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QATARGATE: NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE

Negli ultimi giorni molte sono le notizie circa ingerenze di paesi extra-continentali all’interno di singoli stati o tentativi di “pilotare” le decisioni europee.
Sarebbe troppo semplice colpevolizzare il PD del “Qatar Gate” o i Cinque Stelle per aver permesso alla Cina di gettare basi sempre più solide all’interno del nostro stato: la sconcertante banalità risiede nella mancanza di consapevolezza riguardante il fatto che la corruzione è sempre esistita e mai si estinguerà.
Per quanto concerne la Cina, sembra che l’Italia sia il paese con il maggior numero di stazioni di polizia oltreoceano; tali “uffici”, teoricamente deputati a centri amministrativi e di assistenza (alcuni di essi semplici Caf), svolgevano attività di monitoraggio del popolo cinese risiedente sul nostro territorio. Questa attività è stata descritta dal rapporto Safeguard Defenders (titolo: Patrol & Persuade) pubblicato in Italia da L’Espresso .


Per quanto concerne il Qatar, invece, bisognerebbe avere la lucidità di analizzare i fatti nella loro interezza: il paese del Golfo ha già tentato, con parziale successo, di manipolare l’esistenza stessa di luoghi di culto in Europa. Il libro “Qatar Papers” ha saputo brillantemente descrivere quanto messo in atto dalla Ong Qatar Charity: Uno dei cinque pilastri dell’Islam è la carità, l’obbligo per il fedele di «purificare» le proprie ricchezze destinandone una quota alle categorie più svantaggiate della società. Qatar Charity, organizzazione non governativa fondata a Doha nel 1992, nasce con lo scopo di assistere e migliorare le condizioni di vita dei soggetti più bisognosi, un compito che assolve non solo nei ristretti confini dell’Emirato ma anche tra le comunità islamiche di altre nazioni, destinando fondi per la costruzione di moschee, scuole, centri culturali e altri beni immobili. In un’indagine esclusiva che dall’Europa arriva all’Italia, due esperti di geopolitica mediorientale hanno seguito le ramificazioni finanziarie di Qatar Charity nel nostro continente, analizzando un’imponente mole di documenti riservati, comunicazioni interne, ricevute di versamenti. L’immagine che emerge è quella di un supporto capillare, benché molto discreto, ai movimenti islamisti europei, in particolare alle associazioni che fanno capo ai Fratelli musulmani. E tra i principali finanziatori della ong figurano persone molto vicine allo stesso emiro. Questo rapporto getta un’ombra grigia sui rapporti tra il Qatar e i Paesi europei, in un momento in cui l’Emirato, ai ferri corti con gli altri Stati arabi e accusato di fomentare il terrorismo internazionale, cerca di rilanciare la propria influenza effettuando cospicui investimenti nel vecchio continente (a cominciare dall’Italia), dall’industria al settore immobiliare fino al mondo dello sport.Ma come può l’Europa resistere al soft power dello Stato arabo, quando la sua ingerenza economica e politica ha raggiunto un livello senza precedenti?


Questo testo, pubblicato da Rizzoli, è comparso negli scaffali delle nostre librerie nel 2019: com’è possibile che nessuno nel pubblico dibattito si sia posto seri interrogativi da allora? Aggiudicarsi la sede di un mondiale di calcio è una mossa strategica e geopolitica, com’è possibile che persone culturalmente preparate sponsorizzassero il Qatar come la neo culla dei diritti dei lavoratori? Il losco passaggio di denaro e influenze che vede coinvolti europarlamentari, assistenti e lobbisti lascia intendere che il fenomeno sia solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che quasi sicuramente vedrà molte altre complicità e connivenze stagliarsi nel corso di future, lunghe e minuziose indagini.
L’Italia sembra sprovvista di una chiara e completa regolamentazione riguardante le fattispecie inerenti soggetti esteri che perseguono altri interessi a discapito di quelli autoctoni; un esempio concreto riguarda, ad esempio, il mondo dell’informazione.

Un teorico modello a cui riferirsi è quello del Foreign agents registraction act (Fara): promulgata nel 1938, la FARA richiede ad alcuni agenti con mandati stranieri impegnati in attività politiche o altre attività specificate dallo statuto di rendere pubblica periodicamente la loro relazione con il mandante straniero, nonché attività, incassi ed esborsi a sostegno di tali attività. La divulgazione delle informazioni richieste facilita la valutazione da parte del governo e del popolo americano delle attività di tali persone alla luce della loro funzione di agenti stranieri. L’Unità FARA della Sezione di controspionaggio e controllo delle esportazioni (CES) nella Divisione per la sicurezza nazionale (NSD) è responsabile dell’amministrazione e dell’applicazione della FARA .
Alla luce di quanto sommariamente descritto risulta indispensabile che l’Italia e le istituzioni europee abbandonino l’ingenuità che caratterizza il periodo odierno affinché i cittadini possano sentirsi davvero tutelati.

Arianne Ghersi

1 Comment on QATARGATE: NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE

  1. Il Qatar gste è connesso al fossil gas gate dove paesi e dittatori stranieri hanno visto in parlamentari e ong corruttibili il modo per vendere gas fossili e far passare la la loro dittatura come democratica.Ora dobbiamo aggredire nel Parlamento europeo chi vota contro pompaggi e gas verde alternativo al fossile.Caffese ha chiesto 1000 GW di pompaggi europei che sono circa 10.000 TWhinvedtendo 250 miliardi x 150 anni mentre i fossili vogliono importare fossile di 600 miliardi annui x 60 anni= 36.000 miliardi euro,tutto per non voler far pompaggi e gas verde in 5 anni.

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