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ULTIME DALL’ IRAN: INTERVISTA AD HANIEH TARKIAN

Il 26 aprile è andata in onda la puntata di Porta a Porta nel corso della quale Bruno Vespa ha intervistato Reza Ciro Pahlavi. Commenta Hanieh Tarkian, italo-iraniana, docente di studi islamici e analista di geopolitica, sostenitrice dell’attuale ordinamento della Repubblica Islamica)..

Le domande in cui compare il virgolettato riportano fedelmente le parole usate nel corso dell’intervista

 

Molti giovani lo vorrebbero alla guida dell’Iran“. “Non rivendica un ruolo istituzionale per se stesso, il suo obiettivo è quello di traghettare l’Iran verso una democrazia che lasci liberi i cittadini di decidere attraverso il voto la loro eventuale futura forma di governo“. Così riporta il servizio introduttivo del programma. Ha reale possibilità di successo?

Non ha nessuna reale possibilità di successo per tre motivi principali: 

– Non vi è alcun tipo di vera collaborazione e alleanza tra i vari movimenti di opposizione all’ordinamento della Repubblica Islamica, anzi, esistono delle forti divergenze. Il 24 aprile 2023 il settimanale francese Le Point titolava “Iran: quando l’opposizione all’estero si sgretola” e, riferendosi alla coalizione dei movimenti di opposizione all’ordinamento della Repubblica islamica, creata appena due mesi prima a Washington e denominata “Alleanza per la democrazia e la libertà in Iran”, di cui fa parte anche Reza Ciro Pahlavi, l’articolista scriveva: “Attacchi personali, defezioni e regolamenti di conti… La principale coalizione di oppositori della Repubblica Islamica, creata nel febbraio 2023, si sta sgretolando”.

– Il padre di Reza Ciro Pahlavi è stato cacciato dal popolo iraniano nel 1979, grazie alla rivoluzione guidata dall’imam Khomeini, una rivoluzione che non sarebbe stata possibile senza l’appoggio del popolo stanco delle politiche di oppressione dello Scià, che era un burattino degli Stati Uniti e delle forze straniere. Pensare che il popolo iraniano possa accettare il figlio, anche solo come parte di un “governo di transizione”, è ridicolo. Tanto per fare un esempio, una petizione lanciata sulla piattaforma di change.org, più di quattro mesi fa, a tutt’oggi non è riuscita a raccogliere le 500mila firme prefissate, e questo benché solo all’estero vivano più di quattro milioni di iraniani, di cui più della metà nei paesi occidentali, ed essendo molti di loro sostenitori o discendenti dei sostenitori dello Scià.

– Anche chi in Iran ha sostenuto le proteste e si oppone all’ordinamento della Repubblica Islamica, soprattutto i giovani – influenzati da una certa propaganda occidentale che vede nel modello della liberal-democrazia un paradiso in terra – sicuramente non ambisce a un ritorno dello Scià.

Dalla morte di Mahsa Amini ad oggi qual è l’istantanea del paese?

Da settembre, ossia dall’inizio delle proteste, a seguito della tragica morte di Mahsa Amini (non uccisa dalla polizia come ho spiegato in altri articoli e interviste), sono stata in Iran due volte, ogni volta per circa una settimana, e durante questo periodo non ho assistito a nessuna protesta. L’unica cosa da me notata è che, soprattutto nelle grandi città come Teheran e Shiraz, le donne che non rispettano le norme del codice di abbigliamento sono aumentate, tuttavia rappresentano ancora una minoranza della popolazione femminile. Nonostante tutto la situazione non è così tesa come la dipingono i media occidentali; secondo la loro versione sembra quasi che ci sia in atto una guerra civile. E oggi posso dire che la situazione è tornata alla normalità, nonostante i media mainstream continuino a divulgare menzogne sull’Iran. 

Reza Ciro Pahlavi auspica di “mettere in ginocchio” l’attuale governo e spera che un governo transitorio possa traghettare il paese verso un nuovo asset. Quali sono le reali opzioni alternative a Raisi?

Come spiegato nella risposta alla prima domanda, non ha davvero nessun tipo di sostegno reale all’interno dell’Iran, e così pure gli altri movimenti di opposizione, anche perché non sono nemmeno riusciti a pervenire a un accordo fra di loro, figuriamoci gestire un governo di transizione! La verità è che al momento non esiste alcuna alternativa credibile all’ordinamento della Repubblica Islamica, anche perché forse dovremmo chiederci: ma siamo sicuri che gli iraniani vogliano davvero un altro tipo di ordinamento? Purtroppo i media mainstream si sono mostrati sempre inaffidabili per quanto riguarda la copertura delle notizie dal Medioriente e soprattutto dall’Iran: perché nessuno parla mai delle manifestazioni a sostegno dell’ordinamento islamico, nel corso delle quali milioni di iraniani scendono in piazza per ribadire il loro appoggio? La Rivoluzione del ‘79 è stata prima di tutto una rivoluzione del popolo, è vero che sono passati più di quarant’anni e forse non tutti condividono i valori di quella Rivoluzione, ma come possiamo fidarci di chi solo negli ultimi dieci anni ci ha raccontato di “ribelli moderati” che in Siria combattevano contro il regime di Assad, per poi scoprire che erano dei gruppi terroristici come l’Isis?

