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C’ERAVAMO TANTO ODIATI: LA RINNOVATA AMICIZIA TRA RIAD E TEHERAN

Il 10 marzo a Pechino è stato siglato un accordo importantissimo, capace di stravolgere gli equilibri mediorientali, che ristabilisce i rapporti diplomatici tra Arabia Saudita e Iran. La Cina ha svolto un ruolo prioritario nell’ultimo biennio di diplomazia araba consumatosi nei territori di Oman e Iraq. Non si può certo ipotizzare che un rapporto a lungo compromesso possa essere rinsaldato per “magia”, ma l’intento cardine di questa svolta è sicuramente di evitare future ingerenze reciproche. Il nucleare iraniano e il sostegno fornito da Teheran ai dissidenti in Yemen, “colpevoli” all’occhio di Riad di perpetrare atti di destabilizzazione continua contro il governo di Sanaa sostenendo il gruppo Huthi, sono sicuramente dossier “aperti” e non ignorabili.

Probabilmente l’assunzione di maggiori “consapevolezze” da parte di Riad è comparsa nel momento in cui il paese si è sentito “abbandonato” dal grande partner a stelle e strisce nel 2019, quando ci furono degli attacchi di matrice iraniana a danno di presidi logistici della Saudi Aramco. Il primo passo è stato sicuramente quello di ripensare l’orbita securitaria: l’Arabia Saudita ha sempre delegato la propria difesa agli Stati Uniti, tanto è vero che l’esercito wahabita non è mai stato considerato capace di intraprendere poderose azioni; da allora il regno si è impegnato a rifornire i propri arsenali e ad arruolare un crescente numero di militari.

Gli Emirati Arabi Uniti, sempre “termometro” degli equilibri nella zona, hanno per primi dato un segnale di distensione destinando nuovamente nell’autunno scorso una rappresentanza diplomatica a Teheran. Altro importante indizio sono stati gli aiuti inviati da Riad alle zone siriane devastate dal terremoto, dimostrando così un’apertura verso il governo di Bashar Al Assad (principale partner nella zona del governo degli ayatollah). Il 6 aprile il Consiglio direttivo presidenziale dello Yemen e il movimento ribelle sciita degli Houthi hanno firmato un accordo per prolungare la tregua di sei mesi. Il ministro della Difesa dell’Arabia Saudita, Khaled bin Salman, aveva informato il capo del Consiglio direttivo presidenziale yemenita, Rashad Mohammed al Alimi, e gli altri membri che gli Houthi erano d’accordo sul prolungamento dell’armistizio, grazie alla mediazione del Sultanato dell’Oman. La tregua sarà quindi prolungata di sei mesi e comporterà la ripresa delle esportazioni di petrolio, la riapertura dell’aeroporto di Sanaa per i voli internazionali e il pagamento dei salari degli impiegati pubblici di tutto il Paese, incluse le zone sotto il controllo degli Houthi.

Per Riad l’accordo con l’Iran e la tregua con lo Yemen rappresentano due grandi tasselli utili al raggiungimento di importanti progetti economici a lungo termine, per Teheran questo cambio di postura rappresenta un importante passo per poter riacquistare legittimità politica successivamente alle proteste che hanno fagocitato l’interesse dei principali media mondiali.

La Cina, come sovente accade, ha svolto un ruolo importantissimo non solo come teatro dell’accordo, ma anche come promotore. La ragione principale adducibile a tale impegno è da ricollegare alle rotte commerciali: un importante corridoio logistico è dato dal territorio iraniano e la distensione dei rapporti tra i due grandi attori mediorientali sicuramente facilita il raggiungimento degli scopi economici cinesi.

Il perseguimento di una stabilità regionale è obiettivo cinese percorso da tempo: a tale finalità si possono collegare la visita di Xi Jinping, nelle prime fasi della pandemia, in Kazakistan e successivamente in Uzbekistan, teatro a Samarcanda il 15 e 16 settembre 2022 dell’incontro della Shangai Cooperation Organization (SCO).

Il conflitto in Ucraina ha concesso alla Cina più agevole “spazio” di manovra ma, allo stesso tempo, un impegno maggiore per colmare i teatri sacrificati dalla Russia.

La capacità diplomatica cinese dipende sostanzialmente dalla leva economica, essendo il partner principale di Teheran e grande acquirente di idrocarburi sauditi; ma al momento il soggetto principale per le questioni di sicurezza restano gli statunitensi che detengono ancora numerose basi militari nella regione. Pertanto, mentre la Cina può sfidare Washington nella componente diplomatica della politica internazionale, la componente militare resta al momento indiscussa nella regione mediorientale.

Arianne Ghersi

1 Comment on C’ERAVAMO TANTO ODIATI: LA RINNOVATA AMICIZIA TRA RIAD E TEHERAN

  1. corrado marvasi // 26 Maggio 2023 a 19:41 // Rispondi

    Sempre chiara e precisa nelle sue esposizioni

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