimostra l’intenzione di penetrare estesamente nella regione.
Crisi idrica in Iran – anno 2021
Grandi manifestazioni sono nate nel 2021 nella provincia iraniana del Khuzestan a causa della crisi idrica. Particolare importante da notare è come questa sia la regione più ricca dove, però, la fascia di popolazione povera versi nelle condizioni peggiori del paese. La provincia detiene il “possesso” di circa l’80% del petrolio del paese.
Nel Khuzestan risiede una minoranza araba che ha sempre espresso istanze separatiste: questa “questione irrisolta” è stata una delle più spinose “eredità interne” che Rouhani ha lasciato al suo successore Raisi.
Iran – Afghanistan oggi
Sabato 27 maggio 2023 si sono registrati pesanti scontri tra l’Emirato islamico talebano e la Repubblica islamica iraniana: la disputa verte sui diritti idrici e la gestione del bacino idrogeologico dell’Helmand: il fiume nasce nel rilievo Koh-e Baba (Afghanistan) e giunge ai laghi di Zabol (Iran). Nel 1972, al termine della costruzione delle dighe di Kamal Khan e di Khajiki, fu firmato un accordo tra i due paesi affinché si potesse creare una cogestione delle acque.
I portavoce delle rispettive autorità statali hanno reciprocamente accusato “l’altro” di aver generato le tensioni che hanno fatto registrare perdite umane da parte di entrambi i contendenti.
Secondo i dati in possesso dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) la crisi idrica è un tema che affligge l’Iran da tre decadi, ma nell’ultimo decennio il problema avrebbe assunto proporzioni sempre più preoccupanti. Sembra che il 97% della popolazione iraniana sia a vario titolo colpito dalla penuria idrica.
Al fine di esacerbare possibili altri scontri un rappresentante iraniano ha incontrato Amir Khan Muttaqi (Ministro degli Esteri ad interim dei Talebani) per creare un dialogo saldo in materia. Nonostante gli sforzi diplomatici trapelano però notizie poco rassicuranti sul fronte afghano: sembra che truppe di terra talebane siano state assegnate in prossimità del confine, tale postura ovviamente innervosisce Teheran che, ora come mai finora, non può permettersi di mostrarsi “debole”.
L’incognita maggiore risiede nella posizione che assumerà la Cina dato che, da tempo, tenta di tessere solidi legami economici e di partenariato con entrambe le realtà statuali.
Arianne Ghersi
Note: 1)
Così il Mossad ha eliminato (a Teheran) il numero due di al Qaeda
Solito ottimo articolo di Arianne Ghersi