Bruno Vespa definisce Reza Ciro Pahlavi l’ “oppositore istituzionale del regime”. 43 anni dopo la fine della monarchia quanto il governo attuale ricalca quello delineato da Khomeini?

Questo è in effetti un argomento che andrebbe approfondito, infatti secondo me il malcontento di parte della popolazione iraniana non è dovuta al fatto che vogliono una democrazia e più “libertà” sul modello degli ordinamenti occidentali ( il livello di democrazia e libertà in Occidente meriterebbe forse un discorso a parte), certo indubbiamente esiste una minoranza che vede nell’Occidente e nel suo ordinamento politico e sociale un modello da imitare, ma in realtà la maggioranza del popolo iraniano, che esprime malcontento nei confronti del governo, lo fa perché il governo attuale o i governi precedenti non sono riusciti ad implementare completamente i valori della Rivoluzione islamica, tra cui in particolare la giustizia sociale e il sostegno alle classi più povere, ma questo non significa che sia un ordinamento fallimentare.

Reza Ciro Pahlavi dichiara: “Abbiamo capito il nostro futuro, possiamo rimetterci in pista, la gente vuole gli stessi valori che il mondo libero democratico possiede”. Cosa realmente auspica?

Io credo che il vero scopo dei movimenti di opposizione, soprattutto quelli di Reza Ciro Pahlavi, di Masih Alinejad, del MEK, e così via, in poche parole quelli sostenuti dall’Occidente, sia prima di tutto di mettere in cattiva luce l’Iran, in particolare in questo momento storico molto importante in cui l’unipolarismo a guida statunitense è in declino e ci sono nuove nazioni emergenti che stanno dando forma al nuovo ordine multipolare, come la Russia, la Cina, l’India e altre, nonché l’Iran stesso. L’Iran si trova in un punto strategico e il suo ruolo è fondamentale nel mantenere la stabilità e la sicurezza nella regione del Medioriente, fulcro della via della seta, che è uno degli elementi economici principali del nuovo ordine multipolare. Come ho ricordato in altre interviste, durante le proteste c’erano infiltrati armati e questo significa che i nemici dell’Iran hanno cercato di creare una situazione di destabilizzazione molto simile a quella del 2011 in Siria, le cui conseguenze sono purtroppo ancora sotto gli occhi di tutti. 

Reza Ciro Pahlavi riferendosi a Khomeini lo definisce come “una reazione emotiva” e aggiunge che “quando ci si è resi conto di quello che è successo è stato troppo tardi“. È possibile che 4 decenni di governo siano figli di una forma di rassegnazione?

Le sue affermazioni dimostrano, se non vogliamo dire malafede, una profonda ignoranza di quella che è la situazione iraniana. La Rivoluzione iraniana è la rivoluzione più longeva del XX secolo e questo perché è stata una rivoluzione non solo motivata da fattori che potremmo definire materialistici (fattori economici, politici, geopolitici e così via), ma anche spirituali: il popolo iraniano è un popolo fortemente legato alle proprie radici culturali e religiose. Lo Scià aveva tentato un’occidentalizzazione dei costumi iraniani, che avrebbe portato a un completo annichilimento dei valori a cui gli iraniani sono legati. Questi valori non derivano solo dalla tradizione islamica, essendo comunque la religione praticata da più del 98% della popolazione, ma anche dall’antica religione zoroastriana, le cui tradizioni – per esempio il Capodanno iraniano che viene festeggiato nel giorno dell’equinozio di primavera – dimostrano che la cultura iraniana di oggi è il risultato di armoniosi cambiamenti che hanno permesso al popolo iraniano di preservare le proprie radici. Ma cosa può offrire l’Occidente mondialista e guerrafondaio, che ha praticamente già distrutto l’Europa, alle altre grandi nazioni come l’Iran? 

