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IL NUOVO LEADER DI AL QAEDA: SAIF AL-ADEL

Saif al-Adel (il vero nome è Muhamad Salah al Din al Halim Zaydan) è stato nominato nuova guida di Al Qaeda prendendo il posto di Ayman al-Zawahiri. Al Zawahiri, medico egiziano, a seguito della morte di Osama bin Laden nel 2011 (ad Abbottabad, in Pakistan) era diventato il massimo leader di Al Qaeda; in realtà si può facilmente ipotizzare che il loro operato fosse congiunto fin dagli esordi dato che il primo era la mente e lo stratega capace di creare una rete di connivenze e il secondo era il finanziatore e guida carismatica. La notizia ha fatto velocemente il giro del mondo e, durante un discorso pubblico, è stata confermata da Joe Biden nel pomeriggio del primo agosto 2022.

Negli ultimi sei mesi sembrava quindi che la guida del movimento jihadista fosse “vacante”, fino all’annuncio del 16 febbraio in cui il Dipartimento di Stato americano ha indicato Saif al-Adel come nuovo leader ed è stato inserito nella lista dei terroristi più ricercati dell’Fbi.

Contrariamente ai suoi predecessori sembra abbia fin da subito svolto il suo operato nell’ombra. Saif al-Adel, il cui anno di nascita  è incerto, ma le principali fonti menzionano gli anni tra il 1960 e il 1963, è un ex tenente-colonnello delle forze speciali egiziane; non è uno dei fondatori di Al Qaeda, ma viene definito un soldato altamente esperto, capace di operazioni spietate ed efficienti. L’organizzazione non ha confermato le notizie riportate.

Secondo il Washington Post, Saif al-Adel si nasconderebbe in Iran fin dai primi anni 2000 a seguito dei celeberrimi attentati consumatisi negli Usa. Il suo “curriculum jihadista” è sicuramente ricco dato che, secondo CTC Sentinel (un mensile curato dal Combating Terrorim Centre), sembra si sia radicalizzato frequentando la moschea Fajr al Islam nella città di Shibin el Kom (situata lungo il delta del Nilo) dove avrebbe studiato presso la facoltà di economia. Negli anni è stato sospettato di aver preso parte al tentato omicidio di Hasan Abu Basha, ministro dell’Interno dal gennaio 1982 al luglio 1984, ma fu scagionato per l’esiguità di prove a suo carico; successivamente fu sospettato di aver preso parte all’assassinio del presidente egiziano Anwar Sadat (6 ottobre 1981). Nel 1998 un gran giurì federale statunitense lo incriminò perché ritenuto coinvolto negli attentati consumatisi ai danni delle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania (224 vittime civili e circa 5000 feriti).

Successivamente alle inchieste che lo chiamavano in correità, Saif al-Adel si unì, presumibilmente nel 1989, ad Al Qaeda e lasciò l’Egitto. La sua esperienza militare fu subito compresa e messa a frutto dall’organizzazione e divenne rapidamente un addestratore delle nuove reclute in Afghanistan; sembra che i dirottatori legati all’attentato alle Torri Gemelle fossero stati suoi “studenti”. Le sue capacità furono inoltre utilizzate per mettere a punto strategie che lo portarono ad avere importanti credenziali operative.

In Iran, nel 2003, fu sottoposto agli arresti domiciliari, ma fu presto rilasciato nell’ambito di uno scambio di prigionieri. Saif al-Adel ha sempre agito nell’ombra, senza comparire in video (contrariamente ai suoi predecessori) e ciò ha fatto sì che esistano solo tre foto diffuse e potenzialmente utili per il suo riconoscimento. L’Fbi offre fino a 10 milioni di dollari a chi fornisse informazioni utili all’arresto.

Arianne Ghersi

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