Nel programma interviene anche Yasmine Etemad-Amini, moglie di Reza Ciro Pahlavi, attiva negli Stati Uniti con un’associazione che fornisce cure mediche a bambini iraniani bisognosi. Bruno Vespa le chiede: “Come vivono i bambini in Iran?“, la risposta è: “Sfortunatamente sotto un governo che non ha alcun rispetto della loro vita, della loro istruzione, della loro salute. è un regime che tutti definiscono infanticida perché hanno ucciso tantissimi bambini nel corso degli ultimi 7 mesi. L’avvelenamento di giovani studenti in università, l’avvelenamento con il gas che va avanti da più di un mese. Il governo dice di non essere colpevole“. Sulla base di queste parole fedelmente riportate, a cosa si riferisce la moglie di Reza Ciro Pahlavi?

Queste affermazioni sono di una ipocrisia infinita. Gli Stati Uniti, principali sostenitori del regime dei Pahlavi, sono decenni che impongono sanzioni all’Iran e queste sanzioni colpiscono in particolare le classi più deboli e i bambini, specialmente quelli che soffrono di malattie rare, le cui cure mediche sono disponibili solo in alcuni paesi che tuttavia non sono disposti a vendere all’Iran i loro prodotti per paura della sanzioni. L’avvelenamento delle studentesse è stato un altro dei punti forti della propaganda contro l’Iran, ci sono stati sì casi di intossicazione, su cui il governo ha da subito aperto delle indagini e alcuni dei responsabili sono stati arrestati e puniti. Per altro è davvero ridicolo pensare che il governo iraniano, che non si è mai opposto allo studio delle ragazze e delle donne, anzi, le statistiche dimostrano che la presenza femminile nelle scuole e nelle università ha registrato un costante incremento dalla Rivoluzione in poi, in un momento così particolare, a un certo punto decida di intossicare le sue studentesse! Per ottenere cosa? Sembra molto simile a quello che affermavano i media mainstream riguardo al “regime” di Assad: quando le forze governative erano vicine a qualche vittoria, spuntava l’ennesimo ospedale pediatrico colpito da bombe chimiche!

Bruno Vespa domanda: “Lo scioglimento dei Pasdaran porterebbe il paese nel caos?“. Reza Ciro Pahlavi fornisce un quadro con queste esatte parole: “è una mafia che controlla molti aspetti dell’economia iraniana oltre ad essere utilizzata come strumento di oppressione internamente. Qualunque cosa cerchi di fare regionalmente in Siria o in Libano, la soluzione è un fattore di liberazione per l’Iran. Il regime spesso si nasconde sotto questa falsa narrativa che, se la regione entrerà in una fase di scompiglio, l’Iran diventerà una nuova Siria. Questo è totalmente falso. Tuttavia noi dobbiamo capire una cosa: in una transizione non violenta noi dobbiamo prevedere le possibili massime defezioni in modo che a differenza di quello che è successo in Iraq dopo la caduta di Saddam e il processo di de-bathificazione che ha portato al punto in cui molte di queste forze sono state costrette a tornare a casa disoccupate e molti sono poi diventati combattenti dell’Isis. Noi dobbiamo dire che è importante identificarli come un’organizzazione terroristica, però noi dobbiamo dare loro una posizione nel futuro cosicché non devono resistere fino alla fine con il regime. La società iraniana lo vuole perché porta ad una transizione più pacifica rispetto al caos o all’incertezza. è un’implosione controllata proprio per evitare l’anarchia“.

Come commenti questo piano programmatico?

Anche in questo caso Reza Ciro Pahlavi mostra tutta la sua ignoranza (o malafede) riguardo alla situazione dell’Iran e il suo essere un burattino che non fa altro che ripetere le menzogne degli americani riguardo all’Iran. Gli Stati Uniti hanno subito una pesante sconfitta in Medioriente, i loro piani di destabilizzazione con lo scopo di dare vita a un Nuovo Medioriente che fosse al servizio degli interessi statunitensi sono falliti. Gli americani hanno creato i gruppi terroristici, il cui obiettivo era di permettere, attraverso la strategia del divide et impera, di rubare le risorse delle nazioni, obiettivo questo in parte raggiunto, essendo gli americani ancora presenti illegalmente in Siria e in Iraq, tuttavia la loro presenza è malvista. I Guardiani della Rivoluzione islamica (pasdaran), guidati dal generale Soleimani, hanno avuto un ruolo determinante nel ridimensionamento della minaccia terroristica e della presenza americana nella regione, e l’Iran in generale è un sostenitore della lotta dei popoli contro le forze occupanti. Inoltre come già accennato l’Iran è uno degli elementi cardine nel nuovo ordine multipolare. Questi sono alcuni dei motivi della propaganda contro l’Iran e contro i pasdaran, e Reza Ciro Pahlavi e gli altri movimenti di opposizione all’ordinamento alla Repubblica Islamica non fanno altro che ripetere a pappagallo questa propaganda: trattasi di illazioni prive di fondamento.

Arianne Ghersi

 

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